2020-06-03
Dall’Italia un esposto contro l’Oms
Tedros Adhanom Ghebreyesus (Ansa)
Depositato alla Procura di Milano un dossier con date e documenti: Pechino taceva sul dilagare del Covid-19, mentre l'organizzazione minimizzava la gravità del quadro. Anche in Italia cominciano ad accumularsi esposti contro la gestione della pandemia da parte dell'Oms. Come quello che Giovanna Muscetti, in passato presidente del Consorzio destinazione della Valtellina, ha presentato a fine aprile alla Procura di Milano con l'assistenza legale dell'avvocato Giancarlo Cipolla. La denuncia ricostruisce la vicenda con date precise e documenti. Partendo da dicembre 2019 quando a Wuhan inizia una strana epidemia di polmoniti. Il 27 dicembre i laboratori cinesi sequenziano il genoma del nuovo virus, come rivela il giornale online Caixin, ma la Cina aspetterà ben due settimane per dare al mondo la sequenza del genoma. Eppure il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, si complimenta per «la rapidità con cui la Cina ha scoperto il focolaio, isolato il virus, sequenziato il genoma e condiviso con l'Oms e col mondo». Il 14 gennaio Ghebreyesus fa un tweet tranquillizzante: «Dalle indagini preliminari delle autorità cinesi non ci sono prove di trasmissione da uomo a uomo». Il 23 gennaio il Comitato di emergenza dell'Oms discute se dichiarare l'emergenza sanitaria globale. I delegati di Pechino si oppongono e Ghebreyesus si prepara ad incontrare il presidente Xi Jinping. Il 28 gennaio Ghebreyesus vola, quindi, a Pechino ed elogia la trasparenza cinese: «Elogerò la Cina ancora ed ancora!». Intanto invita il mondo a non tagliare i voli commerciali con la Cina dichiarando che «non c'è bisogno di misure che interferiscano con i viaggi ed il commercio internazionale». Il 30 gennaio l'Oms dichiara l'emergenza sanitaria mondiale. Nei numero diffusi da Pechino non vengono inclusi gli asintomatici ma il report finale della missione dell'Oms in Cina sostiene che «la percentuale di infezioni veramente asintomatiche non sembra un fattore trainante della trasmissione». Il 31 gennaio secondo le linee guida Oms un paziente è sospetto di coronavirus solo se ha i sintomi di un'acuta infezione respiratoria con febbre di 37,5 gradi; ha avuto un contatto con la Cina. Il 21 febbraio si scoprono i primi casi in Lombardia. Non vengono, però, cercati i casi asintomatici. L'11 marzo l'Oms dichiara la pandemia quando ormai il contagio ha raggiunto 114 Paesi. Cinque giorni dopo la rivista Science dichiara che «gli asintomatici non riconosciuti sono stati la causa del 79% dei casi». Il 2 marzo i test per gli asintomatici possono essere considerati nella valutazione degli infetti. Il 3 marzo per l'Oms solo l'1% è asintomatico. Il 16 marzo il responsabile tecnico dell'Oms per il coronavirus, Maria Van Kerkhove, dichiara che «la nostra definizione di caso infetto include anche gli asintomatici» mentre Ghebreyesus esorta tutti a fare i test. Eppure, le linee guida dell'Oms del 6 aprile continuano a non consigliare le mascherine per tutti. Ritardi, omissioni e repentini cambi di direzione. Di qui, la richiesta di valutare l'opportunità di procedere penalmente nei confronti dei soggetti che saranno ritenuti responsabili per i fatti/reati che l'autorità giudiziaria dovesse ravvisare. «Le azioni di risarcimento dei danni, da promuovere in sede civile, fioccheranno non appena saranno quantificati nella loro effettiva entità», commenta l'avvocato Cipolla. Per ora si muovono i cittadini, quando lo farà anche Conte?
Jose Mourinho (Getty Images)