2024-02-22
La direttiva Ue sull’aria può strozzare il Nord
Nuova genuflessione all’Oms: pronta una bozza di interventi draconiani per ridurre ulteriormente le emissioni nocive entro il 2030. Palazzo Chigi, però, ottiene una deroga di 10 anni. Senza la quale la Pianura padana sarebbe a rischio desertificazione economica.L’accordo tra Europarlamento e Consiglio Ue sulla direttiva della qualità dell’aria non metterà in ginocchio il Nord Italia, almeno per adesso. Del resto, quella che è stata ribattezzata la nuova direttiva antismog, in linea con i sempre più stringenti limiti dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) non ha un testo finale. Dovrà ancora passare dal Parlamento europeo e poi dovrà essere adottata dai singoli Stati membri. Può essere, quindi, considerata una semplice bozza ma, allo stesso tempo, dà alcune indicazioni su quello che potrebbe essere il futuro, preoccupante, dell’Unione europea.A quanto pare il pericolo che la Pianura padana diventi una sorta di paradiso distopico, senza lavoro né strade ma dove si può respirare, è stato sventato. D’altra parte, le Regioni del bacino padano, Lombardia, Veneto, Piemonte e Emilia-Romagna, avevano fatto presente alla Commissione che, nel caso in cui la direttiva fosse entrata in vigore senza deroghe e accorgimenti, l’industria del Nord Italia sarebbe stata praticamente rasa al suolo. I dati che le Regioni avevano portato a Bruxelles, infatti, parlano chiaro. L’idea di aumentare i limiti alle soglie inquinanti e di imporli agli Stati avrebbe ridotto del 75% l’industria nel bacino padano, di quasi il 70% tutto il settore manifatturiero, ma avrebbe penalizzato anche il settore agroalimentare, riducendolo del 65%. Non solo. Anche il traffico tra Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna sarebbe dovuto diminuire del 70%.È evidente che un cambiamento di tale portata, nel giro di appena sei anni, cioè entro 2030, è assolutamente impossibile. Anche perché tutte le Regioni del bacino padano stanno continuando a portare avanti interventi strutturali in linea con quanto richiesto dall’Europa. Non a caso in Italia le concentrazioni di Pm 10 sono calate del 45% fra il 2013 e il 2022 (-2,1% annuo). A dirlo è il quarto Rapporto ambiente del Snpa (Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, la rete formata da Ispra nazionale e Arpa regionali). Certo, nel 2022 il valore limite giornaliero della normativa nazionale è stato sforato nel 20% delle giornate, quindi l’Italia è ancora lontana dal rispettare i limiti delle polveri sottili raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità, l’Oms.Ma allo stesso tempo la Regione Lombardia ha fatto sapere nei mesi scorsi che nel 2022 i livelli di biossidi di azoto (NO2) sono risultati tra i più bassi di sempre. Inoltre, per il Pm10, per il settimo anno dal 2014 (con le eccezioni del 2015 e del 2017), in tutte le stazioni del territorio regionale è stato rispettato il valore limite sulla media annua di 40 microgrammi per metro cubo, confermando una situazione migliore rispetto a quella del decennio precedente. Lo studio del Snpa fa anche una carrellata su tutte le principali questioni ambientali del Paese. Nel 2022, è stato registrato un solo sforamento del limite annuale fissato dalla legge italiana per le Pm10: solo lo 0,2% dei casi. Ma il valore limite giornaliero è stato superato nel 20% delle giornate. Il limite annuale di legge delle Pm 2,5, le polveri più pericolose, è stato sforato solo in quattro stazioni di monitoraggio, pari all’1,3% dei casi. Il 93% delle stazioni supera, però, i limiti annuali di Pm 10 raccomandati dall’Oms e il 99,7% quelle delle Pm 2,5. Si tratta di limiti molto più severi rispetto a quelli delle normative italiane e giudicati da diversi esperti come troppo ambiziosi.Nell’accordo provvisorio dell’Unione europea si prevede che le zone in cui gli obiettivi ambientali sono più difficilmente raggiungibili per specifiche condizioni climatiche o orografiche, come il bacino padano, avranno la facoltà di chiedere una deroga di 10 anni per raggiungerli. Si tratta di una deroga importante che «il governo italiano è riuscito a ottenere», ha rivendicato il capodelegazione di Fdi al Parlamento europeo, Carlo Fidanza. «Senza questa deroga», ha sottolineato l’esponente di Fratelli D’Italia, «le conseguenze per le Regioni del bacino padano avrebbero portato alla desertificazione agricola e industriale». Alla fine del 2022 la Commissione europea aveva, appunto, proposto una direttiva con soglie di inquinanti più restrittive, più vicine ai valori precauzionali suggeriti dell’Organizzazione mondiale della sanità.Ora l’accordo politico provvisorio prevede di eliminare l’inquinamento atmosferico entro il 2050. Le nuove norme stabiliscono limiti e valori più stringenti per il 2030, rispetto alle norme attuali, per diversi inquinanti, tra cui il particolato (Pm 2,5, Pm 10), l’NO2 (biossido di azoto) e l’SO2 (biossido di zolfo). Per il Pm 10 si passa da una media annua di 40 microgrammi per metro cubo a 20 (Oms suggerisce 15); per il Pm 2,5 si passerebbe da 25 microgrammi per metro cubo a 10 (Oms ne suggerisce 5) e per il biossido di azoto da 40 microgrammi per metro cubo a 20 (Oms indica 10). Gli standard di qualità dell’aria saranno rivisti entro il 31 dicembre 2030 e in seguito almeno ogni cinque anni. «L’obiettivo condiviso della riduzione dell’inquinamento dell’aria va approcciato con una visione realistica e pragmatica. L’auspicato miglioramento della qualità dell’aria non deve penalizzare ingiustamente le economie locali», spiega Gianna Gancia, parlamentare europeo della Lega.