2025-03-21
Davvero la destra non sa fare di più?
Carlo Conti al Festival di Sanremo 2025 (Ansa)
Non lamentiamoci dei comizi di Robertaccio: si costruiscano alternative di qualità. Non ci si può accontentare della corsa alle poltrone e di un Sanremo spoliticizzato. Roberto Benigni, sulla rete ammiraglia della televisione pubblica, con i riflettori accesi e la telecamera a disposizione, senza interruzioni pubblicitarie, diffuso in eurovisione e lanciato da una imponente campagna pubblicitaria comprensiva di uno spottone durante Sanremo, cioè la trasmissione più seguita di tutta la Tv italiana. Viene da dire che la Rai ha fatto un ottimo lavoro, proponendo e promuovendo al meglio il suo gioiello e cavandone in effetti ottimi ascolti. Tutto perfetto, puntuale, efficace. Applausi. C’è tuttavia almeno una nota fuori posto. Ieri pare che il profilo di Atreju abbia pubblicato su X un video di Benigni con questo commento: «Attenzione: questo video testimonia l’esistenza di TeleMeloni. Si sconsiglia la visione a un pubblico sensibile alle idiozie della sinistra». E allora sorge una domanda: ma esattamente, di che cosa ci si lamenta? Del fatto che la Rai abbia promosso un programma che i dirigenti hanno effettivamente approvato, promosso e mandato in onda? Forse non lo immaginavano, a viale Mazzini, che Benigni avrebbe comiziato seguendo la sua personale linea politica che è poi quella dell’Intellettuale unico progressista? Direbbe qualcuno che con la sinistra aveva molto a che fare: continuiamo così, facciamoci del male. Diciamoci le cose come stanno. A questo punto, le strade sono due: o si sceglie di offrire al pubblico un prodotto diverso da ciò che ci è stato propinato negli ultimi trent’anni almeno, oppure ci si affida ai soliti nomi di sempre. Tradotto: se mandi in onda Benigni, sai che cosa ti aspetta, dunque non ti puoi lamentare. Lo scorpione punge perché è scorpione, Benigni ammorba perché è Benigni. Il punto è: si può fare qualcosa di differente oppure no? Il siparietto è stato perfino divertente per un po’. La sinistra, abituata a sentire soltanto la propria voce come nella camera dell’eco, inveiva contro la presunta TeleMeloni, le finte censure ai monologhi di Antonio Scurati eccetera. La destra replicava - dicendo per altro il vero - che in realtà sulla suddetta TeleMeloni andavano in onda regolarmente e serenamente tutti gli istrioni sinistrorsi di questo mondo. Tutto molto edificante. Ed è senz’altro importante mostrarsi aperti e liberali. È inevitabile e anche (e soprattutto) giusto lasciare libera espressione a tutte le sensibilità politiche, anche se gli avversari non lo fanno: si dimostra così di essere intelligenti e curiosi, davvero moralmente superiori. Però non è sufficiente. È necessario anche non tanto imporre quanto proporre la propria visione, senza timore e senza sudditanza. Se in mezzo mondo è in atto una rivolta culturale contro il pensiero uniforme e standardizzato, qualche motivo ci sarà. Perché questa cultura alternativa non può trovare lo spazio che merita? Uno spazio al sole, ben promosso e ben presentato? Non si tratta di oscurate Benigni, ma di creare una alternativa. Di offrire altro, e magari di togliere il piedistallo a chi ha comiziato per anni a spese degli italiani, vendendo alla Rai programmi bolsi o riciclati. Certo, il caro Roberto fa uno share notevole. Ma se lo fa è grazie al grande lavoro di cui la Rai è capace, e grazie alla assenza di concorrenza credibile o persino qualitativamente migliore. Si può straparlare finché si vuole di egemonia, ma se poi ci si accontenta dei festival di Carlo Conti e di festeggiare perché sono appena meno politicizzati di prima, che senso ha tutto il dibattito sulla nuova cultura da fare emergere? Davvero tutti i palchi principali dell’intrattenimento vanno affidati ai soliti noti? Davvero non esiste uno showman non «di destra» ma nuovo, fresco, e meno telefonato del portavoce toscano del Quirinale che una volta ha vinto l’Oscar? Se non esiste forse è il caso di crearlo. Ma per riuscirci serve visione, tenacia, convinzione. Vale lo stesso per i film, le serie Tv, i programmi giornalistici. Si devono individuare figure adatte e sostenerle, avere il coraggio di investire e rischiare, dimostrare di possedere la forza di fare fronte agli attacchi e tenere il punto. Ma la sensazione è che a volte ci si preoccupi molto dei posticini da occupare, degli amici da piazzare e delle quote da rispettare. Quando invece si dovrebbe avere la sfrontatezza di farsi dei nemici, e di metterli poi a tacere a suon di risultati. Non serve, guardate, una televisione «di destra». Serve una Tv bella, elegante. Serve un prodotto libero, originale e di qualità. Tutti aggettivi che non si addicono affatto al Benigni arrostito di oggi.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)