2018-04-22
Perso il posto in Cassazione, Davigo si lamenta: «Durante Mani pulite ho avuto più processi di Totò Riina»
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Nell'ultimo libro di Riccardo Iacona lo sfogo del magistrato che racconta di essere stato trattato come un boss mafioso nel periodo in cui indagava su Tangentopoli. E ora, dopo aver perso il posto in Cassazione, candida la sua corrente al Csm. Battuto a fine febbraio per il posto da presidente della suprema corte di Cassazione, Piercamillo Davigo, storico magistrato di Mani pulite, torna alla ribalta in questi giorni grazie al libro di Riccardo Iacona Palazzo d'ingiustizia. Il caso Robledo e l'indipendenza della magistratura. Viaggio nelle procure italiane (Marsilio). Le 200 pagine scritte da Iacona stanno mandando in pezzi le toghe, con dibattiti nelle mailing list, richieste di sanzioni disciplinari per il magistrato veneto Andrea Mirenda e persino inviti a singolar tenzone per difendere il Csm. Davigo ha colto al volo l'opportunità per rivendicare l'autonomia della magistratura, che nelle pagine del libro viene messa pesantemente in dubbio sul caso che riguarda il pm Alfredo Robledo nello scontro con l'ex capo della procura di Milano Edmondo Bruti Liberati prima di Expo 2015. Davigo, battuto in Cassazione, ha già deciso che si ricandiderà al Csm in autunno, quando scadranno le cariche a Palazzo dei Marescialli. Non a caso proprio giovedì 20 aprile la corrente davighiana, Autonomia e indipendenza, ha rilasciato una nota polemica. «Prendiamo atto che, a seguito della pubblicazione di un libro che contiene specifiche e gravi accuse all'indirizzo del Csm le uniche reazioni associative hanno riguardato le modalità espressive di tali critiche». Non solo. «Invitiamo tutti i magistrati, i gruppi associativi e gli altri candidati al Csm», scrivono nel comunicato, «a confrontarsi apertamente sul merito delle questioni denunciate piuttosto che sulla forma delle espressioni utilizzate, anche per evitare il rischio che la pubblica sollecitazione di iniziative disciplinari si traduca in una sostanziale intimidazione nei confronti di chi ha esercitato o di chi dovrebbe esercitare il diritto di critica». Il libro di Iacona diventa quindi oggetto di dibattito interno alla magistratura in vista delle nuove nomine. Davigo è tra i protagonisti della fatica letteraria del giornalista e conduttore televisivo. Nell'intervista si definisce «un generale di corpo d'armata» e soprattutto attacca l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi che attaccò i privilegi dei magistrati che godono di un mese e mezzo di ferie estive. Dice Davigo a Iacona che si tratta solo di propaganda. «I magistrati italiani sono, tra gli europei, quelli che lavorano di più». Ma gli attacchi dell'ex pm di Mani pulite si rivolgono soprattutto contro Palazzo dei Marescialli. Perché delle centinaia di nomine fatte negli ultimi anni dal Csm, Davigo dice di condividerne «sì e no un terzo». «E gli altri?», domanda Iacona. «Tutti dirigenti che non sarebbero all'altezza?». «Non è che non siano all'altezza», risponde Davigo, «è che non si capisce per quale motivo siano stati scelti. I criteri di selezione non sono trasparenti e comprensibili. Quella del Csm deve essere una scelta tecnica motivata dalla capacità professionali del candidato. Davigo insiste sull'intreccio tra magistratura e politica. «Siamo a una diminuzione dell'indipendenza, o comunque, l'effetto è quello di avere scatenato tra i magistrati la tentazione di stare lontano dai guai, dalle inchieste scottanti, dai procedimenti disciplinari. Pochi lo sanno ma fare il sostituto procuratore espone continuamente a cause e a procedimenti disciplinari. Quando stavo nel pool di Mani pulite sono arrivato ad avere trentotto procedimenti penali aperti a mio carico, in simultanea, davanti alla procura di Brescia. Credo che neanche Riina (il boss mafioso Totò Riina, ndr) abbia avuto tanti procedimenti in contemporanea. Appartenendo alla categoria degli "indagati innocenti" non me ne sono mai preoccupato, però, per esempio ho avuto quattro anni di ritardo nella progressione di carriera perché ero sottoposto a procedimento penale».
Luca Zaia intervistato ieri dal direttore della Verità e di Panorama Maurizio Belpietro (Cristian Castelnuovo)
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