2023-12-02
Vita e miracoli di «Padre Boat». «Ora occupiamo una parrocchia»
La nave «Mare Jonio». Nel riquadro, Don Mattia Ferrari (Ansa)
Dal volontariato alla vocazione, fino alla «scoperta» della Mare Jonio e alla celebrità: ecco chi è il cappellano del rimorchiatore che manovra coi vescovi. E in chat con l’ex Tuta bianca minaccia con linguaggio da squatter.A uno come Padre Boat, per l’anagrafe don Mattia Ferrari da Modena, non si può che voler bene. Innanzitutto perché a 30 anni appena compiuti, pur essendo un giovane studioso e brillante, non fa né il broker a Londra né il pretino rampante in quei palazzi vaticani dove smarrirebbe la fede anche Gesù. Lui «salva vite umane», come si usa dire delle ong che solcano le acque del Mediterraneo centrale. Perché Padre Boat è il cappellano di bordo della Mare Jonio, il rimorchiatore dell’associazione Mediterranea Saving Humans che, a causa di una missione a scopo di lucro, vede a processo Luca Casarini, Giuseppe Caccia e altri quattro confratelli, accusati a vario titolo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione del codice della navigazione. Padre Boat non è indagato, ma nelle chat intercettate si staglia in tutto il suo irresistibile zelo, in particolare come trait d’union con uno dei sui mentori, il cardinal Matteo Zuppi, capo dei vescovi italiani e assai papabile in quota Chiesa illuminata e progressista. Padre Boat, l’inchiesta esclusiva della Verità sui traffici di Casarini e compagni l’ha presa con santa pazienza. Su X ha cinguettato: «Le accuse volgari e diffamatorie diffuse oggi da alcuni giornali contro @RescueMed @lukacasa i vescovi e @Pontifex non fermeranno il nostro impegno per essere accanto ai nostri fratelli e sorelle #migranti. L’odio non fermerà mai l’amore. Loro continueranno a odiare, noi ad amare». Sì, ha tirato in mezzo anche il Papa, cosa che non avevamo fatto, ma forse voleva darci una notizia, o indicarci una nuova pista investigativa. O forse voleva solo impreziosire il collegio di difesa. In ogni caso, niente odio: solo notizie e un po’ di tenerezza per quelle chat dove sembra un aspirante Luigi Bisignani in tonaca e giubbotto salvagente. Come hanno raccontato ieri Giacomo Amadori e Fabio Amendolara, Padre Boat si agita tantissimo perché vada in porto la nomina di Zuppi a capo della Cei, che diventerebbe un bancomat per la onlus di Casarini. «Chi può dare una spinta a Zuppi? Lorefice (Corrado, arcivescovo di Palermo, ndr) e Montenegro (Francesco, cardinale, ndr)» consiglia a Giuseppe Caccia alla vigilia della nomina del maggio 2022. Tra una dritta e l’altra agli amici laici su come muoversi nei Sacri palazzi, don Mattia non manca di lodare sempre e comunque il suo capo terreno, l’ex leader no global Casarini. In alcune chat, dopo un bell’articolo dell’Espresso, scrive ispirato: «Casarini con i Cardinali sfonda». Poi completa il salmo: «È proprio la gara tra vescovi e cardinali a chi fa la manifestazione di stima più grande a Luca». Del resto Padre Boat sa sempre come fare breccia. Per dire, il 17 dicembre del 2021 scrive a papa Bergoglio per fargli gli auguri di buon compleanno. La risposta arriva l’11 gennaio, ovviamente poi consegnata a tutte le agenzie di stampa, con il cardinale Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per lo sviluppo umano integrale (si chiama così), che assicura: «ll Papa prega per la vostra missione […] estendo gli auguri di Papa Francesco a tutta la Mediterranea Saving Humans». Prima di essere Padre Boat, il giovane Mattia era un ragazzino impegnato nel volontariato e nell’Azione cattolica, con una vocazione che matura all’ultimo anno di liceo. Uscito dal seminario, lo fanno viceparroco di Nonantola (Modena) e a 25 anni si imbarca con Mediterranea. Con il giornalista Nello Scavo, scrive anche un libro per Garzanti, Pescatori di uomini, sulla cui copertina compare vestito da sacerdote ragazzino, con tanto di zainetto e braccialetti etnici. Prima di salpare, don Mattia ha fatto tempo a essere allievo dello scomparso monsignor Loris Capovilla, che fu segretario particolare di Papa Giovanni. Poi si è molto legato a Zuppi, che lo porta in palma di mano e lo ha anche difeso pubblicamente quando la Procura di Modena voleva archiviare un’indagine per le minacce di morte che Padre Boat aveva ricevuto via internet dalla mafia libica. Alla fine, una cinquantina di attivisti smanettoni ha individuato il titolare del profilo da cui partivano le minacce, a seguito delle quali il sacerdote ha avuto la scorta. Si tratterebbe, ha fatto sapere la ong, di «un giornalista ed ex vice capo della Guardia Costiera Canadese, di nome Robert, che vive tra la Germania e la Polonia, è stato a Malta nel 2016, ha trascorso diverso tempo in Italia nel 2017 e 2018 e parla 6 lingue: inglese, italiano, tedesco, polacco, francese e serbo». Sulla sgradevolissima vicenda è stata edificata una piccola campagna di santificazione di Padre Boat. E sono intervenuti pubblicamente non solo Zuppi, ma vari politici, tra cui Rosy Bindi, Nicola Fratoianni e Matteo Orfini. La posizione di Padre Boat sul tema migranti è ben riassunta da una sua intervista ad Avvenire del 16 novembre 2022. Al giornale dei vescovi spiega convinto: «È stato dimostrato che eliminare le organizzazioni di soccorso in mare e sostenere i respingimenti favorisce proprio la mafia libica, offrendole in pasto i nostri fratelli e sorelle migranti». Con questa logica, tanto vale legalizzare anche il traffico di organi. All’organizzazione di Casarini, il viceparroco di Nonantola è arrivato tramite gli amici di due centri sociali bolognesi, Tpo e Làbas. «Mi hanno chiamato loro, chiedendo di aiutarli nel rapporto con la Chiesa», ha raccontato lo stesso don Mattia a un periodico cattolico. La prudenza clericale non gli appartiene proprio. Lo scorso 20 aprile arriva un allarme che riguarda 29 migranti su una barca in avaria. Casarini, Caccia e Padre Boat si collegano immediatamente in chat e al reverendo scappa la seguente ideona: «Se adesso la Chiesa non interviene, occupiamo una chiesa finché non intervengono». Insomma, impossibile voler male a un prete che occuperebbe perfino una chiesa. La nostra paura è che a qualche genio venga in mente di farne un nuovo Saviano, o di trasformare Padre Boat in carne da fiction. Mentre è solo un bravo Cristo che ha sbagliato compagni di barca e che in oratorio, a Nonantola, farebbe sicuramente il suo.
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)