2025-02-04
Alimentari, farmaci e macchinari. Ecco dove scansare i dazi americani
L’export vale 65 miliardi, ma ci sono alcuni settori che vendono di più e che sarebbero più danneggiati dalle gabelle. In una logica di trattative con i singoli Paesi, i buoni rapporti con la Meloni fanno la differenza.Stellantis, meno 16% le immatricolazioni a gennaio. Filosa (Usa), che potrebbe essere il nuovo ad Volkswagen, valuta di ampliare la produzione negli Stati Uniti per evitare le sanzioni.Lo speciale contiene due articoli.Dopo Messico e Canada, nuovi dazi potrebbero abbattersi anche sull’Europa. Almeno questa sembra essere l’intenzione del presidente Donald Trump stando proprio alle sue parole. E numeri alla mano l’Italia, tra i Paesi maggiormente esposti verso gli Stati Uniti, rischia. Anche se i buoni rapporti di Giorgia Meloni con Trump e la logica dei dazi mirati sui singoli Paesi potrebbero fare la differenza. Vediamo quali sono i settori che dovrebbero essere esentati. Il nuovo inquilino della Casa Bianca ha detto di considerare cruciale il riequilibrio della bilancia commerciale americana. «L’Europa ci ha trattato molto male, non compra i nostri prodotti», continua a dire. La bilancia commerciale come ricordato da un recente report dell’Ispi è in profondono rosso per oltre 1.100 miliardi di dollari l’anno ed è peggiorata rispetto all’inizio del primo mandato di Trump nel 2017 quando registrava un passivo di 500 miliardi di dollari. L’Europa secondo i dati del Census Bureau vanta un attivo per il 2024 di oltre 213 miliardi. Il Commissario Ue per l’Economia Valdis Dombrovskis ha annunciato ritorsioni ma da una guerra commerciale l’Unione ha solo da perdere, e tanto. I numeri chiariscono meglio la posta in gioco. Come riporta l’Ispi, sui 1.100 miliardi di dollari di deficit commerciale degli Usa, l’Europa è «responsabile» per circa 230 miliardi (L’Italia per circa 40 miliardi). Un ammontare che si avvicina molto ai 290 miliardi imputabili alla Cina. Questo spiega come mai sia nel mirino di Washington. Secondo i dati Istat nel 2023 gli Stati Uniti sono stati il secondo Paese per l’export italiano, dietro solo alla Germania (74,6 miliardi di euro di esportazioni italiane). In terza posizione c’è la Francia, con 63,4 miliardi di euro di export dall’Italia. Nel 2023 i prodotti esportati negli Stati Uniti hanno raggiunto il valore di 67,2 miliardi. Stando all’Istat, nel 2023 la Lombardia era al primo posto nell’export verso gli Usa (14,4 miliardi di euro), seguita da Emilia Romagna (10,4) e Toscana (9,1 miliardi). A novembre 2024 l’ente statistico ha registrato un calo delle vendite verso gli Usa (- 11,1% su base annua). Nel 2023 l’Italia è stata il primo Paese dell’Ue per esportazioni negli Stati Uniti nei settori di produzione tipici delle Pmi – vino e produzione alimentare, moda, arredamento, prodotti in metallo, gioielleria e occhialeria – con 7,2 miliardi di euro di esportazioni, davanti a Germania, dove l’Italia ha registrato esportazioni per 13,6 miliardi di euro, e Francia con 8,2 miliardi di export nel 2023.Siamo anche al primo posto tra i 27 dell’Unione europea per abbigliamento e accessori moda con 5 miliardi di esportazioni (2,3 miliardi di euro per abbigliamento e 2,7 miliardi per pelli lavorate) e per prodotti alimentari più il vino con 6,8 miliardi di euro e per l’arredamento con 1,6 miliardi. Dal 2019 ad oggi il settore agroalimentare è cresciuto di ben il 40%. In totale le importazioni americane di prodotti alimentari e vino dall’Italia, hanno raggiunto i 6,8 miliardi nel 2023. Nel primo quadrimestre del 2024 c’è stato un aumento del 18% rispetto allo stesso periodo del 2023. Le vendite di olio extravergine hanno avuto un picco del +76% sempre nello stesso arco di tempo, l’aceto del 34,6%, prosciutti e insaccati del 29,2%. È notevole anche il numero dei produttori italiani di specialità alimentari registrati con l’Fda (il primo passo per poter esportare prodotti negli Usa). Al primo trimestre 2024 erano 11.329 con un aumento del 27% rispetto a fine 2019.L’Italia è anche il primo esportatore europeo negli Stati Uniti per la gioielleria con 1,6 miliardi di euro di vendite e per le calzature con 1,4 miliardi di euro di esportazioni. Per occhialeria, gioielleria, bigiotteria, cosmesi, da gennaio ad agosto del 2024, verso gli Stati Uniti sono stati venduti prodotti per 2,5 miliardi di euro. Svettano i prodotti farmaceutici di base e i preparati (8 miliardi nel 2023). Sono voci importanti i macchinari e le apparecchiature (12,3 miliardi), i computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (1,9 miliardi).Allargando lo sguardo a tutta l’Europa, al suo interscambio con gli Stati Uniti, emerge che i dazi andrebbero a colpire in modo pesante. Secondo i dati forniti dal Consiglio europeo, gli scambi di beni e servizi tra Ue e Usa nel 2023 sono stati del valore di 1.540 miliardi di euro. Le esportazioni di beni sono state pari a 503,8 miliardi e quelle di servizi 292 miliardi. I tre principali beni acquistati dal mercato statunitense sono medicinali, prodotti medicinali e farmaceutici e veicoli e motoveicoli. Nel 2023 i medicinali esportati negli Usa sono stati pari a 92 miliardi, rappresentando un terzo del venduto extra Ue. Quanto ai veicoli, secondo l’associazione di settore Acea e altri esperti, gli Stati Uniti sono la destinazione principale per le esportazioni di auto europee, parliamo di 40,3 miliardi di euro nel 2023 (+12% rispetto all'anno precedente), allo stesso tempo le importazioni valgono circa 9 miliardi di dollari.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/dazi-usa-europa-2671088909.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="stellantis-parte-male-anche-nel-2025" data-post-id="2671088909" data-published-at="1738668729" data-use-pagination="False"> Stellantis parte male anche nel 2025 Il mercato automobilistico italiano comincia il nuovo anno come aveva finito il vecchio. Con un totale di 133.692 immatricolazioni, registra a gennaio un calo del 5,9% rispetto allo stesso mese del 2024 e addirittura del 19,1% rispetto a gennaio 2019, l’anno precedente la pandemia. Un dato che riflette una tendenza negativa destinata a perdurare. L’unica differenza è rappresentata dal balzo delle auto elettriche. Ne sono sono state immatricolate 6.721 (+132,2%), con una quota di mercato salita dal 2% fino alla soglia del 5%. Una ben magra consolazione per un mercato in caduta libera. Il centro studi Promotor, ricorda, con rammarico, il gennaio 2001 quando in Italia furono vendute 272.126 auto. Stellantis, come accade ormai da molto tempo fa peggio del mercato. Con 41.551 unità vendute, ha subito una flessione del 15,9%, ma per il gioco della statistica lo share è risalito al 31,1%. La Panda rimane in testa alla classifica con 13.350 unità vendute, seguita dalla Jeep Avenger (4.681) e dalla Citroen C3 (4.142). Tuttavia, i numeri del gruppo rivelano una sofferenza generale che si riflette in una crescente pressione sulle vendite e sugli ordini. Le previsioni sui dazi negli Stati Uniti aggiungono un ulteriore elemento di incertezza per Stellantis, che risulta tra i gruppi più esposti. Con una presenza significativa sia negli Stati Uniti che in Messico, il gruppo potrebbe vedere i suoi margini comprimersi ulteriormente. Proprio per contenere i danni John Elkann ha avviato un’offensiva a tutto campo negli Stati Uniti. Ha cercato Trump promettendogli investimenti per cinque miliardi di dollari e la riapertura dello stabilimento di Belvidere nell’Illinois con 1.500 assunzioni. A suggellare gli impegni la probabile nomina come nuovo amministratore delegato del gruppo di Antonio Filosa attuale capo delle operazioni in Usa Anche Volkswagen sta manovrando per ridurre l’impatto negativo dei dazi. Sta valutando l’espansione della produzione negli Stati Uniti, con particolare attenzione ai suoi marchi premium Audi e Porsche, che al momento non hanno impianti sul territorio americano. Il fatto di essere fabbricati in Germania è stato considerato un valore aggiunto. Ma ora la realtà impone le sue regole. Solo la Ferrari può permettersi il lusso di essere costruita completamente in Italia. L’aumento del prezzo frutto dei dazi non spaventa certo la sua clientela. Volkswagen sul mercato americano, attualmente detiene solo il 4% delle quote di mercato, un dato ben inferiore rispetto ai concorrenti tedeschi Bmw e Mercedes-Benz, che da anni producono negli Stati Uniti. Al momento, il gruppo sta studiando la possibilità di produrre Suv elettrificati per Audi e Porsche nell’impianto di Chattanooga, in Tennessee. La capacità dello stabilimento è di circa 200.000 veicoli all'anno, ma esiste un potenziale significativo per l'espansione. La decisione è urgente, poiché l'imposizione di dazi potrebbe potrebbe erodere fino al 15% del risultato operativo del gruppo, equivalente a circa 2,8 miliardi di euro impattando molto negativamente sui risultati finanziari del gruppo che deve già fare i conti con la perdita del mercato cinese. In un contesto di incertezze e sfide globali, Stellantis e Volkswagen sono chiamate a prendere decisioni strategiche cruciali per il futuro. Entrambi i gruppi devono affrontare una concorrenza sempre più agguerrita e un mercato che sembra faticare a riprendersi. Sarà interessante osservare come queste scelte influenzeranno la loro posizione nel mercato globale, mentre le dinamiche dei dazi e della transizione energetica continuano a plasmare il futuro del settore automobilistico.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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