2025-01-10
La docuserie «Ilary»: il mondo al di là del divorzio
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Ilary Blasi protagonista di «Ilary», la nuova serie Netflix (Ansa)
Ilary, la docuserie sulla vita di Ilary Blasi, esce su Netflix sulla falsariga di Al passo con le Kardashian raccontando innanzitutto la distruzione della famiglia e il mondo al di là del divorzio.Lo scorso anno, è stata Unica: un racconto sofferto, per mettere ordine nel caos del gossip, delle rivendicazioni. Ilary Blasi, all’epoca, sembrava mossa dalla sola voglia di far sentire (e, magari, prevalere) la propria voce. Poi, qualcosa è cambiato e il tentativo di narrare da sé la propria storia si è trasformato in altro: la ricerca, un po’ forssenata, di un inizio, di una direzione, di un’alternativa alla vita vissuta finora. Ilary, su Netflix da giovedì 9 gennaio, è una docuserie creata sulla falsariga di Al passo con le Kardashian, dove non è la famiglia motore del racconto, ma la sua distruzione. Ilary, che la Blasi, nel primo episodio, giustifica attraverso l’esigenza di mostrare quanta vita esista oltre il divorzio (da Francesco Totti), si gioca tutto sulla protagonista che alla serie ha dato il nome. Non c’è dialettica, forse nemmeno un punto di arrivo. Ilary Blasi, sempre splendida ed ironica, sempre iconica, passeggia fra le puntate dando sfogo ai propri «capricci». Ci sono i tarocchi, le amiche e gli aperitivi. C’è parte della famiglia di origine, la nonna ultranovantenne, che a Frontone ha chiesto le fosse rinnovata la patente. Ci sono le sorelle, ciascuna con la propria visione del microcosmo che ha avuto casa all’Eur. E i lanci in paracadute, i viaggi, i progetti, un nuovo amore, quello con Bastian Muller (che parla, racconta, giura). E c’è, più forte di ogni presenza, lo spettro di quella famiglia la cui fine - quantomeno, per come la tradizione impone di chiamata - è stata oggetto di Unica.I fu coniugi Totti, pur nominati raramente da parenti e amici, sono il vero cuore del racconto. Poco importa la Blasi, nel corso di una presentazione ripresa dalle telecamere Netflix e usata ex post nella serie, si affretti a precisare che non ci sono chance di un ritorno di fiamma. Ilary sostiene la coppia sia morta per sempre. Accarezza, però, la tenerezza dei fan, di chi speri in un suo ritorno. Parla di vita, di destino, di rispetto nei confronti delle persone che, oggi, stanno al fianco suo e dell’ex marito. Sorride, sorride sempre. Ma la sensazione è che il sorriso, l’euforia nascondano altro. Cosa sia quell’altro non è facile a dirsi. Vagamente, potrebbe andare sotto la macrocategoria dell’ignoto. Lo stesso ignoto che la conduttrice, nel corso dell’epidosio di debutto, dice essere il sale della vita, «ché se conoscessimo tutto che noia sarebbe». Ilary, un po’ reality, un po’ documentario senza ragione di essere documentato, è caotico come lo sarebbe qualsiasi tentativo di rappresentare quel che non si conosce. E c’è da rassegnarsi, dunque, all’idea di veder vagare la Blasi, nella ricerca di un’identità collettiva, che sia nuova e genuina. C’è da rassegnarsi all’impossibilità di capire quale sia il punto d’approdo, quale il finale, se poi ci sia. Ilary potrebbe essere l’inizio di un Kardashian all’italiana, preludio di cento e più stagioni, o potrebbe essere una messa in scena una tantum di quel che accade quando l’esistenza, così come la si era concepita, finisce. Forse, non ha un gran senso artistico, ma per chi si trovi in bilico tra lo stare e l’andare potrebbe avere una sua utilità pratica. Perché toccare con mano quel che c’è oltre la paura (sia il divorzio o chissà che) ha una sua funzione catartica, effimera magari, ma non del tutto inutile.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
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