
Lorenzo Guerini dichiara guerra a Elly Schlein sulle candidature pacifiste di Marco Tarquinio e Cecilia Strada.La consegna era quella di non alimentare polemiche, ma il faccia a faccia di giovedì tra la segretaria del Pd, Elly Schlein, e il presidente, Stefano Bonaccini, deve aver necessariamente lasciato delle tossine. Lo testimonia il fatto che le dichiarazioni infastidite dell’ala riformista del partito, facente capo al governatore dell’Emilia-Romagna sconfitto alle primarie, non si arrestano. Un malumore tangibile, che rischia di deflagrare se Schlein non saprà prospettare alla controparte uno schema accettabile, nella misura in cui rispetti il peso degli iscritti e degli europarlamentari uscenti, senza fare delle liste dem una sorta di casting di acchiappavoti, stile Isola dei famosi. Dopo Simona Malpezzi e Lia Quartapelle, a parlare per conto di Bonaccini ci ha pensato ieri una delle personalità più autorevoli della minoranza dem, che tale si ritiene a fatica, visto che il leader emiliano non manca mai di far presente di aver vinto l’ultimo congresso, prima di piegarsi al voto radical chic delle primarie aperte. Stiamo parlando di Lorenzo Guerini, presidente del Copasir ed ex ministro della Difesa, ex renziano considerato capofila dell’ala istituzionale del partito. «Io non ho né l’autorità né la propensione individuale», ha detto, «a porre o mettere veti sulle persone. Ho invece l’interesse a far sì che il nostro partito, pur nel rispetto del pluralismo, che è una ricchezza, mantenga una linea chiara e intellegibile sull’Ucraina, che è in questo momento la questione delle questioni e non ammette spazi per ambiguità». Ogni riferimento all’ipotesi di candidare l’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, o Cecilia Strada non è puramente casuale, e seppure ben celata l’irritazione per i propositi di Schlein di infarcire le liste di candidati «civici», graditi al suo elettorato di riferimento (quello delle primarie), costituito da un mix di cultura woke all’americana e di cattocomunismo vetero all’italiana, è palpabile. Ciò che i riformisti ancora nel Pd non sono disposti ad avallare è una certa ambiguità sull’atlantismo, che la segretaria è disposta a concedere, in nome della competizione interna al campo largo, per non regalare un vantaggio troppo grande a Giuseppe Conte sul fronte del pacifismo senza se e senza ma. Che Tarquinio sia in pole position per un posto a Bruxelles, d’altra parte, lo ha confermato sempre ieri il diretto interessato: «Ho ricevuto questa proposta», ha detto, «devo decidere se è accettabile. Per la verità ne ho ricevute diverse, ma ne sto considerando solo una. Non sono un uomo all’asta, è una decisione che mi costa. Un giornalista che si mette una maglietta di parte poi non può tornare a fare giornali o telegiornali, semmai l’opinionista, ma non il mestiere che ho fatto per una vita. Non è una scelta di poco peso. È una scelta», ha concluso, «anche esistenziale molto forte». Se la cosa dovesse diventare ufficiale, sarebbe arduo per la segretaria contenere la rabbia dei bonacciniani, soprattutto perché l’intenzione non dichiarata della stessa è quella di far fuori mezzo eurogruppo per renderlo coerente con gli orientamenti romani. E anche in questo caso il malumore di chi ha lavorato in trincea in questi ultimi anni su dossier sensibili e complicati come il Green deal rischia di esplodere. Si prenda, ad esempio, Paolo De Castro: «Credo di aver dimostrato», ha detto, «in tante occasioni le mie competenze. Io sono sereno e tranquillo. Metto a disposizione la mia competenza e professionalità. Ma qualunque siano le scelte che farà la segretaria ne prenderò atto senza problemi, tuttavia credo sia sbagliato perdere persone di esperienza». E a proposito di pacifisti, da registrare la diffida inviata dai verdi altoatesini a Michele Santoro, che per la sua lista Pace, terra, dignità ha scelto una stilizzazione della colomba della pace praticamente identica a quella Grüne.
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Sulle alture del Cuneese l'esercitazione «Joint Sapper», pianificata e organizzata dal 32° reggimento Genio guastatori della Brigata alpina Taurinense insieme ad una compagnia del 2° reggimento genio della Legione Straniera Francese.
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Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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Da tre giorni, la capitale irlandese è attraversata da violente proteste (c’è chi si è presentato a cavallo...) contro l’ennesimo caso di cronaca che ha per protagonista uno straniero. Ma, al solito, quando la piazza è identitaria la si bolla come razzista.











