2024-08-20
Danni da vaccino, boom di denunce
Il «Telegraph»: sono 14.000 in pochi giorni, spesso respinte perché la disabilità «non è abbastanza grave». Pure in Germania ci sono rifiuti e lungaggini. Il motivo? Forse che a fine anno scade il termine per le domande.Ieri, intervistato per La Verità da Federico Novella, Lucio Malan - membro della Commissione Covid per Fratelli d’Italia - ha assicurato che questo organismo fresco di costituzione si occuperà anche di danni da vaccino. Ci auguriamo non solo che questo avvenga, ma pure che accada in tempi molto brevi, perché ci sono ancora troppe persone invisibili in attesa di una risposta, e l’aria che si respira qui e nel resto d’Europa non fa ben sperare. Altrove, se non altro, dei piccolissimi passi avanti si sono registrati.Una ampia inchiesta del quotidiano britannico Telegraph ha mostrato nei giorni scorsi che circa 14.000 persone nel Regno Unito hanno fatto richiesta di risarcimento danni al governo, sostenendo di aver subito effetti avversi dei vaccini Covid. Circa il 97% delle richieste di risarcimento concesse, dice l’autorevole giornale inglese, riguardano il vaccino Astrazeneca, e «solo una manciata dei risarcimenti danni liquidati tocca Pfizer o Moderna».Il numero delle domande presentate è stato abnorme. Da quando esiste in Inghilterra il Vaccine damage payment scheme, cioè dal 1979, ha ricevuto circa 16.000 richieste. Significa che prima del Covid soltanto 2.000 persone avevano chiesto il pagamento di danni, contro le 14.000 attuali: «Il numero delle richieste ha raggiunto livelli tali che lo scorso anno il personale amministrativo che tratta le richieste è passato da quattro a 80. Più di 700 persone aspettano da più di un anno una risposta», scrive il Telegraph.Purtroppo, soltanto una piccolissima parte dei richiedenti finora ha ottenuto giustizia.Come spiega il Telegraph, chi viene riconosciuto come danneggiato ha diritto a 120.000 sterline di risarcimento. A quanto pare, però, le autorità sanitarie hanno approvato soltanto 175 risarcimenti, ovvero meno del 2% del totale. Il quotidiano spiega che finora sono state respinte oltre 5.500 richieste e altre 519 sono state respinte prima ancora di raggiungere una valutazione medica. Su quasi 1.000 persone che hanno chiesto che i loro casi fossero riconsiderati, solo 12 sono state ascoltate e alla fine hanno ricevuto l’indennizzo.Sappiamo già che cosa obietteranno i tifosi del regime sanitario: se così tante richieste sono state respinte, significa che i danni sono davvero esigui. Beh, non è esattamente. Il Telegraph - non certo una testata diretta da pericolosi no vax - offre qualche illuminante informazione sui criteri utilizzati dalle istituzioni britanniche per elargire fondi ai danneggiati.«Migliaia di persone sono state respinte da periti medici che affermano che non ci siano prove concrete che il vaccino abbia causato danni», scrive il quotidiano inglese. «Mentre a centinaia di altre è stato rifiutato il pagamento perché “non sono abbastanza disabili”. […] Quasi 350 richieste sono state respinte perché, sebbene i valutatori abbiano accettato che il vaccino avesse causato danni, hanno stabilito che non aveva “causato gravi disabilità”. Secondo le regole, i candidati devono essere disabili al 60%».Il punto, quindi, non è che i danneggiati siano pochi. In realtà sono parecchi, ma molti di loro non sono «abbastanza» danneggiati. Per ottenere i denari, infatti, si deve dimostrare di avere sviluppato una disabilità particolarmente pesante. E tutti gli altri, quelli che hanno subito conseguenze negative giudicate leggere? Che si arrangino pure.Va detto, in ogni caso, che nel Regno Unito - per quanto sia sconfortante e irritante - la situazione è quasi migliore che in altre nazioni (tra cui la nostra) dove i risarcimenti sostanzialmente non sono mai partiti e dove i danneggiati sono ancora costretti a vagare disperatamente per studi medici e aule di tribunale.In Germania, poche settimane fa, il tribunale regionale di Magdeburgo ha respinto la causa di un querelante sessantenne che aveva fatto parecchio scalpore nel 2023. L’uomo aveva avuto un infarto dopo la seconda dose di vaccino Biontech, motivo per cui aveva chiesto un risarcimento del danno, ma secondo il giudice lui e i suoi legali non sono riusciti a dimostrare il nesso causale tra l’iniezione e il malore. Il tribunale tedesco ha rifiutato di considerare una serie di articoli scientifici presentati dall’avvocato del querelante, con la motivazione che si trattava di lavori in lingua inglese non ammissibili. Insomma, pare che anche in questo caso la decisione della corte si sia basati sulle consuete formule del sanitariamente corretto: il vaccino salva le vite, il rapporto rischi/benefici consiglia di farsi la puntura, e fine dei giochi.La causa, benché si sia evoluta in una maniera che ormai abbiamo imparato a conoscere, offre uno spunto suggestivo. Tobias Ulbrich, avvocato del sessantenne danneggiato, ha avanzato un sospetto. E cioè che i tribunali stiano prendendo tempo, rinviando le decisioni o rallentandole. Motivo? A fine 2024 scadono i tre anni di tempo concessi a chi presenta richiesta di risarcimento per danni da vaccinazione. Per farla breve: il rischio è che le corti temporeggino per far sì che i danneggiati non ottengano soldi.Certo, può darsi che sia soltanto un cattivo pensiero frutto di eccessiva diffidenza. Tuttavia, osservando quel che avviene qui da noi e a questo punto anche in altre nazioni il timore si fa piuttosto concreto. Al netto delle speculazioni, restano alcune certezze: i danni da vaccino sono reali, ormai lo ammettono persino le case farmaceutiche. Ma per coloro che li hanno subiti la strada per ottenere giustizia è ancora un doloroso e umiliante percorso a ostacoli.