2021-04-16
Dall’Ue pochi soldi e in ritardo. E li restituiremo con nuove imposte
Il commissario Johannes Hahn conferma i punti deboli. In vista ci sono web, sugar e plastic taxMercoledì a Bruxelles il commissario al Bilancio, Johannes Hahn, ha confermato quello che pensiamo e scriviamo da tempo: i soldi del Recovery fund o Next generation Eu arriveranno tardi - soprattutto per noi italiani tardissimo; non siamo sicuri che non influiranno negativamente sulle emissioni del debito nazionale - che per noi sarebbe un disastro; chi primo arriverà meglio alloggerà - nel senso che non c'è certezza che se tutti li chiedono insieme ce ne siano abbastanza; andranno restituiti tutti: i prestiti perché sono prestiti, e lo dice il nome stesso, i sussidi a fondo perduto pure in quanto andranno sul bilancio comunitario che è fatto di uscite ma anche di entrate che vengono dagli Stati membri, compreso il nostro. Ma andiamo per ordine.Settecentoventicinque miliardi di euro andranno per il Fondo per la ripresa: 338 saranno sussidi e 387 prestiti. Il rimborso avverrà tra il 2026 e il 2058, centenario della nascita dello scrivente. Quindi è probabile che io non assisterò alla restituzione, ma è pur vero che non parteciperò neanche alla restituzione totale, ma queste sono questioni personali che al lettore interessano quanto la migrazione dei pesci nel Mar Baltico. Partiamo dal primo punto, il ritardo. Se tutto va bene i primi soldi dovrebbero arrivare a luglio. Cioè dopo 16 mesi dall'inizio della pandemia. Che tempestività. Però c'è un ma. Perché la Commissione possa fare questa operazione - cioè che Bruxelles possa indebitarsi sui mercati vendendo titoli del debito pubblico europeo - ci vuole la ratifica dei 27 Paesi. Ne mancano dieci all'appello e soprattutto manca il pronunciamento della Corte costituzionale della Germania che ha contestato alla Commissione la possibilità che l'Ue si indebiti sul mercato. Quindi tardi e forse. Questo va contro un detto popolare che dice a proposito dei soldi: «Pochi, maledetti e subito». Cioè meglio un pronto incasso, anche modesto, che una speranza incerta di più sostanziosi incassi futuri. I soldi che ci verranno prestati andranno restituiti, alla fine vedremo quanto risparmieremo sui soldi prestati dall'Europa. C'è chi ha calcolato che risparmieremo mezzo miliardo l'anno che in sette anni fanno 3 miliardi e mezzo. Ma su questo vedremo. Intanto devono cominciare a prestarceli. I rimanenti 70 miliardi di sussidi arriveranno col contagocce, infatti è calcolato che l'Unione si indebiterà per 150 miliardi di euro l'anno da distribuire, tra prestiti e sussidi, per 27 Paesi. I sussidi andranno restituiti. Come? Scaricandoli sulle generazioni future e prendendoli da dove? Dalle tasse. Infatti, a livello europeo si parla già di una digital tax, di una plastic tax e di una sugar tax. Una marea di tasse: alta o bassa l'importante e che si tassa. E queste tasse da dove saranno prese? Dagli Stati membri che versano il loro contributo regolarmente nel bilancio europeo. A far due conti tra quello che verseremo e quello che riceveremo alla fine ci rimarrà in tasca circa la metà dei sussidi, diciamo 40 miliardi. Dei 209 annunciati dal professor Conte, già inventore del bazooka finanziario, voi capite bene che siamo arrivati a poco più che una fionda.Ora, finché lo scrivevamo noi de La Verità se ne poteva anche discutere e dubitare, ma dopo che il commissario Hahn ha pronunciato il verbo noi, a questo punto, non facciamo che trascriverlo. Hahn ha detto anche un'altra cosa per la quale siamo costretti a recitare il sommo Leopardi: «Non so se il riso o la pietà prevale». Ha infatti affermato, evidentemente in un momento o di rapimento mistico, o di autoconsiderazione nietzschiana da super uomo, che la speranza (già il termine scelto, sia pure con la s minuscola, in Italia può destare qualche preoccupazione) è che i 27 con queste emissioni possano competere con le emissioni sovrane in dollari. Forse sfugge al dottor Hahn che gli Stati Uniti hanno varato un piano di aiuti all'economia nazionale da 1.900 miliardi di dollari che andranno a sostenere e a ristorare (in questo caso i verbi sono appropriati) le condizioni economiche delle famiglie e delle imprese americane. Questi soldi in una nazione che ha 330 milioni di abitanti contro una Unione europea che con 450 milioni di abitanti mette a disposizione 725 miliardi di euro, la metà dei quali sotto forma di prestiti. Per carità la speranza è l'ultima a morire, ma quando è infondata il suo arrivo è preceduto dalla morte, cioè muore prima che si realizzi. Ma non è finita qui. Ci saranno delle altre puntate, forse non siamo al genere soap opera, ma ci stiamo avvicinando pericolosamente.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)