
Tagliati i privilegi al Bullo dopo lo scoop della Verità sul suo 25 aprile in Arabia Saudita. Da oggi avrà solo un angelo custode quando andrà all'estero per i suoi impegni. E il Copasir ora vuole vederci chiaro.Qualcuno si deve essere accorto dei continui viaggi di Matteo Renzi in giro per il mondo con due uomini di scorta sempre al seguito pagati dai contribuenti. E così, in concomitanza con lo scoop della Verità sul 25 aprile dell'ex premier in Arabia Saudita, il livello di protezione è sceso da tre a quattro (il più alto è uno). In pratica a fare i suoi discorsi a pagamento all'estero, dalla Cina al Golfo persico, andrà con un solo guardaspalle messo a disposizione dall'Aisi, l'Agenzia informazioni e sicurezza interna. Un piccolo risparmio per lo Stato che deve accollarsi le spese per le trasferte dei suoi angeli custodi.La decisione di ridurre il numero degli agenti (a più di 28 mesi dalle dimissioni di Renzi da capo del governo) ci risulta essere stata presa dalle prefetture di Firenze e Roma e avallata dall'Ucis, l'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale.Nel novembre 2018, secondo Il Corriere della Sera, erano 585 le personalità sotto protezione: 15 con il primo livello, 57 con il secondo, 276 con il terzo e 237 con il quarto. Il terzo prevede un'auto blindata con due agenti, il quarto una macchina normale con l'autista. Pochi mesi fa gli scortati erano 277 magistrati, 87 politici, 43 manager o imprenditori e 21 giornalisti.L'articolo che abbiamo pubblicato ieri sulle trasferte oltre confine di Renzi con bodyguard pagati dai contribuenti ha incuriosito più di un membro del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. In particolare ha attirato l'attenzione la parte sul decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 28 febbraio 2013, firmato dall'allora premier, Mario Monti, che prescrive che la scorta del capo del governo sia affidata al Viminale e quindi alla polizia di Stato. L'Aisi da allora dovrebbe limitarsi a offrire un contributo nella protezione del capo del governo. Paolo Gentiloni e l'attuale premier, Giuseppe Conte, hanno rinunciato a questo apporto. Matteo Renzi no.Il senatore dei 5 stelle Franco Castiello, membro del Copasir, ci ha detto: «Da quando faccio parte del comitato la questione non è stata trattata. La prossima settimana la sottoporrò all'attenzione del presidente, Lorenzo Guerini, e chiederò che venga fatto un approfondimento su questo tema».Occorre ricordare che la rendicontazione delle spese dei servizi segreti deve essere fatta ogni tre mesi, poi tutte le carte, a quanto risulta alla Verità, vengono distrutte. Insomma eventuali sprechi o uscite non giustificate difficilmente finiscono sotto la lente d'ingrandimento della sezione speciale della Corte dei conti.Dopo la pubblicazione del nostro articolo sulla spedizione di Renzi in Arabia, l'ex premier, da giorni latitante sui social (neanche una foto delle sue imprese), ha subito pubblicato un selfie in tenuta da jogging vicino alla sua villa fiorentina da 1,3 milioni di euro acquistata l'anno scorso. Questo il post di accompagnamento: «Non c'è niente da fare, amici: sono il senatore più fortunato del mondo. Guardate che meraviglia di collegio! La settimana inizia di corsa, buona giornata a tutti». Ma il panorama di Firenze, al posto dello skyline di Riad, non ha scongiurato le critiche di chi notava che il lunedì mattina l'ex segretario Pd anziché andare a lavorare si poteva permettere una salutare corsetta. Resta il mistero su che cosa Renzi sia andato a fare in Arabia Saudita. Lo stesso ex premier avrebbe confidato che in questo periodo è particolarmente attivo come lobbista. Punterebbe a monetizzare il lavoro fatto da capo del governo prima di rimettersi a fare politica a pieno regime. Il fu Rottamatore si starebbe offrendo a più di una multinazionale per essere ingaggiato come speaker, il suo lavoro del momento, con un tariffario di 20.000 euro a discorso. Una strategia simile a quella di Tony Blair, il quale prima ha incassato centinaia di milioni come conferenziere e consulente e poi ha deciso di dedicarsi alla filantropia. C'è però chi fa notare che in un Paese cattolico come l'Italia, quando Renzi renderà pubblici i suoi guadagni del 2018 e del 2019 (nel 2017, il suo anno sabbatico, ha denunciato solo 29.000 euro) potrebbe esserci una sorta di rigetto da parte dell'elettorato di sinistra. Renzi con i suoi 730 dimostrerebbe che l'impegno in politica (in pratica l'unico lavoro della sua vita) ha avuto come obiettivo o, almeno risultato, l'arricchimento personale. I continui viaggi nei Paesi arabi e in Cina (non esattamente democrazie liberali) documentati dalla Verità potrebbero avvalorare tale sospetto.Anche perché la famiglia reale saudita ha in questo momento una reputazione piuttosto negativa, sia per le esecuzioni massa che sta mettendo in atto, che per la guerra in Yemen e l'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.Infatti mentre Renzi era in partenza per l'Arabia Saudita, il Regno ha mostrato il suo volto più feroce. Il 23 aprile sono state annunciate 37 esecuzioni (dal 2014 sono state quasi 600 e quest'anno dovrebbero arrivare a 170), la maggior parte eseguite per decapitazione da boia armati di scimitarra. Cinque persone sono state torturate e uccise perché omosessuali. Uno dei condannati aveva 16 anni al momento dell'arresto e si era reso colpevole di aveva inviato un messaggio Whatsapp su alcune proteste antigovernative. Il ragazzo è stato torturato con l'elettricità e decapitato. Un uomo è stato crocifisso, mentre la testa di un altro è stata conficcata in cima a un palo ed esposta come monito per tutti. Ma su questa mattanza Renzi non ha speso neanche mezza parola.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






