2023-02-14
Di Maio si camuffa da giornalista per provare a spuntare la poltrona
Sul «Foglio» l’ex ministro, camuffato da giornalista, tesse le lodi dell’ex collega, favorito per la guida di Leonardo: è a caccia di alleati per diventare inviato nel Golfo. Ma le sue scelte hanno rovinato i rapporti con l’Arabia, che ora l’Italia prova a ricucire.Con un secondo articolo su Il Foglio, Luigi Di Maio avvia la sua nuova carriera da giornalista collaboratore, almeno finché non sarà nominato «Inviato speciale dell’Ue nei Paesi del Golfo». O meglio, la collaborazione dovrebbe servire proprio a questo. Dovrebbe cioè servire a garantirsi sufficiente visibilità dopo aver ottenuto, grazie all’intervento del Colle, una postura neutrale da parte di Palazzo Chigi. Di Maio è stato candidato dal precedente governo a un ruolo estremamente delicato, viste le deleghe sui temi dell’energia nello scacchiere più instabile del globo. A concorrere assieme all’ex grillino anche il cipriota Markos Kyprianou, ex commissario Ue per la Salute e la politica dei consumatori, lo slovacco Jan Kubis, ex inviato Onu in Libia, e il greco Dimitris Avramopoulos, ex ministro degli Esteri e commissario Ue. Quest’ultimo, azzoppato dal Qatargate e dalla vicinanza con il deputato Antonio Panzeri, libera un posto ma lascia comunque la gara aperta. Da qui evidentemente il tentativo di Di Maio di un cambio di passo. Avrà compreso che non basta il silenzio assenso e la moral suasion del Colle. Serve un riposizionamento ed evidentemente una sponda dentro il governo. Così spieghiamo l’input che ha portato l’ex titolare degli Esteri a prendere carta e penna e scrivere per i lettori de Il Foglio, almeno per quelli che non l’hanno confuso per un collaboratore qualunque, magari omonimo dell’ex leader grillino, e spiegare che «Con le nomine di primavera ci giochiamo il prossimo inverno». Letto l’articolo l’altra mattina la prima reazione è stata un bel sorriso. Ma come, Di Maio che fornisce consigli e suggerimenti a Meloni e Giorgetti su come gestire le nomine? Spingendosi a scrivere persino che le nomine dei nuovi vertici sono una cosa troppo seria per essere lasciata alle brame dei partiti. È chiaro che, detto da chi ha aperto la Casta come una scatoletta di tonno per diventare poi ventresca, il messaggio va letto con speciali occhiali. Ecco che appare molto interessante l’endorsement che l’ex titolare della Farnesina riserva a Roberto Cingolani. Mentre elogia il lavoro svolto dall’ex collega di governo sui temi dell’ambiente e della pianificazione energetica sa benissimo che Cingolani continua a rivestire l’incarico di consulente del ministero guidato da Gilberto Pichetto Fratin. Ma soprattutto sa bene che il fondatore dell’Istituto italiano di tecnologia si candida a prossimo amministratore delegato di Leonardo. Se è vero ciò che raccontano i rumor (che non ci sarebbe una opposizione di Giorgia Meloni) allora è facile comprendere perché Di Maio elogi così Cingolani. Il consulente per l’energia del governo può dire la sua anche sulla nomina dell’inviato speciale per il Golfo. La strategicità dell’incarico, in relazione agli approvvigionamenti energetici e ai nuovi equilibri sullo scacchiere geopolitico globale, è stata descritta lo scorso novembre proprio dal presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Intervenendo al Manama Dialogue nel Bahrain, la von der Leyen ha sottolineato che «la sicurezza del Golfo è importante per l’Europa, poiché la sicurezza dell’Europa è importante per il Golfo. Per questo», ha aggiunto, «nomineremo un rappresentante speciale nel Golfo. Uniamo le forze per la nostra sicurezza collettiva. Siamo di fronte a un’opportunità storica per costruire nuovi legami tra le nostre regioni». L’energia, argomento centrale dell’articolo pubblicato ieri dal foglio di Claudio Cerasa, è dunque il link tra il ruolo del ministero dell’Ambiente, il futuro possibile ruolo di Cingolani in Leonardo e guarda caso le deleghe che Di Maio potrebbe portare a casa se indossasse la divisa di inviato Ue. Certo che il tentativo di accreditarsi e trovare sponda non è detto che vada in porto. Se Di Maio riuscisse nell’intento allora si aprirebbe una interessante analisi. La situazione confermerebbe una certa dicotomia dentro il governo. Da un lato chi frequenta e vede di buon occhio Cingolani e l’eredità di Mario Draghi e dall’altra parte il mondo della Difesa rappresentato da Guido Crosetto e da altri pezzi importanti di Fdi. Basti pensare alle relazioni con i Paesi del Golfo. L’ex ministro grillino nel gennaio del 2021 generò una frattura nelle relazioni diplomatiche ma soprattutto militari con Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Interrompendo a metà una commessa di armi con la scusa della guerra in Yemen congelò rapporti economici in essere da almeno 20 anni. Creando una frattura di cui ha subito approfittato la Francia.Nelle ultime settimane, in continuità con le mosse di Lorenzo Guerini, la Difesa ha riallacciato i rapporti con i sauditi. Una importante visita ufficiale e il tentativo di chiudere nuove commesse. Un ottimo lavoro per la nostra industria. Ma, è bene ricordarlo, è tutto ciò che il mondo dietro a Di Maio ha cercato di distruggere. Come potrebbero in futuro convivere questi mondi dentro o a lato dello stesso governo?
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