2020-09-25
De Luca si accorge del virus a urne chiuse
Incassata la vittoria alle elezioni, il riconfermato governatore dem della Campania rispolvera l'obbligo di mascherina all'aperto. Positivi in aumento (1.786 casi) con tamponi record. E spunta anche una mini «zona rossa» in provincia di Vibo Valentia.Tu guarda il caso. Subito dopo le elezioni, che lo hanno incoronato per il secondo mandato consecutivo, Vincenzo De Luca (ribattezzato sui social Delukashenko) si è accorto che i casi di coronavirus in Campania sono in aumento da settimane, e così ha ripreso a fare quel che più gli piace: il custode sedicente della salute dei cittadini con metodi tutt'altro che ortodossi. In Campania è scattato, infatti, da ieri pomeriggio l'obbligo di indossare la mascherina anche all'aperto. A conclusione della riunione dell'Unità di crisi, il governatore del Pd ha firmato l'ordinanza che contiene «ulteriori misure per la prevenzione e la sicurezza». Su tutto il territorio regionale, fino al 4 ottobre 2020, «fatta salva l'adozione di ulteriori provvedimenti in conseguenza della rilevazione quotidiana dei dati epidemiologici della regione», viene disposto l'obbligo di camminare in strada con apposito dispositivo di protezione individuale. «Occorre ripristinare immediatamente comportamenti responsabili, a maggior ragione con l'apertura delle scuole. Se vogliamo evitare chiusure generalizzate è necessario il massimo rigore», ha detto De Luca evidentemente dimentico del fatto che, per i tre mesi estivi, nulla ha fatto per arginare una situazione già critica. Tant'è che ieri su 6.027 tamponi eseguiti, i nuovi positivi al coronavirus in Campania sono stati 195 con 105 guariti. Nel resto d'Italia situazioni simili, limitate però a singole città e non già a un'intera regione, stanno spuntando un po' ovunque. A Foggia, ad esempio. E anche nel centro storico di Genova dove l'obbligo della mascherina pare stia dando risultati incoraggianti. Mentre per tre giorni – da ieri fino a domenica 27 settembre – il comune di Stefanaconi, in provincia di Vibo Valentia, sarà dichiarato «zona rossa» su decisione del presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, «in considerazione della situazione che interessa il comune dove si sono registrati in pochi giorni 10 casi di contagio». Allargando il discorso all'intero paese, secondo i dati diffusi dal ministero della Salute, nelle ultime 24 ore è stato registrato un incremento di 1.786 casi (+146 rispetto a giovedì) su un nuovo record di tamponi effettuati: 108.019. Il totale dei contagiati, comprese vittime e guariti, sale così a 304.323. In aumento anche l'incremento delle vittime: dalle 20 di giovedì alle 23 di ieri per un totale di 35.781. In nessuna regione si registrano zero casi. Gli attualmente positivi in Italia sono 46.780, 666 in più di giovedì. Il bollettino giornaliero del ministero della Salute conferma inoltre la crescita costante dei ricoverati nei reparti ordinari – ieri sono 2.731, 127 in più rispetto a martedì -, dei pazienti in terapia intensiva, 2 più di giovedì per un totale di 246, e di quelli in isolamento domiciliare che ora sono 43.803, con un incremento di 591 nelle ultime 24 ore. È invece di 1.097 l'incremento in un giorno dei dimessi e guariti per un totale di 221.762. Solo in Lombardia, sono stati dieci i decessi. Secondo i dati della Regione, sono invece stati 229 i nuovi casi positivi a fronte di 21.369 tamponi effettuati (totale complessivo: 2.012.281). Dei 229 nuovi casi 32 «sono debolmente positivi» e 11 a seguito di test sierologico. In terapia intensiva sono presenti 31 pazienti (-2 rispetto a giovedì) mentre i ricoverati non in terapia intensiva sono 303 (-5 rispetto a 48 ore fa). Il rischio è alto, allora? Nonostante l'aumento dei casi delle ultime settimane, non c'è da aspettarsi «una seconda grande ondata», e probabilmente neanche un rapido peggioramento che «ci ponga in condizioni simili a quelle di Francia e Gran Bretagna, anche se è un'eventualità da contenere, che però necessita di capire cosa succede nelle prossime 2-3 settimane», ha spiegato l'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli. Intanto, a dieci giorni dall'avvio in quasi tutta Italia, altre cinque Regioni hanno riaperto le scuole, con due milioni di studenti tornati in classe dopo i mesi di pandemia, lockdown e lezioni a distanza. E così in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Puglia ieri è suonata la prima campanella dell'anno, tra dubbi, perplessità e inevitabili disagi, così come d'altronde era capitato già il 14 settembre nel resto del Paese. Non in tutti i comuni, però. Alcuni, infatti, hanno deciso di posticipare ulteriormente l'avvio delle lezioni per garantire maggiore sicurezza a docenti, studenti e personale.