2024-12-02
Davide Casaleggio: «L’obiettivo di Conte è fondere il M5s nel Pd. Spero gli cambi nome»
Il figlio del fondatore: «Il Movimento è all’eclissi finale. E in futuro l’ex premier potrebbe perfino candidarsi come segretario dem».«È l’eclissi finale del Movimento 5 stelle. Spero perlomeno che adesso cambino nome. È diventato un partito respingente, esclusivo e non inclusivo, con mille mandati e il potere concentrato in una sola persona. La volontà è quella di fondersi con il Pd, e forse l’obiettivo di Conte è candidarsi alla segreteria del Partito democratico».Incontriamo Davide Casaleggio, presidente di Casaleggio Associati e figlio di Gianroberto, fondatore del Movimento 5 stelle, poco prima della presentazione del suo libro Gli Algoritmi del Potere (Chiarelettere). Da Elon Musk a Giuseppe Conte, proviamo con lui a immaginare l’avvenire. «Il futuro? Altro che scissione, tutta la politica dovrà misurarsi con il partito sintetico. Sarà l’Intelligenza artificiale a scrivere programmi e scegliere le persone».Dobbiamo essere ottimisti o pessimisti?«Non è una questione di tifoseria. È un’evoluzione inarrestabile. È come l’elettricità nell’Ottocento. Pensavamo di sfidare i computer, dapprima cercando di vincere una partita a scacchi, ma siamo usciti sempre perdenti. La tecnologia ci porterà in dimensioni che non possiamo neanche immaginare. Non possiamo più sfidarla, ma dobbiamo governarla. Come una formidabile auto da corsa con cui non possiamo più gareggiare: dobbiamo salire a bordo e provare a metterci al volante».Quali saranno le conseguenze più eclatanti?«Solo in Italia, si calcola che almeno 1.700.000 posti di lavoro saranno sostituibili dall’Intelligenza artificiale. Ci spoglieremo del concetto di lavoro come attività obbligatoria della nostra vita. E sarà un cambiamento molto più rapido di quanto pensiamo».Se l’Intelligenza artificiale si metterà a «fare politica», sarà la fine dei Parlamenti, dei governi, dei partiti tradizionali?«L’ultima capacità che sta acquisendo l’Intelligenza artificiale è quella della persuasione. La macchina saprà esattamente come convincerti ad acquistare un certo prodotto, o a votare un certo partito. E già oggi, le ricerche effettuate dall’Intelligenza artificiale sulle propensioni degli elettori, sono molto più efficaci dei tradizionali sondaggi d’opinione».Chi controllerà l’Intelligenza artificiale?«È il problema fondamentale, che va affrontato subito. Le regolamentazioni europee sono farraginose. Se una piccola impresa europea decide di puntare sull’Intelligenza artificiale, spende più in avvocati che in programmatori. Con queste norme, gli investitori punteranno altrove. E, quel che è peggio, si favoriranno le grandi multinazionali che hanno la capacità di creare grandi sistemi verticistici, e sono meno controllabili».Parla di Elon Musk?«È il Leonardo Da Vinci dell’era moderna. A differenza di Leonardo, però, detiene un grande potere economico, intellettuale e adesso anche politico. Questo connubio crea un problema di conflitto di interessi».Cioè?«Faccio un esempio: oggi Musk sta proponendo la sua rete internet Starlink in Italia. È un’ottima notizia per la connessione delle nostre aree rurali. Ma nel momento in cui Musk inizia a connettere le nostre ambasciate con le sue tecnologie, a quel punto a rischio è la sovranità italiana. Il fatto di aver unito 200.000 dipendenti, 7.000 satelliti e un patrimonio immenso, nelle funzioni di un Cottarelli all’americana, con tutti i poteri in mano, è una situazione che va regolamentata. Non l’hanno fatto negli Stati Uniti, forse dovremmo pensarci noi in Europa».Nel suo libro, ad ogni pagina, si percepisce l’orgoglio d’aver fondato il Movimento 5 stelle delle origini.«Abbiamo ispirato tanti movimenti in tutto il mondo, dalle Primavere arabe, agli Indignados in Spagna. Abbiamo portato una nuova consapevolezza collettiva: si può arrivare al governo di un Paese senza finanziamento pubblico, e facendo scegliere direttamente le persone. Il Movimento ha dimostrato che la partecipazione digitale non è un problema tecnico, ma solo politico. Se un’organizzazione non vuole far scegliere il proprio programma e i propri candidati dalla base, si tratta di una decisione esclusivamente politica».Lei ha scritto che in politica «le persone vengono comprate con potere, denaro e ricatti. Ed è per questo che molti movimenti non riescono a continuare la loro battaglia nel tempo». È la storia dei 5 stelle, naufragati per sete di potere?«Sì, e anche qui si tratta di un grande conflitto di interessi. Se chi decide sulle regole è il beneficiario delle regole stesse, ovviamente le norme si snaturano. Come nella Fattoria degli animali di Orwell, a un certo punto gli animali hanno preso il potere e hanno ritoccato tutto il loro manifesto, stravolgendolo».Quali principi sarebbero stati stravolti?Per esempio, il principio base del “secondo mandato” è che la politica debba essere un’attività esercitata per un tempo limitato, per poi tornare al proprio lavoro. Se la politica diventa professione, allora davvero non resta nulla dei principi di una volta. Il Movimento che ho contribuito a fondare era “inclusivo”, questo invece è “esclusivo”, a tal punto da cacciare via 80.000 persone alla vigilia di un’assemblea costituente».Esclusivo, vale a dire oligarchico?«Sì, è un partito non accogliente, è respingente. È l’eclissi finale di un sogno. Già il fatto di chiamare “Nova” un evento dedicato ai 5 stelle è curioso. Non so se sia un lapsus o una volontà precisa…».Effettivamente la «supernova» è tecnicamente una stella che esplode. Non è un’immagine ottimistica. Saranno gli italiani a disintegrare definitivamente i 5 stelle, alle prossime elezioni? Oppure verrà fagocitato dal Pd?«Ci sono spinte interne, a partire dall’attuale leadership, che da sempre premono per una fusione col Pd. È questo l’obiettivo finale dell’attuale dirigenza: diventare una componente del Pd e magari anche candidarsi alla segreteria del Partito democratico. Mi pare il punto di caduta finale di questa esperienza: un partito con mandati infiniti e in connessione col Pd. Storie già viste anche con altri ex premier, come Renzi e Monti».Quindi lei non si meraviglierebbe se Conte si candidasse alla guida del Pd?«No. D’altra parte, intendeva farlo già prima di entrare nel Movimento, e anche oggi i suoi “consigliori” sono persone del Pd, da Bettini in giù».Immagina una scissione, che porti avanti lo spirito originario del Movimento?«Penso che il Movimento digitale, come l’abbiamo conosciuto, abbia già espresso il suo massimo in passato, in Italia come in tutto il mondo. I veri protagonisti del futuro saranno i movimenti “sintetici”, gestiti dall’Intelligenza artificiale. Già oggi queste intelligenze sono in grado di elaborare programmi di partito, gestire l’organizzazione economica, scrivere progetti di legge. In alcune realtà sono stati addirittura creati dei “candidati artificiali”, sulla scia della serie distopica Black Mirror. Queste novità diventeranno strutturali all’interno della politica classica».Dunque?«Se il futuro sarà sintetico, è poco rilevante se nel nuovo Movimento vi saranno o meno fuoriusciti 5 stelle. Spero tuttavia nella partecipazione di tanti ventenni. Per i giovanissimi, sto portando avanti un progetto chiamato “Camelot”: esercitazioni di dibattiti e tavole rotonde nelle scuole, per allenare i ragazzi alla partecipazione, con l’ausilio dell’Intelligenza artificiale. Sono convinto che la vera politica si faccia nelle associazioni, nella società civile, nelle università. Non nei palazzi».Cos’ha provato quando l’assemblea 5 stelle ha abolito il ruolo del garante, di fatto rompendo con il passato? Si è sentito come un padre tradito dal figlio?«Questa diversa forma di organizzazione politica non ha funzionato. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Hanno perso 6 milioni di voti alle politiche, 2 milioni alle Europee, i mille consiglieri comunali a 5 Stelle negli ultimi tre anni si sono ridotti a 150. Ad ogni elezione regionale, comprese le ultime, perdono la metà dei voti. Dal punto di vista meramente scientifico, questa gestione è un fallimento».Il suo consiglio?«Se l’obiettivo di questa creatura politica è rappresentare “la novità”, e riposizionarsi politicamente, allora consiglierei di cambiare il nome. Se qualcuno vuole produrre una Coca Cola di colore blu, sperando che qualcuno la riconosca sugli scaffali, il minimo che si possa fare è cambiare il marchio. Non è solo un consiglio: è anche una mia speranza. Vorrei che il nome del Movimento che abbiamo creato non venga sporcato dalle storture che abbiamo sempre combattuto: il finanziamento pubblico, i mandati senza limiti, e la concentrazione di potere nelle mani di una sola persona».
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».
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