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2019-12-17
Dalla lotteria ai capannoni un fiume di tasse sommergerà gli italiani
I binari sono quelli che il ministro Roberto Gualtieri ha deciso di seguire nella lettera mandata alla Commissione Ue lo scorso 23 ottobre: deficit al 2,2% e maggiori entrate per lo 0,7% del Pil, visto che la sterilizzazione dell'aumento Iva avrebbe, in sé, portato il deficit al 2,9%. Fanno circa 12 miliardi da recuperare, e i modi sono tre. Primo: altro deficit, e il governo ha deciso di non entrare in guerra con l'Ue. Secondo: meno spese. Terzo, appunto: tasse. Nel tentativo di far apparire meno visibile il terzo metodo, l'esecutivo ha optato per polverizzare il tutto in una costellazione di tasse, parlando con grande ottimismo di oltre 3 miliardi di recupero di evasione fiscale.
La manovra 2020 vede così l'introduzione di diversi nuovi tributi, che si aggiungono a quelli che già pesano nelle tasche degli italiani. Eccoli.
L'imposta sulla plastica avrà un gettito per il 2020 di 140,6 milioni di euro, quella sui prodotti accessori al consumo di tabacchi porterà 30,6 milioni di entrate per lo Stato. «Lo schema di norma prevede un generalizzato incremento della tassazione per tutte le tipologie di tabacchi lavorati», si legge dalla relazione tecnica allegata. Si parla dunque di un aumento dell'aliquota di base per le sigarette dal 59,5% al 59,8%. E per i trinciati per sigarette dello 0,5% (dal 58,5 al 59%). La tassa sullo zucchero o sugar tax, che vedrà la sua partenza il 1° aprile del 2020, avrà un gettito di 58,5 milioni di euro. Nel dettaglio l'imposta è fissata nella misura di 10 euro per ettolitro per i prodotti finiti e di 0,25 euro per chilogrammo per tutti i prodotti che devono essere usati previa diluizione.
Colpiti anche i buoni pasto per i lavoratori, che vedono l'esenzione in diminuzione. La legislazione vigente prevede infatti un limite di esenzione pari a 5,29 euro per i buoni pasto in forma cartacea e di 7 euro per quelli elettronici. La manovra 2020 riduce l'esenzione a 4 euro per i buoni cartacei e l'incrementa a 8 per quelli elettronici.
Il cashless (possibili detrazioni Irpef del 19% solo nel caso in cui la spesa sia fatta con strumenti tracciabili) nel 2020 vedrà un gettito pari a zero e nel 2021 a 868 milioni di euro. La Web tax, la tassa sui colossi di Internet, non dovrebbe pesare sui cittadini (ipotesi che dovrà essere verificata nella pratica. In Francia l'introduzione di questa tassa è stata riversata sul consumatore finale da parte degli stessi colossi del Web) porterà ad entrate per 600 milioni di euro nel 2020. Per il 2021 e il 2022 il gettito scenderà a 108 milioni. Il potenziamento dell'attività di evasione e pseudonimizzazione dei dati personali (tecnica che consente di memorizzare i dati dei contribuenti in modo da impedire l'identificazione del soggetto in questione) porterà a 125 milioni. L'importo sale a 251 milioni per il 2021. L'amministrazione fiscale ha stimato che per ogni euro in più incassato da attività di prevenzione e contrasto all'evasione fiscale si generino 0,15 euro di versamenti spontanei. Secondo la relazione tecnica alle somme di gettito definite per il 2020-2021 e 2022 «si potrebbero aggiungere altri 69 milioni di euro derivanti da versamenti spontanei effettuati dai contribuenti». Insomma si darà il via a una operazione anti evasione guidata dalla Guardia di Finanza e dell'Agenzia delle entrate (dove però c'è uno scontro sul nuovo vertice).
Salta l'intervento sulla Tobin tax a seguito della pronuncia sull'inammissibilità tecnica: avrebbe introdotto un'aliquota dello 0,04% sulle transazioni finanziarie online. Per il mattone salta la cedolare secca a uso non abitativo. Resta spazio solo per i contratti che verranno stipulati entro fine anno. Una decisione che farà scattare verso l'alto l'imposizione in un settore già in difficoltà. E la decisione del governo è ancora più paradossale, se si considera che emendamenti di numerosi gruppi politici avevano riproposto il tema: tutto ignorato.
Nella nuova manovra 2020 è inoltre prevista anche l'abrogazione della flat tax per le partite Iva fra i 65.000 e i 100.000 euro di fatturato. Misura che aveva fatto tirare un sospiro di sollievo a questa categoria, che così dal 2020 si ritroverà senza «agevolazioni» e con la reintroduzione dei vecchi paletti e cause ostative anche per chi formalmente potrebbe ancora accedervi (entro i 65.000 euro). Si parla infatti dell'introduzione del limite a 20.000 euro di spesa sostenuta per il lavoro accessorio, lavoro dipendente e per i compensi erogati ai collaboratori. L'esclusione dal forfettario (si applicava al reddito imponibile un'unica imposta pari al 15%, che andava a sostituire quelle ordinariamente previste come l'imposta sui redditi, l'Irap e le addizionali regionali e comunali) per tutti quei soggetti che nel 2019 hanno percepito redditi da lavoro dipendenti e assimilabili oltre i 30.000. Per chi invece riesce a rientrare nel regime forfettario c'è una novità: fattura elettronica. L'uso della fattura digitale sarà infatti esteso anche ai contribuenti che operano nel «nuovo» regime di vantaggio e che attualmente sono inclusi nel regime dei forfettari. Nel complesso si stima che la fattura elettronica (introdotta per le operazioni B2B e per i nuovi soggetti) porterà a ricavi per 13,39 milioni di euro. È stata anche prevista l'addizionale Ires del 3% sui redditi derivanti dallo svolgimento di attività di concessione. Questo porterà ad un gettito pari a 191,7 milioni di euro. Ma le tasse non finiscono qua, perché per cercare di racimolare il più possibile si è anche incrementato il prelievo sulle vincite oltre i 500 euro, che porterà nel 2020 a un gettito pari a 296,10 milioni di euro.
Il Tesoro mette insieme 475 pagine di sviste e coperture mancanti
Una manovra pasticciata, confusa, scritta male. Se potesse, la Ragioneria generale dello Stato rimanderebbe a settembre la maggioranza. La legge di bilancio così come è stata partorita, tra battibecchi, prove di forza, ripensamenti e cambiamenti dell'ultima ora, è un monumento alla superficialità e alla sciatteria. La lunga gestazione in commissione Bilancio al Senato ha portato ad un restyling da 3 miliardi tra ritocchini vari e sub-emendamenti del governo e dei relatori.
Una giungla di piccole e macro modifiche sulle quali la Ragioneria generale dello Stato ha voluto vederci chiaro per verificare la solidità delle coperture. In una relazione di 475 pagine i tecnici del Tesoro hanno passato al setaccio il testo, chiedendo di riscrivere una settantina di commi perché formulati in modo inesatto o incompleti. A questi si aggiunge la richiesta di correzioni definite «di drafting» per altre 29 norme. Una sonora bacchettata alla maggioranza, che però il viceministro dell'Economia, Antonio Misiani, minimizza: i 700 milioni di coperture mancanti «sono una leggenda metropolitana» e gli interventi della Ragioneria «sono minimi».
Il provvedimento va approvato entro fine anno altrimenti scatta l'esercizio provvisorio. Tant'è che per fare in fretta la votazione del Senato ieri si è protratta fino a notte fonda. Quello che è rimasto fuori, perché stralciato, sarà sicuramente recuperato nel Milleproroghe, ultima occasione utile per far passare la consueta vagonata di «marchette». Tra le 39 misure sotto la lente dei tecnici del Tesoro, per le coperture c'è il ripristino dello sconto in fattura per sismabonus ed ecobonus limitato agli interventi di ristrutturazione rilevanti (oltre 200.000 euro per le parti comuni degli edifici condominiali). Si chiede lo stralcio della sospensione del reddito di cittadinanza in caso di lavori brevi. Nella relazione dei tecnici del Tesoro si legge che la norma «comporta maggiori oneri non quantificati né coperti» e che «la relazione tecnica pervenuta è incongrua e inadeguata». Per lo stesso motivo, viene chiesto di accantonare l'estensione ai pediatri dei fondi per avere macchinari per gli esami in studio.
Alcuni rilievi coincidono con le norme bocciate dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Oltre alla cannabis light, al rinvio del regime di maggior tutela per le bollette elettriche e la Tobin tax sul trading online, saltano dalla manovra pure i poteri alla Consob contro le truffe sul Web e la cambiale digitale. Tra le norme dichiarate inammissibili dalla presidenza del Senato c'è quella che dava all'Autorità di vigilanza la possibilità di bloccare i siti Web che svolgono attività illecite legate, fra l'altro, a trading finanziario o pubblicità.
Via anche la norma che prevedeva assunzioni di esperti alla presidenza del Consiglio per l'agenda digitale. Cassata la piattaforma digitale della pubblica amministrazione per le notifiche delle multe. Bocciata l'istituzione della figura del commissario straordinario per le strade provinciali in Sicilia. Semaforo rosso per le assunzioni nelle Province e per alcune modifiche allo Sblocca Italia. Nulla da fare per l'aumento di organico del Consiglio di Stato, del Tar e della Corte dei conti.
La Ragioneria ha chiesto di riformulare la norma che prevede l'avvio del Centro di studio e di ricerca internazionale sui cambiamenti climatici, con la quantificazione della spesa in 500.000 euro come contributo da parte dello Stato, a partire dal 2020. Non erano stati infatti quantificati i maggiori oneri per i quali non è prevista la copertura. Va riformulata la norma sulle assunzioni dei vigili del fuoco.
Non passano il potenziamento dell'offerta formativa nella scuola dell'infanzia (con l'introduzione dell'educazione finanziaria ed economica), alcune norme relative al fondo temporaneo delle banche di credito cooperativo e alla banca dati informatizzata delle verifiche Inail. Tra gli emendamenti dell'ultima ora compare una classica mancetta. Il Parco museo minerario delle miniere di zolfo delle Marche, istituito nel 2005, cambia nome e si allarga all'Emilia Romagna. Per questa operazione è autorizzata la spesa di 500.000 euro l'anno dal 2020 al 2022. Viene inoltre intensificata l'attività di oleoturismo, cioè tutte le attività di conoscenza dell'olio d'oliva. Un emendamento istituisce un fondo per l'agricoltura biologica del valore di 4 milioni di euro per il 2020 (poi 5 milioni annui dal 2021). Viene autorizzata la partecipazione italiana al settimo aumento di capitale della Banca africana di sviluppo, con oneri valutati in 20 milioni di euro l'anno dal 2020 al 2027. È anche istituito un fondo di mezzo milione per le celebrazioni dei cinquant'anni delle Regioni. Tra gli emendamenti del governo c'è l'istituzione di un «Fondo per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti» pari a 3.000 milioni di euro per il 2020 e 5.000 milioni annui dal 2021, che dovrebbe servire ad attuare interventi per ridurre il peso delle tasse.
Ora la palla passa alla Camera, con l'obiettivo di tagliare il traguardo - se tutto va bene - entro la prossima settimana.
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Riduci
Prelievi del 20% sulle vincite oltre 200 euro, rincari su tabacchi, bottiglie di plastica e bevande zuccherate. Sparisce la cedolare secca per gli affitti di spazi commerciali.Un centinaio fra commi ed emendamenti, compresi quelli per assumere i pompieri, sono stati riscritti su input della Ragioneria dello Stato. Negato altro personale alla presidenza del Consiglio.Lo speciale contiene due articoli.I binari sono quelli che il ministro Roberto Gualtieri ha deciso di seguire nella lettera mandata alla Commissione Ue lo scorso 23 ottobre: deficit al 2,2% e maggiori entrate per lo 0,7% del Pil, visto che la sterilizzazione dell'aumento Iva avrebbe, in sé, portato il deficit al 2,9%. Fanno circa 12 miliardi da recuperare, e i modi sono tre. Primo: altro deficit, e il governo ha deciso di non entrare in guerra con l'Ue. Secondo: meno spese. Terzo, appunto: tasse. Nel tentativo di far apparire meno visibile il terzo metodo, l'esecutivo ha optato per polverizzare il tutto in una costellazione di tasse, parlando con grande ottimismo di oltre 3 miliardi di recupero di evasione fiscale. La manovra 2020 vede così l'introduzione di diversi nuovi tributi, che si aggiungono a quelli che già pesano nelle tasche degli italiani. Eccoli.L'imposta sulla plastica avrà un gettito per il 2020 di 140,6 milioni di euro, quella sui prodotti accessori al consumo di tabacchi porterà 30,6 milioni di entrate per lo Stato. «Lo schema di norma prevede un generalizzato incremento della tassazione per tutte le tipologie di tabacchi lavorati», si legge dalla relazione tecnica allegata. Si parla dunque di un aumento dell'aliquota di base per le sigarette dal 59,5% al 59,8%. E per i trinciati per sigarette dello 0,5% (dal 58,5 al 59%). La tassa sullo zucchero o sugar tax, che vedrà la sua partenza il 1° aprile del 2020, avrà un gettito di 58,5 milioni di euro. Nel dettaglio l'imposta è fissata nella misura di 10 euro per ettolitro per i prodotti finiti e di 0,25 euro per chilogrammo per tutti i prodotti che devono essere usati previa diluizione. Colpiti anche i buoni pasto per i lavoratori, che vedono l'esenzione in diminuzione. La legislazione vigente prevede infatti un limite di esenzione pari a 5,29 euro per i buoni pasto in forma cartacea e di 7 euro per quelli elettronici. La manovra 2020 riduce l'esenzione a 4 euro per i buoni cartacei e l'incrementa a 8 per quelli elettronici.Il cashless (possibili detrazioni Irpef del 19% solo nel caso in cui la spesa sia fatta con strumenti tracciabili) nel 2020 vedrà un gettito pari a zero e nel 2021 a 868 milioni di euro. La Web tax, la tassa sui colossi di Internet, non dovrebbe pesare sui cittadini (ipotesi che dovrà essere verificata nella pratica. In Francia l'introduzione di questa tassa è stata riversata sul consumatore finale da parte degli stessi colossi del Web) porterà ad entrate per 600 milioni di euro nel 2020. Per il 2021 e il 2022 il gettito scenderà a 108 milioni. Il potenziamento dell'attività di evasione e pseudonimizzazione dei dati personali (tecnica che consente di memorizzare i dati dei contribuenti in modo da impedire l'identificazione del soggetto in questione) porterà a 125 milioni. L'importo sale a 251 milioni per il 2021. L'amministrazione fiscale ha stimato che per ogni euro in più incassato da attività di prevenzione e contrasto all'evasione fiscale si generino 0,15 euro di versamenti spontanei. Secondo la relazione tecnica alle somme di gettito definite per il 2020-2021 e 2022 «si potrebbero aggiungere altri 69 milioni di euro derivanti da versamenti spontanei effettuati dai contribuenti». Insomma si darà il via a una operazione anti evasione guidata dalla Guardia di Finanza e dell'Agenzia delle entrate (dove però c'è uno scontro sul nuovo vertice).Salta l'intervento sulla Tobin tax a seguito della pronuncia sull'inammissibilità tecnica: avrebbe introdotto un'aliquota dello 0,04% sulle transazioni finanziarie online. Per il mattone salta la cedolare secca a uso non abitativo. Resta spazio solo per i contratti che verranno stipulati entro fine anno. Una decisione che farà scattare verso l'alto l'imposizione in un settore già in difficoltà. E la decisione del governo è ancora più paradossale, se si considera che emendamenti di numerosi gruppi politici avevano riproposto il tema: tutto ignorato.Nella nuova manovra 2020 è inoltre prevista anche l'abrogazione della flat tax per le partite Iva fra i 65.000 e i 100.000 euro di fatturato. Misura che aveva fatto tirare un sospiro di sollievo a questa categoria, che così dal 2020 si ritroverà senza «agevolazioni» e con la reintroduzione dei vecchi paletti e cause ostative anche per chi formalmente potrebbe ancora accedervi (entro i 65.000 euro). Si parla infatti dell'introduzione del limite a 20.000 euro di spesa sostenuta per il lavoro accessorio, lavoro dipendente e per i compensi erogati ai collaboratori. L'esclusione dal forfettario (si applicava al reddito imponibile un'unica imposta pari al 15%, che andava a sostituire quelle ordinariamente previste come l'imposta sui redditi, l'Irap e le addizionali regionali e comunali) per tutti quei soggetti che nel 2019 hanno percepito redditi da lavoro dipendenti e assimilabili oltre i 30.000. Per chi invece riesce a rientrare nel regime forfettario c'è una novità: fattura elettronica. L'uso della fattura digitale sarà infatti esteso anche ai contribuenti che operano nel «nuovo» regime di vantaggio e che attualmente sono inclusi nel regime dei forfettari. Nel complesso si stima che la fattura elettronica (introdotta per le operazioni B2B e per i nuovi soggetti) porterà a ricavi per 13,39 milioni di euro. È stata anche prevista l'addizionale Ires del 3% sui redditi derivanti dallo svolgimento di attività di concessione. Questo porterà ad un gettito pari a 191,7 milioni di euro. Ma le tasse non finiscono qua, perché per cercare di racimolare il più possibile si è anche incrementato il prelievo sulle vincite oltre i 500 euro, che porterà nel 2020 a un gettito pari a 296,10 milioni di euro. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/dalla-lotteria-ai-capannoni-un-fiume-di-tasse-sommergera-gli-italiani-2641609557.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-tesoro-mette-insieme-475-pagine-di-sviste-e-coperture-mancanti" data-post-id="2641609557" data-published-at="1765400751" data-use-pagination="False"> Il Tesoro mette insieme 475 pagine di sviste e coperture mancanti Una manovra pasticciata, confusa, scritta male. Se potesse, la Ragioneria generale dello Stato rimanderebbe a settembre la maggioranza. La legge di bilancio così come è stata partorita, tra battibecchi, prove di forza, ripensamenti e cambiamenti dell'ultima ora, è un monumento alla superficialità e alla sciatteria. La lunga gestazione in commissione Bilancio al Senato ha portato ad un restyling da 3 miliardi tra ritocchini vari e sub-emendamenti del governo e dei relatori. Una giungla di piccole e macro modifiche sulle quali la Ragioneria generale dello Stato ha voluto vederci chiaro per verificare la solidità delle coperture. In una relazione di 475 pagine i tecnici del Tesoro hanno passato al setaccio il testo, chiedendo di riscrivere una settantina di commi perché formulati in modo inesatto o incompleti. A questi si aggiunge la richiesta di correzioni definite «di drafting» per altre 29 norme. Una sonora bacchettata alla maggioranza, che però il viceministro dell'Economia, Antonio Misiani, minimizza: i 700 milioni di coperture mancanti «sono una leggenda metropolitana» e gli interventi della Ragioneria «sono minimi». Il provvedimento va approvato entro fine anno altrimenti scatta l'esercizio provvisorio. Tant'è che per fare in fretta la votazione del Senato ieri si è protratta fino a notte fonda. Quello che è rimasto fuori, perché stralciato, sarà sicuramente recuperato nel Milleproroghe, ultima occasione utile per far passare la consueta vagonata di «marchette». Tra le 39 misure sotto la lente dei tecnici del Tesoro, per le coperture c'è il ripristino dello sconto in fattura per sismabonus ed ecobonus limitato agli interventi di ristrutturazione rilevanti (oltre 200.000 euro per le parti comuni degli edifici condominiali). Si chiede lo stralcio della sospensione del reddito di cittadinanza in caso di lavori brevi. Nella relazione dei tecnici del Tesoro si legge che la norma «comporta maggiori oneri non quantificati né coperti» e che «la relazione tecnica pervenuta è incongrua e inadeguata». Per lo stesso motivo, viene chiesto di accantonare l'estensione ai pediatri dei fondi per avere macchinari per gli esami in studio. Alcuni rilievi coincidono con le norme bocciate dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Oltre alla cannabis light, al rinvio del regime di maggior tutela per le bollette elettriche e la Tobin tax sul trading online, saltano dalla manovra pure i poteri alla Consob contro le truffe sul Web e la cambiale digitale. Tra le norme dichiarate inammissibili dalla presidenza del Senato c'è quella che dava all'Autorità di vigilanza la possibilità di bloccare i siti Web che svolgono attività illecite legate, fra l'altro, a trading finanziario o pubblicità. Via anche la norma che prevedeva assunzioni di esperti alla presidenza del Consiglio per l'agenda digitale. Cassata la piattaforma digitale della pubblica amministrazione per le notifiche delle multe. Bocciata l'istituzione della figura del commissario straordinario per le strade provinciali in Sicilia. Semaforo rosso per le assunzioni nelle Province e per alcune modifiche allo Sblocca Italia. Nulla da fare per l'aumento di organico del Consiglio di Stato, del Tar e della Corte dei conti. La Ragioneria ha chiesto di riformulare la norma che prevede l'avvio del Centro di studio e di ricerca internazionale sui cambiamenti climatici, con la quantificazione della spesa in 500.000 euro come contributo da parte dello Stato, a partire dal 2020. Non erano stati infatti quantificati i maggiori oneri per i quali non è prevista la copertura. Va riformulata la norma sulle assunzioni dei vigili del fuoco. Non passano il potenziamento dell'offerta formativa nella scuola dell'infanzia (con l'introduzione dell'educazione finanziaria ed economica), alcune norme relative al fondo temporaneo delle banche di credito cooperativo e alla banca dati informatizzata delle verifiche Inail. Tra gli emendamenti dell'ultima ora compare una classica mancetta. Il Parco museo minerario delle miniere di zolfo delle Marche, istituito nel 2005, cambia nome e si allarga all'Emilia Romagna. Per questa operazione è autorizzata la spesa di 500.000 euro l'anno dal 2020 al 2022. Viene inoltre intensificata l'attività di oleoturismo, cioè tutte le attività di conoscenza dell'olio d'oliva. Un emendamento istituisce un fondo per l'agricoltura biologica del valore di 4 milioni di euro per il 2020 (poi 5 milioni annui dal 2021). Viene autorizzata la partecipazione italiana al settimo aumento di capitale della Banca africana di sviluppo, con oneri valutati in 20 milioni di euro l'anno dal 2020 al 2027. È anche istituito un fondo di mezzo milione per le celebrazioni dei cinquant'anni delle Regioni. Tra gli emendamenti del governo c'è l'istituzione di un «Fondo per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti» pari a 3.000 milioni di euro per il 2020 e 5.000 milioni annui dal 2021, che dovrebbe servire ad attuare interventi per ridurre il peso delle tasse. Ora la palla passa alla Camera, con l'obiettivo di tagliare il traguardo - se tutto va bene - entro la prossima settimana.
Da sinistra: Bruno Migale, Ezio Simonelli, Vittorio Pisani, Luigi De Siervo, Diego Parente e Maurizio Improta
Questa mattina la Lega Serie A ha ricevuto il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, insieme ad altri vertici della Polizia, per un incontro dedicato alla sicurezza negli stadi e alla gestione dell’ordine pubblico. Obiettivo comune: sviluppare strumenti e iniziative per un calcio più sicuro, inclusivo e rispettoso.
Oggi, negli uffici milanesi della Lega Calcio Serie A, il mondo del calcio professionistico ha ospitato le istituzioni di pubblica sicurezza per un confronto diretto e costruttivo.
Il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, accompagnato da alcune delle figure chiave del dipartimento - il questore di Milano Bruno Migale, il dirigente generale di P.S. prefetto Diego Parente e il presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive Maurizio Improta - ha incontrato i vertici della Lega, guidati dal presidente Ezio Simonelli, dall’amministratore delegato Luigi De Siervo e dall’head of competitions Andrea Butti.
Al centro dell’incontro, durato circa un’ora, temi di grande rilevanza per il calcio italiano: la sicurezza negli stadi e la gestione dell’ordine pubblico durante le partite di Serie A. Secondo quanto emerso, si è trattato di un momento di dialogo concreto, volto a rafforzare la collaborazione tra istituzioni e club, con l’obiettivo di rendere le competizioni sportive sempre più sicure per tifosi, giocatori e operatori.
Il confronto ha permesso di condividere esperienze, criticità e prospettive future, aprendo la strada a un percorso comune per sviluppare strumenti e iniziative capaci di garantire un ambiente rispettoso e inclusivo. La volontà di entrambe le parti è chiara: non solo prevenire episodi di violenza o disordine, ma anche favorire la cultura del rispetto, elemento indispensabile per la crescita del calcio italiano e per la tutela dei tifosi.
«L’incontro di oggi rappresenta un passo importante nella collaborazione tra Lega e Forze dell’Ordine», si sottolinea nella nota ufficiale diffusa al termine della visita dalla Lega Serie A. L’intenzione condivisa è quella di creare un dialogo costante, capace di tradursi in azioni concrete, procedure aggiornate e interventi mirati negli stadi di tutta Italia.
In un contesto sportivo sempre più complesso, dove la passione dei tifosi può trasformarsi rapidamente in tensione, il dialogo tra Lega e Polizia appare strategico. La sfida, spiegano i partecipanti, è costruire una rete di sicurezza che sia preventiva, reattiva e sostenibile, tutelando chi partecipa agli eventi senza compromettere l’atmosfera che caratterizza il calcio italiano.
L’appuntamento di Milano conferma come la sicurezza negli stadi non sia solo un tema operativo, ma un valore condiviso: la Serie A e le forze dell’ordine intendono camminare insieme, passo dopo passo, verso un calcio sempre più sicuro, inclusivo e rispettoso.
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Riduci
Due bambini svaniti nel nulla. Mamma e papà non hanno potuto fargli neppure gli auguri di compleanno, qualche giorno fa, quando i due fratellini hanno compiuto 5 e 9 anni in comunità. Eppure una telefonata non si nega neanche al peggior delinquente. Dunque perché a questi genitori viene negato il diritto di vedere e sentire i loro figli? Qual è la grave colpa che avrebbero commesso visto che i bimbi stavano bene?
Un allontanamento che oggi mostra troppi lati oscuri. A partire dal modo in cui quel 16 ottobre i bimbi sono stati portati via con la forza, tra le urla strazianti. Alle ore 11.10, come denunciano le telecamere di sorveglianza della casa, i genitori vengono attirati fuori al cancello da due carabinieri. Alle 11.29 spuntano dal bosco una decina di agenti, armati di tutto punto e col giubbotto antiproiettile. E mentre gridano «Pigliali, pigliali tutti!» fanno irruzione nella casa, dove si trovano, da soli, i bambini. I due fratellini vengono portati fuori dagli agenti, il più piccolo messo a sedere, sulle scale, col pigiamino e senza scarpe. E solo quindici minuti dopo, alle 11,43, come registrano le telecamere, arrivano le assistenti sociali che portano via i bambini tra le urla disperate.
Una procedura al di fuori di ogni regola. Che però ottiene l’appoggio della giudice Nadia Todeschini, del Tribunale dei minori di Firenze. Come riferisce un ispettore ripreso dalle telecamere di sorveglianza della casa: «Ho telefonato alla giudice e le ho detto: “Dottoressa, l’operazione è andata bene. I bambini sono con i carabinieri. E adesso sono arrivati gli assistenti sociali”. E la giudice ha risposto: “Non so come ringraziarvi!”».
Dunque, chi ha dato l’ordine di agire in questo modo? E che trauma è stato inferto a questi bambini? Giriamo la domanda a Marina Terragni, Garante per l’infanzia e l’adolescenza. «Per la nostra Costituzione un bambino non può essere prelevato con la forza», conferma, «per di più se non è in borghese. Ci sono delle sentenze della Cassazione. Queste modalità non sono conformi allo Stato di diritto. Se il bambino non vuole andare, i servizi sociali si debbono fermare. Purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che è fuori legge».
Proviamo a chiedere spiegazioni ai servizi sociali dell’unione Montana dei comuni Valtiberina, ma l’accoglienza non è delle migliori. Prima minacciano di chiamare i carabinieri. Poi, la più giovane ci chiude la porta in faccia con un calcio. È Veronica Savignani, che quella mattina, come mostrano le telecamere, afferra il bimbo come un pacco. E mentre lui scalcia e grida disperato - «Aiuto! Lasciatemi andare» - lei lo rimprovera: «Ma perché urli?». Dopo un po’ i toni cambiano. Esce a parlarci Sara Spaterna. C’era anche lei quel giorno, con la collega Roberta Agostini, per portare via i bambini. Ma l’unica cosa di cui si preoccupa è che «è stata rovinata la sua immagine». E alle nostre domande ripete come una cantilena: «Non posso rispondere». Anche la responsabile dei servizi, Francesca Meazzini, contattata al telefono, si trincera dietro un «non posso dirle nulla».
Al Tribunale dei Minoridi Firenze, invece, parte lo scarica barile. La presidente, Silvia Chiarantini, dice che «l’allontanamento è avvenuto secondo le regole di legge». E ci conferma che i genitori possono vedere i figli in incontri protetti. E allora perché da due mesi a mamma e papà non è stata concessa neppure una telefonata? E chi pagherà per il trauma fatto a questi bambini?
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Riduci
Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
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