2021-06-16
Delirio gender per entrare in Italia: «Sei uomo, donna oppure altro?»
Solo il nostro Paese chiede ai turisti di compilare un modulo, che finirà al ministero della Salute, in cui si può indicare l'appartenenza al terzo sesso. Agli Stati vicini bastano poche informazioni e sapere se si è vaccinati.Per entrare in Italia, i turisti devono specificare se sono maschio, femmina o «altro». Non solo obblighiamo chi arriva nel nostro Paese a compilare il modulo digitale di localizzazione del passeggero (digital passenger locator form, dPlf), richiesto da ben pochi altri Stati, ovvero un lungo quanto dettagliato questionario che finisce alla direzione generale del ministero della Salute (e a fornitori di servizi di hosting), ma ci copriamo di ridicolo invitando a barrare una casella che si inchina all'ideologia di genere. Nemmeno il Regno Unito, laboratorio di punta delle queer e gender policy, arriva a chiederti se pensi di appartenere a un terzo sesso inesistente. Gli inglesi, che hanno autorizzato diverse porcherie consentendo percorsi di transizione tra i minori in nome di una famigerata «libera identità di genere», nella documentazione di viaggio molto sobriamente includono come terza opzione solo: «Preferisco non rivelarlo». Un appello alla privacy e alla riservatezza, se proprio non voglio dire che sono uomo o donna, mentre l'Italia ammette che una persona possa sentirsi «altro». Alieno, lupo mannaro, zombie? No, il riferimento è ovviamente al genere fluido, se non si senti a tuo agio come maschio o femmina puoi specificare che stai arrivando in Italia come turista dal sesso indefinito. Magari dopo esserti imbottito di ormoni al momento della pubertà, in attesa di capire bene di quali sfumature arcobaleno sei a dispetto della biologia, ma pretendendo che la società ti accetti nella fluidità. E chissenefrega, potrebbero dire molti. Certo, ma che sia solo l'Italia a codificare questa «opportunità» è grave e grottesco. Già la procedura, dicevamo. Dal 24 maggio, i passeggeri che arrivano nel nostro Paese a bordo di qualunque mezzo di trasporto, aereo, nave, treno o bus che sia, per fermarsi un giorno, una settimana o due mesi devono prima compilare un modulo che richiede la registrazione al sito app.euplf.eu con tanto di account personale confermato tramite il link, che ti arriva all'indirizzo di posta elettronica. Quando finalmente puoi inserire i tuoi dati, scopri che non solo vogliono sapere nome, cognome, indirizzo di dove risiedi nel tuo Paese e dell'hotel o casa dove andrai a soggiornare in Italia, ma anche il tuo numero di telefono e quello della persona che potrebbe mettersi in contatto con te, qualora ce ne fosse necessità. Se viaggi in aereo, devi specificare il nome della compagnia, il numero del volo, l'orario esatto di arrivo, l'aeroporto dal quale parti e quello dove atterrerai, numero e sigla del tuo posto sull'aereo, quando ripartirai e in quale orario. Uno screening completo, devi dare informazioni al ministero della Salute italiano su dove vivi e sui tuoi movimenti, che verranno poi riassunti in un documento in formato pdf da stampare e portare appresso, o in formato digitale Qr code da mostrare direttamente sullo smartphone. Sul dPlf compare anche il tuo sesso reale o presunto, fantastico quanto a privacy perché «altro», sicuramente accenderà la curiosità del funzionario che te lo può richiedere, assieme alla documentazione sul vaccino fatto o sul tampone negativo. Per andare in Germania, se arrivi dall'Italia e da altri Paesi definiti di «aree non a rischio», non hai bisogno di riempire alcun Passenger locator form. «Non c'è bisogno di compilare la registrazione digitale d'ingresso», comunicano i tedeschi, serve solo il certificato di vaccinazione, dell'avvenuta guarigione dal Covid o l'esito del test. La Francia ti chiede pochi dati su un semplice modulo da scaricare, senza tante registrazioni e password. Indichi nome, cognome, data di nascita, Paese, città di provenienza (nessun indirizzo civico) e dove intendi soggiornare; devi sottoscrivere che non hai febbre, spossatezza fisica o perdita di gusto e odorato e di non essere entrato in contatto con un positivo al Covid nei quattordici giorni precedenti all'arrivo in Francia. Null'altro, a parte la documentazione vaccinale. Pochi dati anche per la Spagna, che ammette solo due caselle: maschio o femmina. La Croazia «dà il benvenuto» e scrive sul suo portale: «Vi preghiamo di compilare il modulo per facilitare l'ingresso e il soggiorno». Non ti domandano di specificare il sesso e nemmeno l'indirizzo di casa, ma vogliono numero del cellulare, del passaporto o della carta d'identità e il certificato Covid o l'esito del test. Il nostro ministero della Salute inonda di domande, però vuole mettere a proprio agio chi ha superato il dualismo maschio/femmina. Abbatte gli «stereotipi» che normalmente associamo all'essere un uomo o una donna. Un po' come accade quando ti vuoi registrare su Ray play, la piattaforma streaming della Rai che permette di accedere gratuitamente a diversi contenuti «on demand», e quando inserisci i tuoi dati puoi specificare che sei «altro», se non sei cisgender e le caselle M o F non corrispondono all'idea che ti sei fatto del suo sesso. Il messaggio per i turisti dovrebbe essere questo: in Italia la definizione binaria del sesso è stata abolita e ben vengano i visitatori che non troveranno ancora discoteche aperte, non potranno sedere in più di sei al tavolo di un ristorante, ma possono essere «altro».