2022-10-05
Tra moglie e marito non mettere Fido. Cuccioli contesi tra eredità e divorzi
Sempre più spesso gli animali domestici entrano nei testamenti e nelle battaglie legali per le separazioni e le successioni. A Milano c’è addirittura uno studio legale ad hoc. A due meticci lasciati soldi e appartamenti.Karl Otto Lagerfeld, noto per essere stato direttore creativo di Fendi e Chanel, passato a miglior vita il 19 febbraio 2019, all’età di 85 anni, nel testamento ha disposto che una lauta percentuale del suo ingente patrimonio fosse lasciata alla propria gatta, Choupette. S’innamorò della micia, una birmana dagli occhi celesti, pare dopo averla sottratta a un amico, rendendola testimonial di svariati marchi, anche attraverso una martellante presenza su Instagram, con 280.000 idolatranti follower. In realtà, giacché a un gatto interessano soprattutto cibi succulenti, effusioni e comodi giacigli, i circa 300.000 dollari indicati nel lascito dello stilista tedesco, sono andati a beneficio di una persona fidata che non farà mancar nulla alla felina, anche perché, attraverso le sue apparizioni pubblicitarie, ha portato introiti pari a circa 3 milioni di dollari. Micia indubbiamente fortunata. A perpetua memoriaE per tutti gli altri gatti e cani cui il destino non ha riservato cotanta celebrità ma che ogni giorno spopolano nelle piattaforme social, talvolta guadagnandosi onesta visibilità, supportata da dichiarazioni di eterna devozione, i proprietari si cautelano sul loro futuro per quanto riguarda alloggio, sostentamento e, possibilmente, affetto? In Italia i casi di chi, bando agli indugi, decide di lasciare proprietà immobiliari e finanziarie o quote di esse ai propri compagni di vita del genere animale, soprattutto cani e gatti, non mancano. Tuttavia, ascoltando testimonianze in merito di legali e operatori esperti della questione, le cose non sono così semplici. Anzi, rivelano le vicissitudini relazionali di persone, spesso anziane, con abbondanza di peculio ma con penuria estrema di rapporti fiduciari con familiari o affini, quando non in stato di pressoché completa solitudine, lenita solo dalla compagnia degli animali con cui risiede. All’atto di pensare al futuro dei propri gatti o cani, indotto dallo spettro che essi finiscano prigionieri di mura domestiche o a vagare, affamati e smarriti, nel folto popolo dei randagi, spesso fa da pendant un gesto simbolico, ossia, nell’impossibilità di individuare un degno fiduciario di prossimità, il lasciare ogni bene posseduto ad associazioni protezioniste di animali, con la clausola di prendersi cura anche dei propri. Diritto a 4 zampeL’avvocato Francesca Zambonin, 47 anni, un marito, un figlio e un cane femmina di razza Amstaff, Mia, è titolare di uno studio legale, a Binasco (Milano), che si occupa di controversie di diritto di famiglia spesso legate alla proprietà di animali da affezione con collegate eredità e contese, tanto da darsi anche un marchio, «Avvocato Animali». «Un mio assistito, ottantenne» rivela, «ha lasciato un ingente patrimonio, abitazioni e conto corrente, a due associazioni animaliste, con la condizione che si prendessero cura dei suoi cani, due meticci». L’operazione sarebbe legittima. Molto spesso però, nel caso il testamento sia olografo, ossia redatto dal dichiarante senza avvalersi di un legale, si accendono contenziosi. Carla Rocchi, presidente di Enpa, l’Ente nazionale protezione animali, il più antico organismo con questo fine, costituito nel 1871 da Giuseppe Garibaldi, su pressione di una nobildonna inglese, Anna Winter, racconta che «un signore ha lasciato alla nostra associazione una somma di denaro e un appartamento, pregandoci di farci carico dei suoi due gatti e indicando una pensione di sua fiducia ove lasciarli in ricovero e mantenerli. Ma siamo in contenzioso con i parenti, che rivendicano il lascito, per quanto ciò non ci abbia esentato dal prenderci subito cura dei due animali». Casa dolce casa«Da un’altra persona abbiamo invece avuto in eredità una palazzina di quattro appartamenti da adibire all’accoglienza di famiglie in difficoltà con animali. Una è stata data a una famiglia di profughi ucraini con animali, che ora sono andati via e stiamo cercando di dare gli alloggi in locazione».Situazioni complesse, dunque, e di non semplice soluzione. Claudia Ricci, 48 anni, legale di Enpa, tratta quotidianamente controversie in cui, figli e parenti espropriati di eredità causa intenzione del dipartito di lasciare tutto al proprio cane o gatto, o agli animali in genere, impugnano l’atto testamentario. «A chi fa testamento non è consentito» precisa, «deprivare coniuge e figli della legittima». Può inoltre accadere, dettaglia l’avvocato, che, «quando i parenti del defunto sono convocati dal notaio per la lettura del testamento, apprendano come la quota di eredità loro assegnata, comprenda cani e gatti» appartenuti al disponente. Peccato però che, non di rado, quegli animali, veri devoti della buonanima, siano considerati dagli assegnatari un inutile peso. In caso di assenza di testamento e di eredi fino al 6° grado, spetterà al Comune di residenza farsi carico della destinazione degli animali del defunto. Che cosa dice il codice«Io sono single, ho una gatta di 4 anni, Stracciatella, e il problema me lo pongo» osserva Ricci. «Essendo gli animali, nel nostro codice civile, oggetti e non soggetti di diritto, vengono considerati, nella massa ereditaria, alla stregua di qualsiasi altro bene materiale». Specifiche e clausole testamentarie, pertanto, sono indice di «senso di responsabilità affettiva e giuridica nei loro confronti». Si constata, dunque, una realtà. Chi lascia tutto o quasi ai propri fedeli sodali, cani o gatti che siano - ma la cosa può riguardare pure criceti, asinelli, iguane, pesci… - spesso riuniti in un pensiero che comprende tanti animali in difficoltà, riponendo fiducia in un’associazione che può ereditare i suoi beni, prende atto di non aver alcuna persona cara e vicina in grado di garantire cure e affetti equivalenti. Anche Elisabetta II, defunta regina del Regno Unito, puntigliosamente previdente, si è posta il problema. Quadrupedi realiQuando, nel 2021, Andrew, duca di York, le regalò due welsh corgie, Muick e Fergus, vincolò l’accettazione del dono alla promessa che il figlio se ne prendesse cura quando ella se ne sarebbe andata. Fergus morì, all’età di 5 mesi, prima di lei. A Muick si aggiunsero poi Candy e Lissy, medesima razza. Il principe Andrew e Sarah Ferguson hanno mantenuto la parola. Ora le bestiole vivono con loro al Royal Lodge di Windsor. Accanto a chi assicura, prima del suo venir meno, la miglior sorte possibile ai propri animali domestici, accadono opposti psicopatologici. Come quello riferito da Maurilia Amoroso, 58 anni, volontaria Enpa che, a Casal Palocco, 34ª zona di Roma, ha accolto in adozione 12 gatti e 2 cani, sottratti da marginalità. Bestiole prigioniere«Un’anziana signora viveva con un figlio psicopatico e 120 gatti, nessuno sterilizzato, in un villino a due piani alla Storta». Orripilante lo scenario scoperto dopo il decesso della donna. «Niente lettiere, 50 gatti morti, pavimento sommerso dagli escrementi fino alle pareti, mobili distrutti». Finale felice. «I 70 gatti superstiti tutti adottati». Durante la fase dura dell’epidemia, un gatto, a Roma, ha salvato la vita al suo vecchio proprietario, solo e in fin di vita per Covid, graffiando la porta e attirando i vicini. Ora l’uomo «è in riabilitazione ma», per il bene del felino, «l’ha lasciato in adozione». Cronaca felinaPuò succedere anche che, nel caso di arresti a casa, le forze dell’ordine «dimentichino gli animali del proprietario», a rischio d’involontaria detenzione nell’alloggio chiuso. «C’è mancato poco per i sette gatti di quello della truffa delle marche delle patenti a Cinecittà». C’è un altro risvolto poco conosciuto che riguarda coabitazione e proprietà di cani e gatti. Riguarda le coppie, con animali in comune, che si separano. L’«avvocato animali» Zambonin, tratta spesso dispute tra ex coniugi o ex conviventi che si contendono gli animali di famiglia. Mica sono solo i figli, come in Kramer contro Kramer, a finire sul ring. «Tra coniugi in fase di divorzio ufficiale» spiega «si risolve consensualmente o decide il giudice, talvolta con la pattuizione di una somma, a carico di uno dei due, tipo 50 euro al mese, per il mantenimento del cane». «I guai accadono quando la coppia non è sposata e uno dei due sparisce, portandosi con sé l’animale. Allora capita che l’altro proceda con una causa civile». Il cagnolino contesoUn esempio? «Una coppia di conviventi si contendeva un cane, un meticcio». Cos’ha previsto la sentenza? «Che lo avrebbero tenuto un mese ciascuno, a rotazione. La cosa è durata un po’, ma erano lontani, uno a Roma e l’altro a Brescia». E dunque? «Alla fine, uno dei due, sfinito, ha deciso di lasciare definitivamente il cane all’altro».
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