2024-10-14
«Da Stellantis balle e ricatti. Ora Elkann venga in audizione»
Carlo Calenda (Imagoeconomica)
Il capo di Azione, Carlo Calenda: «Tavares è l’unico a non voler rinviare le scadenze sull’elettrico: pensa che il governo copra i costi. Intanto l’azienda si prepara a lasciare l’Italia».Allora, abbiamo capito abbastanza chiaramente che a Carlo Calenda ciò che ha detto Tavares in audizione non è piaciuto. Ma almeno il ceo di Stellantis è stato chiaro nella sua esposizione?«No!».Ecco…«Non è stato chiaro per niente. Ci ha fatto una generica lezioncina sul settore automotive. Dalla quale però emergono due questioni. Primo: la Commissione europea ha prodotto un regolamento ambientale ed ha costruito un disastro. Ha spinto tutti i produttori dell’auto a passare sull’elettrico a tappe forzate per paura delle multe che scattano dal 2025 per il non rispetto dei target sulle emissioni. E quello che succede è che il mercato non risponde. Oggi non siamo al 20% di quota di mercato in Europa per l’elettrico ma al 15. E soprattutto il 20% di chi ha un’auto elettrica vuole tornare a un’auto a combustione interna. La Commissione ha fatto un esercizio teorico pensando di poter spingere i cittadini europei a passare all’elettrico ma non ci sta riuscendo. Questo ha messo in crisi tutto il settore automotive. E questa è la premessa. E qual è il problema specifico di Stellantis al netto di tutte le vaccate - scusi il termine - che ci sono state raccontate in audizione?».Qual è?«Stellantis è l’unico produttore di auto contrario a rivedere le scadenze imposte sull’elettrico!».Mi ha anticipato una domanda che avrei fatto. Perché?«Quello che Tavares mette sul tavolo è sostanzialmente una forma di ricatto. Cioè lui dice: “Io ormai le piattaforme le ho costruite per l’elettrico”. Apro un inciso: le piattaforme per l’elettrico le ha fatte in Francia e non in Italia. E lui non vuole investire più soldi. Quindi il suo messaggio è: “Voi mi dovete aiutare a far trovare al consumatore la convenienza economica per permettersi un’auto elettrica”. Questo equivale a 14.000 euro a macchina. Cosa che il governo ha fatto perché con l’ultimo incentivo c’erano 13.900 euro per macchina elettrica. Ma questa è ovviamente una cosa che su larga scala nessun governo si può permettere di fare». Riesce pure a me fare il manager a questo modo…«È esattamente quello che gli ho detto io. Quando lavoravo nel settore automotive, prima definivo il price point (livello di prezzo, ndr) che il mercato avrebbe accettato per acquistare il nuovo modello e da lì, a catena, si arrivava a ciò che sarebbe stato poi effettivamente prodotto. Se lui mi dice invece: “Io produco a qualunque prezzo e poi sta al pubblico l’onere di colmare il gap che il consumatore non può permettersi”, beh così sono buoni tutti. Io ho fatto notare alla stampa, in generale, una cosa di cui nessuno si è ancora accorto».Ovvero?«Una cosa dal mio punto di vista gravissima. A febbraio del 2024, non del 1994 ma del 2024, ho fatto presente a Tavares che lui aveva confermato l’intenzione di produrre un milione di vetture in Italia fra veicoli commerciali e passeggeri. E la sua risposta è stata illuminante».Che ha detto?«Che lui vuole arrivare ad un milione di clienti in Italia. Non ad un milione di auto prodotte. Aggiungo che io gli ho fatto notare che siccome il suo presidente aveva dichiarato che la cosa per lui fondamentale nel progetto Stellantis era la valorizzazione dell’identità italiana i fatti sono sostanzialmente questi: Topolino, Alfa e grande Panda - simboli di italianità - prodotte in Algeria, Marocco, Serbia e Polonia. Tanto perché ci tengono all’identità italiana. Quindi ci dicono un sacco di balle. Ma adesso chiederò, anzi chiederemo tutti insieme, che Elkann venga in audizione. Perché i 6,3 miliardi di garanzie le ha prese Elkann, non Tavares». Peraltro, se le piattaforme sull’elettrico le hanno predisposte in Francia e non in Italia, il ragionamento implicito - ma nemmeno troppo - di Tavares è che l’Italia chiuderà. E sarà colpa della politica che non ha trovato una soluzione. Si stanno costruendo un alibi.«Guardi loro l’Italia la vogliono chiudere. Da sempre. Lo so perché parlo coi fornitori. Gli è stato detto di trasferirsi in Polonia. Questo è un atteggiamento tipico dei francesi. Lo hanno avuto persino su Tim. Gli uffici acquisti cambiavano i fornitori in favore di quelli francesi. Ma nel settore automobilistico non puoi farlo dalla sera alla mattina. Occorrono cinque-sei anni per cambiare un fornitore. Elkann e Tavares stanno mettendo in scena una grande rappresentazione teatrale per chiudere piano piano l’Italia. Prenda Mirafiori…».La prendo…«Tavares diceva che per loro Mirafiori era la fabbrica più importante, dove avevano messo insieme tutto il ciclo, dal disegno dell’auto fino all’economia circolare. Crollo della produzione ad oggi pari all’83%. Ripeto, non c’è dubbio che la Commissione europea ha innescato una crisi che va oltre il problema Stellantis. E questo è un problema gravissimo. Un’emergenza. L’ho detto e ripetuto al governo. Questo ci porterà alla recessione. Non è come in America dove il tema è solo la fisiologica flessione delle vendite».Il caso Magneti Marelli era stata l’anteprima, giusto?«Da ministro ne parlai con Marchionne. C’erano voci sulla vendita. Gli dissi che se era sua intenzione disfarsene avevo già preparato una cordata. Un grosso operatore italiano assieme a Cdp. Mi rispose che l’avrebbe distribuita agli azionisti attraverso un’operazione di scissione come avvenuto con Ferrari, ma l’assetto proprietario sarebbe rimasto lo stesso. Quando Elkann è arrivato se ne è disfatto cedendola ad un fondo posseduto da una società giapponese super indebitata. Chiesi a Conte inutilmente di esercitare la golden power. Elkann disse che non si sarebbe perso un posto di lavoro in Italia. Palle!». Sempre convinto che l’acquisto di Repubblica da parte di Elkann sia servito a dare la giusta copertura a questa operazione di deindustrializzazione in Italia?«Assolutamente sì. Che senso ha altrimenti andare a comprare un giornale e smembrarlo vendendo le radio e in parte le edizioni locali, se non per acquisire la giusta acquiescenza con cui avere 6,3 miliardi di garanzie pubbliche ed un Landini completamente silente che non nomina mai, dico mai, Elkann?».La fusione Stellantis- Renault diventa imprescindibile?«Secondo me sì ma è problematica. Ho grossa stima di De Meo, che conoscevo dai tempi in cui io ero in Ferrari e lui in Fiat. C’è una grande sovrapposizione di mezzi. Ed i veicoli andranno ridotti. Perché questo avviene con le fusioni. Ma l’emergenza ora è sulla filiera. Sta cadendo a pezzi. 2.200 aziende con 220.000 dipendenti. Occorrono misure emergenziali come cassa integrazione e costo dell’energia scontata sul modello di quanto abbiamo fatto per le aziende energivore». È pensabile chiamare un produttore asiatico, tipo Toyota, a produrre in Italia?«Il secondo produttore è necessario. Nel settore autobus dico da tempo che ciò che fa Mercedes in Turchia potrebbe farlo da noi. Nel caso delle autovetture è più problematico. Gli unici che potrebbero farlo sono i cinesi, che però verrebbero in Italia ad assemblare soltanto ed evitare i dazi. Cosa pericolosissima».Tavares peraltro è contrario ai dazi, lei lo ha fatto notare….«Ha risposto che non si può evitare il confronto commerciale e la selezione darwiniana che però si abbatte solo sui lavoratori. I cinesi producono col 30% dei costi in meno. Lui si prende il bonus di 23 milioni e gli azionisti 15 miliardi di dividendi. Ma gli operai italiani a casa». Quanto è costata Stellantis in termini di denaro pubblico?«703 milioni di cassa integrazione». Senza contare gli incentivi…«1,5 miliardi».2,2 miliardi in tutto.«Gli incentivi non li ha presi solo Stellantis, non sarebbe corretto attribuirli solo a lei. Dico che sono stati disegnati malissimo dal ministro Urso. Perché non si tiene conto del cosiddetto “local content”. Spendo denaro pubblico ma cerco di dirottarlo il più possibile su ciò che viene effettivamente prodotto in Italia. Non spendo denaro pubblico per incentivare l’acquisto di vetture fatte anche e soprattutto fuori».La stessa filosofia del cosiddetto Inflation Reduction Act (Ira) in America…«Esattamente! Insisto sulla beata idiozia del milione di vetture in Italia per il 2024 detta ad inizio anno dal management Stellantis. Oggi siamo a 400.000. Se va bene arriveremo alla metà».Calenda ha messo la freccia ed esce dall’autostrada della politica per tornare nel settore automobilistico?«Non ci penso proprio. Io faccio questo lavoro perché mi piace. E fare politica oggi significa occuparsi anche di automotive».Altra legge della politica. Se Renzi mette la freccia per andare a sinistra, Calenda la mette per andare a destra…«E se invece Calenda rimanesse dove l’hanno messo gli elettori? Capisco che sia una cosa inaudita per il sistema politico. E dimostriamo che se siamo governati da una classe politica che non affronta i problemi di questo settore, semplicemente questa non può governare il Paese». L’ultima domanda che è la più importante. Sempre un pacchetto di sigarette al giorno?«No. Due abbondanti!».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.