2021-05-06
Di Mare all’assalto di Fedez. «Ha manipolato i fatti e diffamato la mia vice»
Il direttore di Rai 3 alla Vigilanza: «Nell'audio della telefonata con la Capitani l'artista ha tagliato le parti in cui lei esclude ogni censura. Un imbroglio, forse anche un reato» Pesante su Facebook, pesantissimo in Vigilanza: se il direttore di Rai 3 Franco Di Mare era già stato duro contro Fedez sui social, ieri ha addirittura rincarato la dose nell'audizione a San Macuto, sparando a palle incatenate sul taglia e cuci del rapper, definito senza mezzi termini «una manipolazione». Non solo: a un certo punto il dirigente Rai ha usato la parola «reato». Con ciò, si conferma quanto La Verità ha scritto dal primo minuto: a pagare il canone Rai sono anche i contribuenti che votano centrodestra, mentre la rissa è tutta a sinistra, con una rete storicamente di sinistra e una webstar di sinistra impegnate da giorni in un autentico wrestling mediatico (che potrebbe diventare anche legale). In apertura di seduta, il presidente della commissione, Alberto Barachini (Fi), ha preannunciato di aver chiesto una copia del contratto tra la Rai e gli organizzatori del concertone. E però, come ha sottolineato il senatore Francesco Verducci (Pd), la commissione ha ricevuto solo alcuni elementi essenziali, ma non il contratto nella sua interezza: incredibilmente, la Rai non ha infatti fornito al Parlamento il documento integrale. Nel suo intervento, Di Mare ha subito attaccato Fedez, parlando di una vicenda basata «sulla manipolazione dei fatti, che nella intenzione di chi l'ha orchestrata avrebbe dovuto dimostrare una censura che non è avvenuta». «Cgil, Cisl e Uil - ha poi aggiunto Di Mare mettendo le mani avanti e cercando di allontanare da viale Mazzini ogni responsabilità - affidano l'organizzazione in totale autonomia a società specializzate, in questo caso alla società iCompany. La Rai acquista cioè uno spettacolo, un evento, come può essere una partita di pallone o una prima teatrale». la ricostruzioneDopo di che, la cronistoria: il 30 aprile sera i produttori dell'evento inviano una mail ai sindacati e alla Rai (alla vicedirettrice di rete Ilaria Capitani), ponendo il problema del contenuto dell'intervento preannunciato da Fedez, definito «duro, polemico, gratuito, non in linea con il messaggio positivo su cui è fondato il concerto». Di qui, la richiesta a Fedez di rivedere il testo, formulata all'artista - scandisce Di Mare - da Massimo Bonelli, capo di iCompany, che invia ai destinatari anche la prima bozza del discorso di Fedez. Dunque, secondo Di Mare, la Rai in prima battuta non ha chiesto nulla a Fedez: a sollecitarlo a rivedere il testo sarebbero stati quelli di iCompany, la produzione esterna. E come mai? Perché, secondo Di Mare, nel contratto sarebbe previsto un esame dei testi e dei contenuti dell'evento proprio in capo alla produzione del concertone. In ogni caso, a rispondere a questa mail è solo la Capitani (non i sindacati): «Grazie per averci informato», con ciò - annota Di Mare - ammettendo la non ingerenza di viale Mazzini. Poi però nella mail Capitani entra nel merito, rispondendo così a Bonelli: «Il testo sul quale ci chiedi un parere, pur nel rispetto del diritto di critica, non è adeguato a una giornata di festa. Questo è il senso che abbiamo condiviso con voi e con i sindacati. Un'invettiva senza replica suscita il nostro dissenso». Per Di Mare questa non è comunque una censura, tant'è che la Capitani aggiunge: «Tuttavia, non sono di nostra competenza né la scelta né le eventuali responsabilità e competenze di queste azioni». Come dire: scegliete voi, e ve ne assumete le responsabilità. Sarà querela?Sempre il 30 sera, dopo questo scambio, avviene la famigerata telefonata con Fedez, chiamato sempre da Bonelli («non dalla Rai», chiosa Di Mare). Secondo Di Mare, la Capitani segue solo una parte della telefonata a più voci, e interviene soltanto quando la Rai «è chiamata in causa in modo diffamante» (cioè quando Fedez evoca la censura). E qui Di Mare ribadisce ciò che già si sa da giorni: l'oggettiva differenza (e le parti tagliate) tra la telefonata integrale e la versione fatta circolare da Fedez, montata a tutto vantaggio del rapper, che (nella ricostruzione di Di Mare, in ciò obiettivamente efficace) espunge tutte le parti a lui scomode (e cioè quelle in cui la Capitani, pur definendo inopportuno il suo intervento, non gli impedisce di pronunciarlo), e valorizza quelle che farebbero pensare a una censura. Conclude Di Mare: «Quello di Fedez non è neanche un riassunto, e già sarebbe deplorevole, ma una manipolazione». E poi il j'accuse finale di Di Mare contro Fedez, con tanto di (nemmeno troppo velato) attacco legale: «Non so se sia stato un complotto. Forse un calcolo dell'artista per avere più visualizzazioni, più consenso, più “like". La manipolazione in certi Paesi è un reato. E forse lo è anche da noi se diffama un'intera televisione». Rimane da capire se la Rai andrà fino in fondo, e se farà seguire una denuncia o una querela contro il rapper. Dopo questo speech di Di Mare, è iniziato il dibattito in commissione con deputati e senatori. Ma prevedibilmente il vero duello, da oggi, sarà ancora quello con Fedez. Resta tuttavia un mistero (doloroso, per i contribuenti): perché la Rai deve spendere una valanga di soldi per affidare gli eventi a produzioni esterne?