2018-11-03
Dialogo con gruppi gay nel santuario. I fedeli raccolgono firme di protesta
A Caravaggio, nella Bergamasca, le diocesi aprono un tavolo di confronto con le «realtà cattoliche Lgbt». I parrocchiani sottoscrivono un documento di sdegno: «Su questi temi, il catechismo dice altre cose».Un «tavolo di dialogo» tra le diocesi lombarde e le «realtà cattoliche Lgbt», tra le mura di un santuario sorto sul luogo di un'apparizione mariana: non stupisce che l'iniziativa in programma per il 18 novembre, a Caravaggio (provincia di Bergamo, ma diocesi di Cremona) stia generando un vespaio di polemiche. Nella cittadina nota per aver dato il soprannome a Michelangelo Merisi, infatti, non si parla d'altro. Organizzatrice dell'evento è l'associazione Cammini di speranza, che sul suo sito, sotto la foto di un altare adornato con una bandiera arcobaleno, ai piedi di un crocifisso, si definisce «composta da persone cristiane, di varie provenienze, percorsi, età, orientamento sessuale e identità di genere che si impegnano nell'accoglienza di chiunque sia interessato ad approfondire le tematiche riguardanti la fede e l'omosessualità al fine di promuovere sia il rispetto, la dignità e l'uguaglianza delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (Lgbt) nelle chiese e nella società, sia la corretta informazione e formazione su questi argomenti». Tale dialogo, cosa non secondaria, dovrebbe avvenire presso il santuario di Santa Maria del Fonte, che, secondo la tradizione cattolica, apparve in tale località il 26 maggio 1432, di fronte alla giovane contadina Giannetta de' Vacchi. Insomma, sono diversi gli aspetti bislacchi dell'iniziativa. Il confronto tra mondi diversi è sempre positivo, ovviamente, ma sono molti gli indizi che fanno pensare al solito evento di propaganda ideologica, più che a un mero «dialogo». A cominciare dall'ambiguità, forse voluta, circa l'organizzazione. Proprio a Caravaggio, infatti, ha sede la Conferenza episcopale lombarda. E organizzare un «tavolo di dialogo» con le diocesi presso quel luogo dà proprio l'impressione di una iniziativa istituzionale. Il sito cattolico La nuova bussola quotidiana ha cercato di fare chiarezza sul punto. Al portale, il vicerettore del santuario avrebbe detto che «l'evento non è organizzato da noi, è stata soltanto chiesta in prestito la sala negli spazi del consultorio famigliare». Un sacerdote della diocesi, don Antonio Facchinetti, ha tuttavia chiarito meglio la questione: «Da molti anni, su incarico dell'allora vescovo Dante Lanfranconi seguo un gruppo di cattolici con tendenze omosessuali e anche loro genitori. La cosa è proseguita anche con il suo successore. Cammini di speranza, con cui alcuni membri delle Querce di Mamre (un gruppo di accompagnamento spirituale delle persone omosessuali cattoliche, ndr) sono in contatto, l'anno scorso ci ha chiesto la disponibilità di ospitare nel santuario di Caravaggio un tavolo di confronto e così abbiamo fatto in un seminario a porte chiuse. Quest'anno l'evento è pubblico». Insomma, sembra che il santuario non si limiti a concedere in prestito una sala. E infatti la protesta contro l'evento è montata sul Web. Una lettera firmata da circa 300 fedeli è comparsa sul sito twelveshields.org. Si tratta di una missiva indirizzata al vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, al rettore del santuario Amedeo Ferrari e al presidente del consultorio della diocesi. Nel documento, i firmatari scrivono: «Ci sconcerta l'espressione “realtà cattoliche Lgbt", che ponendo sullo stesso piano la dimensione religiosa e quella relativa all'orientamento sessuale, di fatto contribuisce a legittimare e di conseguenza ad approvare comportamenti contrari all'ordine naturale, perciò definiti disordini nel catechismo». Tra i promotori della protesta figura Flavio Rozza, presidente di Noi per la famiglia, che tuttavia dichiara di aver assunto l'iniziativa da semplice cattolico.Alla fine, l'Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Cremona ha dovuto diffondere una nota, elaborata proprio da don Facchinetti, in cui si ribadisce che l'iniziativa «non è promossa dalle diocesi lombarde» e si fa leva sul «recente documento finale del Sinodo dei vescovi che al paragrafo 150 recita: “Esistono già in molte comunità cristiane cammini di accompagnamento nella fede di persone omosessuali: il Sinodo raccomanda di favorire tali percorsi"».Proprio il punto 150 del documento citato, tuttavia, riafferma anche «la determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità tra l'uomo e la donna e ritiene riduttivo definire l'identità delle persone a partire unicamente dal loro “orientamento sessuale"». E lo fa citando la «Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali», datata 1 ottobre 1986 e siglata dall'allora prefetto Joseph Ratzinger. In cui si diceva, sì, che la Congregazione incoraggia i vescovi «a promuovere, nella loro diocesi, una pastorale verso le persone omosessuali in pieno accordo con l'insegnamento della Chiesa». Ma si aggiungeva anche questo: «Nessun programma pastorale autentico potrà includere organizzazioni nelle quali persone omosessuali si associno tra loro senza che sia chiaramente stabilito che l'attività omosessuale è immorale». Cosal che, beninteso, può benissimo essere ritenuta una castroneria bigotta. Ma non dagli uomini di Chiesa, a meno di non volersi limitare a un taglia e cuci dei documenti dottrinari per compiacere lo spirito del tempo.
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