2022-01-03
M5S e Lega contro il ricatto a scuola
Mezzo governo deciso: con 2 positivi, in Dad solo i non vaccinati, in spregio a privacy e buon senso. Ma torna l’asse grillini-Carroccio Sprazzi di ragionevolezza anche dalla Cisl. Altro nodo, l’assurdo bivio: o il super green pass per lavorare o l’obbligo per gli over 18Nel suo discorso di fine anno, Sergio Mattarella ha invocato l’«unità morale» della nazione. Il governo da lui benedetto, però, persevera nei ricatti e nelle discriminazioni, prospettando un’ulteriore stretta sul green pass al lavoro e la gogna scolastica per gli alunni non vaccinati.Da un lato, c’è la duplice minaccia: o la linea Brunetta, cioè l’imposizione del certificato Covid rafforzato, riservato a inoculati e guariti, a chi deve portare a casa il pane; oppure, l’obbligo vaccinale per tutti gli italiani maggiorenni. «I tempi sono maturi», ha chiosato ieri Franco Locatelli, coordinatore del Cts. Invero, con quasi il 90% della popolazione over 12 che si è sottoposta alle iniezioni, viene il sospetto che la mossa, anziché a impedire un sovraffollamento di no vax nei reparti, come da litania di Walter Ricciardi, serva a blindare la campagna di richiami. Quella su cui il governo, tra fine estate e inizio autunno, ha colpevolmente dormito, esponendo milioni di bisvaccinati, ormai scoperti, al pericolo d’infettarsi e ammalarsi. Il redde rationem potrebbe arrivare mercoledì, in Consiglio dei ministri: la data del 5 gennaio era stata indicata subito dopo il licenziamento dell’ultimo decreto, secondo l’agghiacciante prassi di annunciare una norma prima ancora di aver scritto la precedente. La Lega, che insieme al M5s aveva bloccato il super green pass nei luoghi di lavoro, adesso potrebbe essere costretta a spostare più in qua la linea Maginot, visto il pressing di sindacati, Confindustria e Pd. Una delle richieste del Carroccio verte sull’istituzione di un fondo per risarcire i danneggiati dalla puntura.Sull’altro, bollentissimo fronte, mentre si discute se prolungare le vacanze natalizie per l’intero weekend dell’8 e 9 gennaio, spunta un’idea ancora più allucinante: in caso di focolaio scolastico, spedire in Dad gli studenti che non hanno offerto il braccino alla patria. Com’è già accaduto con gli ultimi giri di vite, a lanciare il sasso sono state le Regioni. Il suggerimento è di prevedere, con due positivi in classe, l’autosorveglianza per i vaccinati e la quarantena di dieci giorni, con lezioni a distanza e test alla fine del periodo di isolamento, per i non vaccinati. Con tre positivi, sarebbe la Asl a valutare l’eventuale stop alla didattica in presenza. Il diritto universale all’istruzione, in sostanza, sarebbe garantito solo se c’è un unico contagiato: allora, sparirebbe la quarantena, sostituita dall’autosorveglianza per dieci giorni. L’esasperazione delle distinzioni tra vaccinati e non vaccinati ha scatenato l’indignazione dell’unica forza di opposizione. Fdi ha parlato di «follia discriminatoria e inaccettabile» e ha incalzato Roberto Speranza e Patrizio Bianchi: «Se vogliono davvero salvare la scuola, facciano quello che Fratelli d’Italia chiede dall’inizio della pandemia e che finora non è stato fatto: aerazione meccanica e controllata come suggerito anche dall’Oms, potenziamento del trasporto pubblico, più spazi e sanificazione costante delle classi, implementazione degli organici». Ma anche la maggioranza fibrilla: si profila un’altra rivolta di Movimento 5 stelle e Lega.La grillina Barbara Floridia, sottosegretario all’Istruzione, ha bocciato sonoramente la gogna: «Non si può pensare di discriminare i bambini, [...] si continuino a investire risorse per la sicurezza». A farle eco, deputati e deputate del M5s in commissione Cultura: «La scuola è il luogo dove si insegna l’inclusione e la non discriminazione: lasciare alcuni studenti a svolgere didattica in presenza e altri in Dad perché non vaccinati sarebbe davvero grave, oltre che particolarmente difficile da attuare». La battaglia contro la Dad a targhe alterne, pertanto, conferma l’asse tra pentastellati e truppe salviniane, riemerso nel Cdm del 30 dicembre. Ieri, il sottosegretario all’Istruzione del Carroccio, Rossano Sasso, ha sottolineato che «inasprire i protocolli su contagi e quarantene ci esporrebbe al rischio di eccessive penalizzazioni. […] Come andiamo dicendo da tempo, bisogna innalzare i livelli di sicurezza delle nostre scuole con dispositivi di areazione e ventilazione, mascherine Ffp2 e un rafforzamento dei sistemi di tracciamento. La risposta non può essere quella di sacrificare il diritto all’istruzione di milioni di studenti». Critiche sono arrivate pure da Maddalena Gissi, della Cisl scuola, che ha ricordato «con molta preoccupazione» lo sgangherato miscuglio di lezioni «in parte in presenza e in parte a distanza. Un modello organizzativo che non ha mai garantito la qualità della proposta formativa». La segretaria del sindacato, inoltre, ha evidenziato un particolare che sembra essere clamorosamente sfuggito ai decisori politici: «I dirigenti scolastici, per motivi di privacy, non hanno la possibilità di conoscere lo status vaccinale degli alunni». Ergo, su quale base potrebbero scattare le restrizioni differenziate? E quand’anche l’individuazione dei «segregandi» spettasse alle Asl, la procedura non farebbe saltare i paletti voluti dal Garante? La nuova, delirante escalation, a ben vedere, fa a cazzotti altresì con degli elementari dati di realtà. Primo: alla scorsa settimana, avevamo vaccinato intorno al 10% degli under 12, la maggior parte dei quali con prima dose, visto che si è partiti da poco tempo. Dunque, se l’apartheid tra i banchi scattasse già dal 10 gennaio, avremmo frotte di studenti, compresi i «sì vax», inopinatamente sbattuti fuori dalle aule. Secondo: se lo scopo della misura è contenere i contagi, che stando all’Iss, galoppano tra i giovani in età scolare, la gogna non solo sarebbe inutile, ma addirittura controproducente. È assodato che, contro le infezioni, i vaccini possono ben poco. L’imminente preponderanza di Omicron indebolirà ulteriormente lo schermo offerto dalle iniezioni. Tenere «in comunità» i vaccinati, a quel punto, contribuirebbe all’aumento dei casi. Ma all’acme di questo sconcertante delirio ideologico, a chi interessa più usare il cervello?