2025-02-27
Da Biancalani un altro africano pugnalatore
Don Massimo Biancalani (Imagoeconomica). Nel riquadro, l'interno della chiesa di Vicofaro trasformata in ostello
Ennesima aggressione nel centro del prete pro migranti: un nigeriano colpisce alla gola un gambiano. Erano stati già denunciati. Un precedente il mese scorso. E mentre il don rischia il processo per truffa, i cittadini di Pistoia insistono: «Chiudere la struttura».Don Massimo Biancalani lo definisce «un porto di mare». E come ogni porto di mare, anche il centro per immigrati che ha raffazzonato nella canonica e nella chiesa di Vicofaro, a Pistoia, non è esattamente un luogo tranquillo. L’ultimo fattaccio è accaduto nella serata di martedì: un nigeriano ha accoltellato alla gola un trentunenne gambiano, finito in ospedale in gravi condizioni. I due, secondo quanto riferito dal prete che gestisce la struttura, hanno litigato «per motivi futili» ed erano stati già denunciati per rissa sabato sera. «Il ragazzo ferito la notte scorsa», ha spiegato ancora il sacerdote, «era stato portato in questura e poi rilasciato. Anche stamani (ieri, ndr) alle 4, il magistrato non ha convalidato il fermo dell’altro coinvolto nella lite e quindi sono andato a riprenderlo e l’ho riportato nei nostri locali». Un surrogato delle patrie galere?Un mese fa, nella parrocchia trasformata in banlieue, si era verificata un’altra aggressione: altra zuffa per questioni banali, altro accoltellamento tra un gambiano e un malese. A dicembre era successo di peggio. Protagonista, un liberiano di 32 anni, reduce da un soggiorno nel Cpr di Potenza, da cui sarebbe uscito perché aveva problemi psichiatrici. E dove poteva trovare rifugio un irregolare con problemi psichiatrici, se non a Santa Maria Maggiore? Il giovane era riuscito ad abbordare una ragazza e a portarla a Vicofaro, doveva aveva tentato di abusarne. A sventare lo stupro era stato, minacciandolo con una lametta, un altro ospite africano.A metà gennaio, il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, di Fdi, era sbottato in Consiglio comunale: «Se il numero di ospiti fosse idoneo, la situazione sarebbe più gestibile, i ragazzi potrebbero essere accolti meglio e il quartiere sarebbe più vivibile. Quella di Vicofaro non è integrazione». Poi, una ventina di giorni fa, davanti la Prefettura, i residenti del quartiere in cui insiste il centro d’accoglienza hanno manifestato per invocarne la chiusura: «Viviamo nella paura, non siamo liberi neppure di uscire sulla terrazza perché veniamo aggrediti verbalmente, qualcuno ci tira anche i sassi».Persino gli esponenti del Partito democratico si sono dovuti arrendere all’evidenza e, pur polemizzando con l’amministrazione di centrodestra, hanno ammesso: «Siamo consapevoli che la situazione sia divenuta insostenibile». Un comunicato che, su Facebook, il prete ha definito «brutto, pessimo». Ieri è intervenuta la Lega: «La convivenza è impossibile: il centro di Vicofaro va chiuso, considerati gli evidenti problemi di ordine pubblico che produce sul territorio». Ordine e igiene: a giugno 2024, al sacerdote era stata comminata una multa da 100 euro, perché non aveva ottemperato all’ordine di realizzare opere di derattizzazione, allontanamento dei piccioni attirati dai rifiuti e sgombero del materiale di scarto accumulato davanti la parrocchia.Solo due giorni fa, il quotidiano toscano La Nazione ha dedicato due pagine di intervista a don Massimo. Lui si è detto «disponibile a lavorare insieme» ai cittadini, però ha tuonato: «Non sono tollerabili i discorsi razzisti». Pretendere di non vivere nel degrado sarebbe razzismo? Guardate come Biancalani ha ridotto financo l’interno della chiesa. La foto che pubblichiamo qui accanto l’ha postata lui stesso sui social: la casa del Signore trasformata in un ostello per sbandati, in base a un’interpretazione piuttosto discutibile del Vangelo. Che prescrive certamente di assistere gli indigenti, ma chiede altresì di preservare la dignità del sacro. E invece è capitato - correva l’anno 2020 - che addirittura un nigeriano alloggiato nella struttura nascondesse l’eroina nel confessionale.Al giornale, il religioso che gestisce questa specie di bolgia ha chiesto di non credere a chi va malignando «che io ci lucro: io non ci guadagno niente di niente». Se è vera la tesi della Procura di Firenze, anche le casse pubbliche ci perdono: don Biancalani rischia il processo per una presunta truffa all’Inps, una storia di falsi contratti - così sostengono i pm - per far ottenere permessi umanitari agli extracomunitari.Dopodiché, una cosa giusta l’ha detta pure il prete dei migranti. «Delle due l’una: o non li fanno arrivare oppure devono trovare un meccanismo che dia risposte sui territori». Quella che si nasconde dietro la facciata del buonismo non è accoglienza, non è solidarietà, non è umanità. Ha ragione don Massimo: delle due l’una. Preferibilmente questa qua: non facciamoli arrivare. Magistrati permettendo…
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