2025-07-05
Le elaborazioni mostrano un numero di decessi ridottissimo. Nel giugno 2022, ultimo anno con conteggi disponibili e considerato il terzo peggiore di sempre, 4 vittime.Mentre siamo costretti a seguire i bollini rosso e arancio assegnati alle città più calde, manco fosse un sciagurato sistema a semaforo di pandemica memoria, a raffreddare gli isterismi sull’estate killer sono proprio i dati Istat. Nel 2022, ultimo anno per il quale è disponibile la panoramica completa, i morti per colpo di calore o eccessiva irradiazione solare (classificati con i codici «Esposizione alle forze della natura») tra giugno e agosto furono in totale 20, su 177.168 decessi estivi per tutte le cause. Andando a ritroso di qualche anno la situazione cambiava di ben poco, eppure l’allarme morti da caldo risuona da tempo, silenziato solo in parte durante l’altra emergenza chiamata Covid. Prima di vedere le elaborazioni fornite alla Verità dall’ingegner Eugenio Florean, è necessario ricordare come è prodotto il materiale dell’Istat utilizzato per scopi statistici e di sanità pubblica. Base di partenza sono le informazioni presenti sulle schede di morte, redatte dal medico che certifica i singoli decessi. Quando arrivano all’Istituto nazionale di statistica, l’operatore li codifica uno a uno, utilizzando la 10° Revisione dei codici Icd-10 (International classification of diseases), una classificazione internazionale delle malattie e di altri problemi di salute, redatta dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e utilizzata in ambito sanitario per registrare diagnosi, cause di morte e altri eventi. Viene dunque assegnato un codice alfanumerico alla causa iniziale di morte, certificazione di fondamentale importanza ai fini statistici. La causa iniziale di morte è «considerata la più informativa dal punto di vista epidemiologico al fine della migliore tutela della salute pubblica», informa l’Istat. Nella categoria «Esposizione alle forze della natura», guardando solo a situazioni tipiche dei mesi estivi troviamo i codici X30 (esposizione a calore naturale eccessivo), X32 (esposizione alla luce del sole) e X39 (esposizione ad altre e non specificate forze della natura, come le radiazioni naturali). Il colpo di calore o l’eccessiva irradiazione viene definita «causa esterna» iniziale, al pari di altre macro cause come la morte violenta (per incidente stradale, omicidio, annegamento), per complicanze medico chirurgiche e altro. Tutto ciò per chiarire che, se la causa principale di morte non è l’infarto, il diabete o l’ictus ma una forte esposizione al caldo o ai raggi solari, l’Istat è tenuto a segnalarlo nelle sue schede. Ciò premesso, guardiamo che cosa era successo realmente nel giugno del 2022, «il terzo più caldo di sempre a livello globale», con l’Italia tra le più colpite «per temperature anomale» secondo quanto dichiarava il programma europeo di monitoraggio satellitare Copernicus. Eppure, in quel mese, su 52.799 decessi per tutte le cause, quelli morti secondo Istat con i tre codici sopra indicati furono appena quattro. Ad agosto 2022 si commentava con altrettanto allarmismo il meteo del mese appena lasciato alle spalle: «Uno dei tre luglio più caldi mai registrati», riferiva la World meteorological organization (Wmo). Mese «al secondo posto assoluto per caldo anomalo in Italia», faceva sapere l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr). «Scavalcato anche il torrido luglio del 2003, e di molto», sottolineava il sito Rinnovabili. Chissà quanti poveretti saranno morti per le temperature eccessive. Invece no, basta guardare sempre i dati Istat. A fronte di 66.098 decessi nel luglio 2022, quelli con i codici «calore» furono 13. Ad agosto, su 58.271 persone decedute per tutte le cause solo 3 comparivano con una di quelle «X» nelle schede Istat. Come ricordato prima, nell’estate così bollente i morti «per clima estremo» furono complessivamente 20, su più di 170.000 che lasciarono questo mondo per ogni altra causa.«A guidare la classifica degli anni più caldi in Italia dal 1800 è ancora il 2018», scriveva l’Ansa. Invece, in quell’estate del 2018 i morti per eventi climatici furono undici, su complessivi 146.337 decessi tra giugno, luglio e agosto. Ci furono più morti «per calore» nell’estate del 2006 (24 decessi su 136.962 per tutte le cause); del 2007 (48 su 137.659); del 2015 (54 su 155.427); del 2017 (33 su 150.855); del 2019 (29 su 152.111). Ma sempre poche decine erano.Certo, se hai il cuore debole, soffri di ipertensione, di diabete mellito, sei obeso, se devi convivere con più patologie, l’esposizione al calore eccessivo non fa bene. Ma da sempre. Non si può gridare alla strage dei fulminati dalle alte temperature. «Urge prevenire, il più possibile, i malori, potenzialmente letali, correlati al gran caldo», è il monito di Mario Balzanelli, il presidente di Sis 118, la società italiana del sistema per le emergenze. Osserva: «Assistiamo, mai come quest’anno, a un incremento degli arresti cardiaci improvvisi, particolarmente sulle spiagge, nella cui genesi le elevate temperature stanno avendo ruolo fondamentale». Forse c’è troppa disinvoltura, o incoscienza, a muoversi sotto il solleone. Ricorda che «nessuno può dirsi al sicuro» e che «pochi accorgimenti possono fare la differenza, tutti devono sapere esattamente come comportarsi». Nel decalogo che propone di osservare, bambini, anziani e soggetti fragili non dovrebbero uscire «tra le 11.30 e le 17». Così pure si dovrebbe «evitare di fare attività fisica al caldo» o di passare ore in spiaggia con temperature infernali, magari consumando alcolici in eccesso. Troppi, invece, anche se parlano di clima impazzito nella realtà ignorano, o sfidano, le più normali regole di buon senso.
Emanuele Orsini (Ansa)
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