2023-09-15
La débâcle europea ha la firma di Macron. Roma faccia da sola
Il leader transalpino ha perso influenza in Africa e ora domina il caos. Giorgia Meloni non conti sugli alleati, il flusso si ferma con i soldi.Non so se l’invasione di Lampedusa da parte di migliaia di migranti sia frutto della regia di qualche Paese straniero, come lascia intendere Matteo Salvini. Tuttavia, sono certo che invece è il risultato di un fallimento. Non solo del governo in carica, che fa quello che può per gestire un’emergenza improvvisa nonostante la magistratura e l’Europa abbiano reso quasi impossibile respingere l’assalto che si fa di giorno in giorno sempre più deciso. Se non puoi fare il blocco navale e i respingimenti, perché Bruxelles e Sergio Mattarella non vogliono, ma non puoi nemmeno chiudere i porti, perché altrimenti i giudici ti mandano in galera con l’accusa di sequestro di persona, che altro puoi fare se non complicare la vita alle Ong? Al massimo, invece di sbarcare i profughi a Lampedusa, puoi mandarli a farsi il giro dell’Adriatico, assegnandoli a quei sindaci che fino a ieri si proclamavano favorevoli all’accoglienza senza se e senza ma. Di più è difficile. Ma oltre a questo fallimento, c’è quello che riguarda la Francia, la cui disastrosa politica in Africa è in gran parte all’origine di quel che vediamo in questi giorni.Non è un mistero per nessuno che Parigi non abbia visto di buon occhio il viaggio di Giorgia Meloni e di Ursula von der Leyen in Tunisia. Da sempre i francesi si considerano i diretti interlocutori di quel Paese e dunque l’idea di essere stati scavalcati dall’Italia non ha certo fatto fare i salti di gioia a Emmanuel Macron, i cui collaboratori, per quanto hanno potuto, si sono dati da fare per sabotare l’intesa con Kaïs Saïed. Infatti, alla stretta di mano fra il presidente tunisino e il premier italiano dovevano seguire i soldi, circa 250 milioni per l’esattezza, che stranamente tardano ad arrivare, insieme con quelli del Fondo monetario internazionale, organismo che fino a qualche tempo fa era guidato da quella simpaticona dell’ex ministra francese e ora presidente Bce, Christine Lagarde. In pratica, sentendosi scalzati dall’Italia, c'è il sospetto che i nostri allegri vicini si siano impegnati a farci lo sgambetto e il risultato è che dalle sponde tunisine sono partite centinaia di bagnarole cariche di aspiranti profughi. Ma questo non è tutto. Nonostante non sia tempo di colonie, la Francia ha mantenuto fino a ieri una certa influenza sui Paesi del Sahel, intrattenendo rapporti economici e conservando contingenti militari in alcune zone. Mali, Burkina Faso, Niger, seppur indipendenti, erano fino a ieri considerati sotto il dominio francese. Per non parlare di altri Paesi dove nel marzo scorso Emmanuel Macron ha compiuto un viaggio per rinforzare le relazioni, e tra questi il Gabon, l’Angola, la Repubblica democratica del Congo e il Congo Brazzaville. Ma la cosiddetta Francafrique, ossia la politica con cui Parigi manteneva il proprio potere di influenza sulle ex colonie, si è risolta di recente in un disastro, con una serie di colpi di Stato che hanno rovesciato i vertici di quei Paesi. Ispirati e probabilmente organizzati dai russi, i quali hanno tutto l’interesse a prendersi l’Africa, i golpe messi a segno dal 2021 a oggi hanno destabilizzato l’intera regione che si estende dal Magreb al Sahel, con quello che ne consegue. Già prima i contingenti francesi di stanza tra Niger e Mali si guardavano bene dal controllare i flussi di migranti, al punto che un ex capo dei servizi segreti italiani mi confidò di avere le immagini della carovana di profughi che transitava di fianco a una base militare transalpina. Ma dopo il golpe è stato un liberi tutti, con i trafficanti di uomini che fanno la spola per portare chiunque abbia voglia di scappare. Risultato, sui Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, Tunisia per prima, è arrivata una marea di disperati pronti a imbarcarsi a qualsiasi condizione pur di raggiungere l’Eldorado europeo. Che poi in massima parte è l’Eldorado francese, perché molti dei migranti in arrivo sulle nostre coste sono francofoni e vogliono raggiungere la Francia, dove magari hanno parenti e amici. Lo ha ammesso l’altra sera in tv anche il corrispondente del settimanale Paris Match, il quale ha anche aggiunto che sui giornali transalpini non si parla dei migranti che premono alla frontiera con l’Italia per entrare in Francia. L’argomento è praticamente cancellato dalla stampa. Il governo ha chiuso le frontiere, rafforzato i gendarmi per impedire che qualcuno riesca a varcare il confine e disdetto l'accordo per la redistribuzione, quindi è ben conscio di ciò che sta accadendo, ma l’argomento è tabù. Macron sa che gran parte dei migranti giunti in Italia vogliono arrivare in Francia, ma sa anche che la maggioranza dei francesi è contraria e in vista delle elezioni europee non è disposto ad alcun cedimento, per non favorire il Rassemblement national di Marine Le Pen, l’unico suo vero avversario.Insomma, oltre che dell’Europa e della magistratura italiana, la crisi dei migranti è anche colpa dei fallimenti e del cinismo francese che, dopo tante parole in nome della solidarietà, bada più ai flussi elettorali che a quelli dei profughi. Tuttavia, dato a Macron ciò che è di Macron, se posso dare un consiglio a Giorgia Meloni, metta da parte le speranze di avere un aiuto dall’Europa. Per lo meno di quella attuale. Infatti, il solo modo per risolvere il problema è cambiare la maggioranza che decide le politiche di Bruxelles. L’invasione si ferma pagando i Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo. Altro che intese e accordi: servono soldi. Quegli stessi miliardi che Angela Merkel fece sborsare all’Europa affinché la Turchia stoppasse i siriani in fuga dalla guerra. In altre parole, in Europa, come altrove, più che gli ideali e i principi contano i quattrini. Se la Ue di popolari e socialisti non caccia i soldi, è ora di cambiare la Ue.
il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi (Ansa)
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Donald Trump (Getty Images)
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