«Dal Covid al clima, gli esperti abdicano al loro ruolo e manipolano la popolazione»

In Occidente stiamo assistendo alla «politica dello spavento», già vista all’opera in Italia con la strategia della tensione: prevede che un governo attacchi la propria popolazione - o «copra» chi la attacca - creando una situazione di paura diffusa, per poi indurla ad accettare una certa direzione politica.
È la lettura di Thomas Harrington, studioso americano, professore emerito al Trinity College di Hartford, Connecticut, il quale individua nel nostro Paese il laboratorio di una gestione che periodicamente riporta il popolo nei ranghi e sulla strada decisa dagli «esperti». Esperti che sono colpevoli di vero e proprio tradimento, come denuncia Harrington nel suo libro (The Treason of the Experts, Brownstone Institute) che richiama il j’accuse con cui, nel 1927, Julian Benda deplorò il comportamento servile degli intellettuali davanti ai nazionalismi che avevano condotto al primo conflitto mondiale.
In che cosa consiste, oggi, questo tradimento?
«Nel fatto che la classe sociale uscita dalle università negli ultimi trent’anni ha preso il controllo delle istituzioni senza però assumersi le proprie responsabilità. Di conseguenza, ci ritroviamo con una società che dipende da esperti che la ignorano e la considerano massa manipolabile: esercitano il potere ma hanno perso ogni autorità morale. Dobbiamo opporci a questa disumanizzazione e reclamare il nostro diritto di tornare ad avere un ruolo attivo nella vita pubblica».
Chi sono gli «esperti»?
«È una aggregazione trasversale che include politici, scienziati, accademici e gli stessi giornalisti, categoria che ha subito una trasformazione sociale e è ora parte delle élite intellettuali, tanto è vero che in molti Paesi ormai si identificano più spesso con il potere che con la gente. Il neoliberalismo ha fatto si che tutte le professioni siano state “colonizzate” da questa classe medio-alta e che venisse meno quell’infiltrazione positiva dal basso che invece c’era nel periodo post-bellico».
Quando gli «esperti» si rivolgono alla popolazione lo schema è sempre lo stesso, sul Covid come sul clima: spaventano, sgridano, comandano, controllano. Come mai ci riescono immancabilmente?
«Credo che la spiegazione risieda nell’usura di un metodo di governo che, dal dopoguerra agli anni Settanta, integrava la popolazione nelle «cose» della politica. Questo simulacro di democrazia funzionava abbastanza bene finché, a partire dagli anni Ottanta, le élites hanno avvertito che stavano perdendo la loro capacità di controllo e la guida socio-politica-economica; hanno così avviato quella che chiamo “politica dello spavento”, fondata sulla convinzione che quando le persone hanno paura reagiscono rifugiandosi nelle braccia dell’autorità in carica: ricorda le modalità operative di Gladio (la struttura militare segreta messa in campo in alcuni Paesi europei dalla Nato a partire dal dopoguerra per contenere il presunto pericolo comunista, ndr) e della cosiddetta «strategia della tensione» di cui è stata teatro l’Italia, che si conferma un laboratorio politico molto importante».
Quando scatta questa strategia politica?
«Ogni volta che si affacciano nuove alternative: allora, come si fa con un gregge, si riporta il popolo nella direzione decisa preventivamente dagli “esperti”. È successo con la diffusione di internet, un grande novità in termini di spazio libero di discussione, scambio e informazione, che però nel 2008, e poi dal 2016, le élites hanno iniziato a considerare come un problema, poiché metteva in pericolo la loro narrazione e quindi la loro capacità di controllo. In quel momento negli Stati Uniti si è verificata una trasformazione: il Deep State ha deciso di allearsi con la sinistra - supportando le sue politiche sociali che confondono i nostri giovani - e di sostenere Barack Obama. Questo passaggio da destra a sinistra si è verificato anche in Europa, dove sono stati selezionati politici come Renzi, Sànchez, Macron, tutti allineati con il programma del Deep State e pronti a sospingerci verso posizioni predefinite. La crisi del Covid è la prosecuzione di questo processo avviato anni prima. Ora ci dicono di temere l’avanzata della destra e il ritorno del fascismo, ma è una copertura per occultare i fallimenti della sinistra e riciclarsi come “buoni”. Si propongono come riferimento contro i “bruti”, chiedendo alla gente di affidarsi a loro in quanto illuminati».
Resta da capire perché la gente continui a cascarci.
«Credo che la risposta risieda in più fattori, tra i quali la cultura consumistica, sui cui effetti dal punto di vista morale e cognitivo condivido il giudizio negativo espresso da Guy Debord ne La società dello spettacolo e da Zygmunt Bauman. Il consumismo ci invita alla smemoratezza, per essere sempre pronti all’acquisto successivo; ci abitua a una visione della vita quale mero scambio di beni, priva di riferimenti spirituali e di dimensione trascendente; ci spinge a vedere le cose come prodotti da confrontare, inclusa la politica, ridotta a due opzioni (negli Usa o sei repubblicano o sei dem, e chi non si riconosce in queste due visioni non è rappresentato). Inoltre, davanti a un contesto sempre più precario, tra le classi dirigenti prevale la volontà di preservare lo status acquisito e di garantirlo ai propri figli, che quindi non educano più secondo principi morali ma nella speranza che possano continuare a far parte di quella minoranza privilegiata che gode di prestigio e prosperità».
Questo ultimo elemento spiega perché anche ambienti colti si pieghino a questa forma di tirannia? Penso alle università che sono sempre più luogo di circolazione del pensiero unico.
«È angosciante constatare quanti miei colleghi universitari abbiano paura di parlare, una volta diventati di ruolo. Addolora soprattutto ciò che avviene in ambito medico, dove circola molto denaro: è per non perdere quello dispensato dalle case farmaceutiche che molti hanno taciuto sull’origine da laboratorio del Covid, emersa recentemente, dai documenti che inchiodano Anthony Fauci. L’idea di “eccellenza”, sia morale che intellettuale, è stata sostituita da un’idea di successo che si manifesta con l’acquisizione di potere o beni: non avrei mai pensato di essere circondato da così tante persone disposte a vendersi».






