2020-03-05
Dall’apertura degli archivi vaticani la verità sul Pontefice più diffamato
La Santa Sede diffonde i documenti su Pio XII, Papa accusato anche recentemente di omertà sulle atrocità dei tedeschi. Ma Pacelli aiutò molti ebrei e contrastò i totalitarismi: prima quello nazista, poi quello stalinista.Con un provvedimento ad hoc, papa Francesco il 2 marzo 2020 ha reso pubblico l'archivio storico vaticano relativo alla sezione per i Rapporti con gli Stati della segreteria di Stato (Asrs).Grazie a questo atto si può finalmente fare luce su uno dei papi più calunniati della storia: Pio XII.Le carte ora sono a disposizione degli studiosi e dalle primissime notizie che giungono da chi ha potuto accedervi già emergono dati interessanti. Soprattutto su quello che è sempre stato il punto dolens dei rapporti tra il mondo ebraico e papa Pacelli, ovvero la presunta sua connivenza rispetto al rastrellamento del ghetto di Roma. I fatti sono noti. Sabato 16 ottobre 1943, tra le cinque e mezza del mattino e le due del pomeriggio, le Ss del tenente colonnello Herbert Kappler effettuarono una retata di 1.259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 bambini, quasi tutti appartenenti alla comunità ebraica, principalmente in via del Portico d'Ottavia e nelle strade adiacenti, ma anche in altre differenti zone della città di Roma. Di tutti coloro che furono oggetto del rastrellamento, ben 1.023 furono stipati nei ventotto vagoni che partirono dalla stazione Tiburtina alla volta del campo di sterminio di Auschwitz. Soltanto sedici di loro sopravvissero: quindici uomini e una donna, Settimia Spizzichino, morta nel 2000.Gli ebrei di Roma hanno sempre contestato a Pio XII il silenzio su questa vicenda, e l'accusa sembra aver pesato non poco sul processo di canonizzazione di Pacelli. Resta ancora poco politicamente corretto, anche dentro alcuni settori della Chiesa cattolica, parlare di Pio XII come santo. Lo stesso rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, in questi giorni è tornato a tuonare contro papa Pacelli sulla vicenda del suo asserito silenzio rispetto ai fatti del 1943.Eppure, dai documenti resi pubblici dopo il 2 marzo anche sulla spinosa vicenda delle deportazioni romane emerge qualcosa di interessante che smonta le ingiuste accuse rivolte a Pio XII. Tra le carte desecretate è stata rinvenuta una nota pubblicata dal presseservice di Washington il 20 ottobre 1943, proprio su quanto successo quattro giorni prima: «Nella notte del 15-16 ottobre un numero considerevole di ebrei sono stati arrestati in varie parti di Roma. Dopo essere stati tenuti 24 ore nel collegio militare sono stati trasportati ad una destinazione sconosciuta. È detto qui che la Santa sede si è interessata che simili accaduti non si ripetano e in favore di casi particolari». Accanto a quella nota, papa Pacelli ha scritto di proprio pugno un commento: «È prudente che presseservice mandi queste notizie?». Questa frase è rivelatrice della preoccupazione che sempre ha attanagliato la coscienza di Pio XII: quella di non rendere pubblico il suo interventismo in favore degli ebrei per evitare di peggiorare la situazione con pericolose crisi diplomatiche, e soprattutto di evitare di essere messo in condizione di non poter più aiutare nessuno. Una linea di prudenza condivisa da tutti in Vaticano. Lo dimostra la risposta che monsignor Tardini, segretario della Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari, pose sotto la domanda retorica di Pacelli: «No davvero!». In effetti, non era davvero prudente stuzzicare le vespe della Gestapo.L'archivio ora reso pubblico conserva 170 fascicoli contenenti la storia di circa 4.000 ebrei e cattolici di ascendenza ebraica che chiesero aiuto alla Santa sede, ottenendolo con impegno costante. Tra le carte spicca, per esempio, la lettera di Margareth Bach, la figlia del rabbino capo di Vienna che, nel luglio del 1944, ringrazia il Papa per gli aiuti ricevuti, e foto e lettere di bambini bisognosi tedeschi che ringraziano anche loro Pacelli per gli aiuti spediti nelle loro case. Nella «Serie Italia 1352b» si può anche trovare il fascicolo intitolato «Accuse contro monsignor Ottaviani di aver concesso documenti falsi ad ebrei e averli ricoverati in edifici extraterritoriali». Effettivamente, gli studiosi avranno materiale per riscrivere la storia del cosiddetto «silenzio» della Chiesta rispetto al tema della persecuzione ebraica.Dalle carte emergono, però, anche altri aspetti dell'azione di Pacelli. Per esempio, gli interventi sulle aggressioni verbali e fisiche contro i sacerdoti, prima da parte dei fascisti e poi, dopo la guerra, da parte dei comunisti. Emerge anche la sua preoccupazione e il suo provvidenziale impegno per la ricostruzione delle chiese e del patrimonio artistico religioso.Immensa è la mole di documenti sulla «Chiesa del silenzio» perseguitata dalla dittatura sovietica. È documentata la devastazione e la distruzione delle diocesi e di tutto ciò che era cattolico nei Paesi dell'Est, come nutrita è la quantità di carte relative ai grandi processi-farsa contro la gerarchia ecclesiastica da parte dei vari regimi comunisti. Per esempio, il processo al cardinale croato Alojzije Stepinac, quello al cardinale ceco Josef Beran, e quallo al cardinale ungherese József Mindszenty.Le carte raccontano ancora di papa Pacelli costretto ad intervenire sempre all'insegna della virtù della prudenza per non aggravare le cose. In realtà quest'uomo di Dio ha avuto la disgrazia di vivere a cavallo delle due più feroci dittature genocide anticristiane della storia dell'umanità: il nazismo e il comunismo. Per un pontefice che percepisce davvero il senso della responsabilità del suo ruolo e, soprattutto, il senso della paternità universale non è facile trattare con il potere quando quest'ultimo non nasconde il progetto politico di sbranarti. Pacelli ha vissuto nella piena consapevolezza che Hitler avesse un piano per arrestarlo e deportarlo in Germania, e che Stalin aveva progettato di far abbeverare i cavalli dei cosacchi nella fontana di piazza San Pietro. Solo per questo Pio XII meriterebbe di essere santo.
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)
L'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)