2023-02-05
Il debole a sinistra per i terroristi rossi e l’insensata battaglia di Orlando al 41 bis
Il leader Pd non poteva ignorare che picconare il carcere duro sarebbe stato un favore anche ai mafiosi: perché lo ha fatto?In «fondo non ha ammazzato nessuno». Così, da giorni, le anime belle della sinistra giustificano la richiesta di revoca del carcere duro per Alfredo Cospito. In fondo, ha solo sparato alle gambe di un dirigente dell’Ansaldo. In fondo, ha soltanto organizzato un attentato a una caserma dei carabinieri e la bomba non ha fatto alcuna strage. Sì, da giorni politici, giornalisti e studenti, in cerca di un modo per saltare le lezioni, provano a minimizzare le responsabilità dell’anarcoterrorista. A quanto pare, secondo loro gambizzare qualcuno non è poi un reato così grave, soprattutto se il manager lavora per una società pubblica. Evidentemente, ritengono che inviare un plico esplosivo a una stazione dell’Arma sia un reato, ma di lieve entità. Dunque, se non proprio la grazia, Cospito secondo loro meriterebbe per lo meno un allentamento delle misure di sicurezza, preludio magari a una remissione in libertà dopo una lavata di capo. Del resto, questa è sempre stata la modalità con cui a sinistra hanno trattato i compagni che sbagliano. Ricordate Silvia Baraldini? Costei era una terrorista emigrata in America, che negli States venne condannata a diverse decine di anni di carcere. Anche per lei, come per Cospito e prima di lui Cesare Battisti, scattò il soccorso rosso. Al punto che, con Romano Prodi al governo, il nostro Paese si diede da fare per convincere l’amministrazione Clinton a concedere alla connazionale il diritto di espiare la pena in una prigione italiana. Detto, fatto: a Fiumicino Silvia Baraldini venne accolta come una star salvata da un carcere afghano. Ci mancò poco che ad attenderla andasse il ministro della Giustizia Oliviero Diliberto. In compenso, ad aspettarla trovò, con in mano un mazzo di rose rosse, Armando Cossutta, ovvero l’uomo di Mosca. Inutile dire che Baraldini, con la scusa della malattia, in cella ci rimase poco, perché nonostante gli impegni presi con gli Stati Uniti, venne messa prima ai domiciliari e poi in libertà.Tutto ciò per dire che se il terrorista è rosso trova sempre chi ne sposi la causa, facendogli visita in cella oppure perorandone la scarcerazione.Cospito dunque non è l’eccezione, ma la regola. Tuttavia, se oltre ad accontentarsi delle parole giustificazioniste dei parlamentari del Pd e dei giornalisti del mutuo soccorso rosso, qualcuno volesse davvero informarsi su che cosa sia la galassia anarchica e quale pericolo rappresenti per una democrazia, potrebbe leggere l’articolo del nostro Giacomo Amadori, pubblicato qui a fianco. Il nostro vicedirettore segue da anni i movimenti insurrezionalisti e così per lui è stato facile ricostruire il numero di attentati che gli appartenenti a questa banda criminale hanno disseminato in Europa. Si tratta di un lungo elenco di omicidi, agguati, attentati, la cui lettura basta e avanza per smontare la tesi che Cospito e compagni in fondo non sono pericolosi al punto da essere rinchiusi al 41 bis.E a questo proposito stupisce che un ex ministro della Giustizia, il cui ex capo di gabinetto oggi è alla guida della Direzione distrettuale antimafia, non solo non capisca la pericolosità dei soggetti di cui si parla, ma addirittura si rechi in carcere a Sassari per accertarsi personalmente delle condizioni di salute di Alfredo Cospito. Andrea Orlando non è uno sprovveduto, ma un politico in grado di disporre di tutte le informazioni necessarie. Dunque, perché all’inizio di gennaio si è premurato di volare in Sardegna per incontrare Cospito? Soprattutto, perché a più riprese, cioè con più tweet, ha sollecitato la revoca del 41 bis per l’anarchico terrorista? L’ex ministro non poteva non sapere che ogni decisione è subordinata al parere della magistratura (la quale, tramite il procuratore generale di Torino, ha respinto ogni sollecitazione ad allentare le misure detentive). E non poteva immaginare che cancellare il carcere duro per Cospito equivale a creare un varco in cui si possono infilare anche altri pericolosi criminali, mafiosi compresi. Dunque, perché insistere? Qual è la vera ragione che ha indotto quattro parlamentari a occuparsi dello sciopero della fame di un terrorista e non di quello di altri trenta detenuti che pure oggi digiunano per godere di un trattamento migliore? Aspettiamo risposta.