2025-07-16
Dazi, la Meloni lavora sempre ai negoziati: «Insensati tutti gli altri scenari»
Giorgia Meloni (Getty Images)
Il premier: «Puntiamo a un accordo reciprocamente vantaggioso». Tajani dopo l’incontro con Rubio a Washington: «Le relazioni tra Italia e Usa rappresentano un pilastro dell'alleanza transatlantica».«Continueremo insieme con gli altri leader e in costante contatto con la Commissione europea a lavorare per una accordo che possa essere reciprocamente vantaggioso, che deve essere concluso prima del prossimo 1° di agosto. L’obiettivo resta quello di rafforzare l’Occidente nel suo complesso e rendere ancora più forti le nostre economie che sono già economie strettamente interconnesse. Tutti gli altri scenari sarebbero totalmente insensati nell’attuale contesto»: parole e musica di Giorgia Meloni, che ieri, in conferenza stampa a Palazzo Chigi con il cancelliere federale dell’Austria Christian Stocker, ha ribadito il concetto più volte espresso riguardo alla trattativa in corso tra Usa e Ue sui dazi al 30% che Donald Trump ha annunciato di voler far scattare il prossimo 1° agosto. Una minaccia, secondo molti, che attraverso un sapiente lavoro diplomatico può essere disinnescata come successo già altre volte con altri proclami del tycoon. Purché ovviamente la Ue si muova compatta e con prudenza: «Abbiamo parlato», ha aggiunto la Meloni, «dei negoziati commerciali in corso tra Unione europea e Stati Uniti. Siamo d’accordo sul fatto che occorra scongiurare, come abbiamo detto molte volte, in ogni modo una guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico». Due settimane di tempo sono più che sufficienti per trovare un’intesa, se le parti saranno disposte a venirsi incontro. Lavora al raggiungimento di un accordo il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, che ieri a Washington ha discusso della questione (e non solo) con il segretario di Stato americano Marco Rubio. «Nell’incontro», ha fatto sapere la Farnesina, «sono stati affrontati anche gli aspetti politici del confronto Stati Uniti-Ue sul tema dei dazi». «Sui dazi», ha sottolineato ieri Tajani a Fox business, «dobbiamo arrivare a un accordo e per questo dobbiamo parlare e parlare, in quanto vogliamo raggiungere una intesa che sia win win. L’obiettivo finale è avere una grande area di mercato che includa l’Europa, l’America, il Canada e il Messico. Ma dobbiamo lavorare per un accordo entro il 1° agosto. L’Italia è pronta a investire di più nel vostro Paese. Voglio essere ottimista perché l’America e l’Europa sono le due facce della stessa medaglia. L’America è il nostro migliore amico nel mondo, per l’Italia è importante rafforzare i legami tra Roma e Washington e per questo stiamo lavorando con Rubio e lo stesso fanno la presidente del Consiglio Meloni e il presidente Usa Trump. Noi sosteniamo l’azione del commissario Sefcovic», ha aggiunto Tajani alla Rai, «cercando di dare anche delle buone idee, naturalmente operiamo anche nell’interesse dei prodotti italiani e della nostra industria che non deve essere danneggiata da un accordo sui dazi». Il leader di Fdi ha anche detto di aver ricevuto rassicurazioni «sulla parte politica». «Le relazioni tra Italia e Stati Uniti», ha spiegato Tajani, «rappresentano un pilastro dell’alleanza transatlantica. Nel solco dei nostri valori comuni, lavoriamo per la pace e la stabilità nei principali scenari di crisi».Più ruvido Matteo Salvini, ma il succo del suo ragionamento è lo stesso degli alleati: «I dazi non sono mai una buona notizia», ha detto ieri, «spero che a Bruxelles ci sia gente in grado di trattare, di difendere l’interesse italiano ed europeo, cosa che fino a oggi non c’è stata. Il più grande dazio alle imprese venete e italiane sono i vincoli e la burocrazia di Bruxelles, che la Von der Leyen potrebbe togliere domani mattina. Quindi, al di là di Trump, e spero che la trattativa vada bene», ha evidenziato ancora Salvini, «il problema per le nostre imprese sono gli eccessi di vincoli e di burocrazia che l’Europa ci ha messo. Pensate al Green deal, un’idiozia. Non azzerare e fermare il Green deal adesso, mentre siamo in uno scontro commerciale mondiale, è veramente una cosa inspiegabile. Questo non dipende da Trump, dipende dalla Von der Leyen». Sempre sul fronte Lega, Giancarlo Giorgetti ha mostrato maggiore preoccupazione, spiegando che la soglia del 10% «era ragionevole, non si può andare molto lontano da questo numero, altrimenti diventa insostenibile». Sulla questione dazi è intervenuto anche il leader della Cgil, Maurizio Landini, a margine di un incontro con il vicepresidente della Commissione Ue, Raffaele Fitto. Secondo Landini, la Ue «dovrebbe istituire un fondo europeo di sostegno al reddito e all’occupazione». Il fondo dovrebbe essere strutturato sul modello del Sure, lo strumento di prestiti utilizzato durante il Covid: «Il rischio concreto», ha precisato Landini, «è che il processo di transizione o l’introduzione dei dazi determini licenziamenti e chiusure di imprese e questo per noi non è accettabile. Se non si raggiunge pienamente un accordo che sia dignitoso è necessario che ci sia in ogni caso una reazione da parte dell’Europa, e pensiamo che una delle cose assolutamente da fare sia introdurre anche una tassazione sui servizi digitali, a partire dalle grandi multinazionali». Intanto, ieri Gea ha pubblicato l’ultima versione della lista dei controdazi che l’Ue è pronta a imporre. L’elenco contiene prodotti industriali per un valore di 65,764 miliardi di euro e agroalimentari per 6,352 miliardi. Per un totale di 72,116 miliardi. La lista comprende aeromobili, macchinari, auto motive, motori e componenti, sostanze chimiche e materie plastiche, dispositivi e apparecchiature mediche, alluminio e acciaio, combustibili energetici. Per quel che riguarda l’agroalimentare si trovano frutta e verdura, bevande alcoliche, prodotti provenienti da pesca e acquacoltura, uova, soia e carne. Esclusi i prodotti a scopo militare.
Benedetta Scuderi, Annalisa Corrado, Arturo Scotto e Marco Croatti (Ansa)
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