2023-05-25
Darmanin ora censura pure Venner
Il ministro francese ha vietato una serata sullo storico che si è tolto la vita dieci anni fa. È bastato bollare l’evento come «di destra» per paventare rischi inesistenti e bloccarlo.Non c’è solo il governo italiano a fare le spese dell’attivismo vagamente isterico di Gérald Darmanin. Il ministro degli Interni francese riserva anche ai suoi compatrioti le sue attenzioni non esattamente benevole. Domenica è giunto persino a far vietare una conferenza su Dominique Venner in un luogo privato, sulla base dei discorsi che presumibilmente vi sarebbero stati pronunciati. Un’azione degna della Precog di Minority Report e, soprattutto, un segnale inquietante sul fronte della libertà d’espressione. Ma facciamo prima un passo indietro. Lo scorso 9 maggio, a Parigi, si è svolta una manifestazione nazionalista in ricordo di Sébastien Deyzieu, un giovane militante morto nel 1994 cercando di sfuggire alla polizia. Il corteo è stato piuttosto pittoresco, ricco di croci celtiche e con numerosi partecipanti con il volto coperto, ma non ha dato luogo a violenze, danneggiamenti o disordini. Una rarità, in Francia, Paese in cui la conflittualità sociale è ben più forte che da noi. Ciononostante e solo sulla base del forte impatto estetico della manifestazione, Darmanin ha inviato a tutti i prefetti una circolare in cui si chiedeva di vietare qualsiasi manifestazione di «estrema destra». Una decisione del tutto autoritaria, tanto più che, a decidere chi è o non è di «estrema destra», è sempre la stessa autorità poliziesca. E veniamo a domenica scorsa. L’Insitut Iliade, la fondazione creata a partire dal messaggio testamentario di Dominique Venner, aveva programmato a Parigi una conferenza in ricordo dello storico che si dette la morte a Notre-Dame esattamente dieci anni fa. Un evento di tipo culturale, esposto a zero rischi di disordini. Ciò non ha impedito alla polizia di sbarrare l’accesso alla sala (privata). Il modo in cui si è mosso Laurent Nuñez, il prefetto di Parigi, ha dell’incredibile. Innanzitutto, la comunicazione del divieto è arrivata il 20 maggio, cioè il giorno prima. Per di più, essa è stata notificata a François Bousquet, scrittore ed editore certamente vicino all’Iliade ma senza alcun ruolo ufficiale al suo interno. È come se, per notificare un atto ufficiale a Fratelli d’Italia, la questura bussasse alla porta di Pino Insegno: visto che è simpatizzante, che avverta lui Meloni... Un tale modus operandi ha reso di fatto impossibile l’opposizione legale dell’istituto. Ma sono le motivazioni messe nere su bianco dalla prefettura che fanno accapponare la pelle. Innanzitutto, si citano i 18 mesi passati in carcere da Venner... nel 1962 (!) per fatti legati all’Oas, l’organizzazione terroristica per l’Algeria francese. Ma giova ricordare che, su quegli eventi, la Francia varò più tardi un’amnistia di cui, evidentemente, il prefetto non ha ancora avuto contezza. Segue, poi, una lettura delirante di alcune comunicazioni dell’Iliade: poiché, sui social, l’Institut ha scritto di non voler «venerare le ceneri» ma, piuttosto, «accendere dei fuochi», formula retorica che invita a un atteggiamento propositivo e non nostalgico, la prefettura sembra aver capito che l’evento di domenica fosse indirizzato verso atti di teppismo piromane. Infine, la prefettura ha ritenuto che esistesse «il serio rischio» che, nell’evento, fossero tenuti «discorsi incitanti all’odio e alla discriminazione» e che bisognasse agire preventivamente, vietandolo. «Vigileremo sul rispetto dei diritti e della libertà», aveva detto, all’indirizzo del governo Meloni, il ministro francese per gli Affari europei, Laurence Boone. Forse è giunto il momento che qualche ministro italiano si metta finalmente a «vigilare» sullo stato della libertà d’espressione nella Francia di Emmanuel Macron.
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