2024-10-03
Dalla Curva Nord spunta un altro omicidio
Tradita da un’intercettazione una delle figure di peso del tifo interista arrestate. Nel 1992 Giuseppe Caminiti eliminò Fausto Borgioli, protagonista della mala ai tempi di Renato Vallanzasca. Uomo di Vittorio Boiocchi e della ‘ndrangheta, gestiva i parcheggi. E aveva rapporti con la società.Dall’indagine sulle tifoserie di Milan e Inter emerge una storia di 32 anni fa, quando il 20 ottobre 1992 nel quartiere Lorenteggio, vicino all’oratorio don Orione, venne ucciso a colpi di pistola Fausto Borgioli, detto «Fabrizio», luogotenente di «Faccia d’angelo» Francis Turatello, protagonista della mala milanese anni Settanta assieme a Renato Vallanzasca. L’esecutore materiale di quel delitto fu Giuseppe «Pino» Caminiti, classe 1969, tra gli arrestati di lunedì scorso nell’inchiesta «Due Curve», da diversi anni organico alla Nord dell’Inter perché addetto alla gestione dei parcheggi intorno allo stadio durante le partite o i concerti. Quell’omicidio era rimasto senza colpevoli. Si sapeva solo che Borgioli era stato ammazzato per uno sgarro nel giro del traffico di sostanze stupefacenti a Milano. Borgioli era diventato famoso sui giornali perché a metà anni Ottanta riforniva di eroina e cocaina i detenuti di San Vittore. A far riaprire il caso sono state alcune intercettazioni del 2021, dove Caminiti «confessava di essere stato esecutore materiale dell’omicidio di un uomo che abitava in via Montegani 10», fornendo pure dettagli e motivi del delitto: fece tutto da «solo perché era pericoloso». Per la Procura di Milano è stato risolto un vero e proprio cold case, l’ennesimo omicidio, il terzo dopo quello di Vittorio «lo zio» Boiocchi e quello di Antonio Bellocco, che vede come protagonista un esponente della Nord dell’Inter. Non è un dettaglio da poco. Caminiti, infatti, era insieme ad Andrea Beretta uno degli esponenti della vecchia guardia di quando la curva era sotto il comando di Boiocchi. Vicino alle cosche della ‘ndrangheta degli Staccu di San Luca, anche lui organico alla società nerazzurra, particolare che avvalora ancora di più le accuse che la Procura muove al club presieduto da Beppe Marotta, per quelle «situazioni tossiche» che hanno creato l’humus favorevole «perché un ambito imprenditoriale sportivo si trasformasse in occasione di illecito». Di Caminiti ci sono tracce in diverse informative della Digos. Viene definito un individuo «con numerosi precedenti per reati legati agli stupefacenti». Ma soprattutto: «È l’addetto alla vigilanza dei parcheggi sotterranei dello stadio Meazza (alle dipendenze della società Kiss and Fly)» riservati ai calciatori, ai massimi vertici societari e ai tifosi Vip. Non solo. «È intimo amico di Boiocchi», scrive la polizia, «permette in diverse occasioni ad alcuni “clienti” inviati dalla Curva e che non ne avrebbero diritto, la possibilità di visitare gli spogliatoi del Meazza, nonché di posteggiare il proprio veicolo nel parcheggio sotterraneo». Se durante la gestione Boiocchi, Caminiti era un semplice intermediario nel settore dei parcheggi, dopo la morte dello «zio», assume un ruolo più complesso. Dal 2018 al 2020 è quello che consegna 4.000 euro al mese da destinare ai bisogni della tifoseria. Dopo il 2020 è quello che dà parte del nero che arriva dai parcheggi gestiti dalla società Kiss and Fly di Giuseppe Zaccagni. Quest’ultimo, interessato ai parcheggi di San Siro e dell’Olimpico (vorrebbe arrivare persino al presidente della Figc, Gabriele Gravina, per sbloccare gli appalti), assume Caminiti come ponte nel mondo della criminalità. «Pino» fornisce protezione a Zaccagni e alle sue attività imprenditoriali, attraverso il suo stretto rapporto con Giuseppe Calabrò, altro personaggio considerato organico alle ‘ndrine di San Luca: Caminiti gli consegna ogni mese 1.000 euro. È eloquente la conversazione nella quale Zaccagni equipara Caminiti a Vittorio Mangano: «[…] perché Pino è una brava persona, ovviamente non è lo “stalliere” di Berlusconi, ma noi l’abbiam preso esattamente per quella funzione... cioè io l’ho preso per quella funzione lì». Caminiti è un factotum, procura a Zaccagni documenti falsi e gestisce il nero che arriva dall’attività dei parcheggi. Il 15 marzo l’avvocato Adriano Raffaelli (presidente dell’organismo di vigilanza dell’Inter) aveva assicurato in commissione Antimafia del Comune che Caminiti era stato allontanato dalla Kiss & Fly, una società che ha un contratto con l’Inter per quanto riguarda l’attività di sorveglianza dei parcheggi. «La dichiarazione», sostengono i magistrati, «attesta nuovamente una totale mancanza di conoscenza dei fatti [...]». Peraltro, scrivono gli inquirenti, pare emergere una situazione paradossale: il comitato Antimafia del Comune di Milano elogia Kiss & Fly srl che, come si vedrà, ha corrotto (con un quadro da 10.000 euro) un proprio componente (Manfredi Palmeri, consigliere comunale ed esponente di Mi Stadio srl) per l’assegnazione di parcheggi».
(Arma dei Carabinieri)
L’organizzazione era strutturata per assicurare un costante approvvigionamento e una capillare distribuzione della droga nelle principali piazze di spaccio del capoluogo e della provincia, oltre che in Veneto e Lombardia. Il canale di rifornimento, rimasto invariato per l’intero periodo dell’indagine, si trovava in Olanda, mentre la gestione dei contatti e degli accordi per l’invio della droga in Italia era affidata al capo dell'organizzazione, individuato nel corso dell’attività investigativa. L’importazione della droga dai Paesi Bassi verso l’Italia avveniva attraverso corrieri ovulatori (o “body packer”) i quali, previa ingestione degli ovuli contenenti lo stupefacente, raggiungevano il territorio nazionale passando dalla Francia e attraversando la frontiera di Ventimiglia a bordo di treni passeggeri.
Lo schema operativo si ripeteva con regolarità, secondo una cadenza settimanale: ogni corriere trasportava circa 1 chilogrammo di droga (cocaina o eroina), suddiviso in ovuli termosaldati del peso di circa 11 grammi ciascuno. Su ogni ovulo era impressa, con pennarello, una sigla identificativa dell’acquirente finale, elemento che ha permesso di tracciare la rete di distribuzione locale. Tutti i soggetti interessati dal provvedimento cautelare risultano coinvolti, a vario titolo, nella redistribuzione dello stupefacente destinato alle piazze di spaccio cittadine.
Dopo due anni di indagini, i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutta la filiera del traffico di stupefacenti: dal fornitore olandese al promotore che in Italia coordinava la distribuzione alla rete di corrieri che trasportavano la droga in ovuli fino ai distributori locali incaricati dello spaccio al dettaglio.
Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile decodificare il linguaggio in codice utilizzato dagli indagati nelle loro comunicazioni: il termine «Top» era riferito alla cocaina, «Spa» all’eroina, «Pantaloncino»alle dosi da 5grammi, mentre «Fogli di caramelle» si riferiva al contante. Il sequestro di quaderni contabili ha documentato incassi giornalieri e movimentazioni di denaro riconducibili a un importante giro d’affari, con pagamenti effettuati tramite bonifici internazionali verso conti correnti nigeriani per importi di decine di migliaia di euro.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti i venti indagati, evidenziando la «pericolosa professionalità» del gruppo e il concreto rischio di fuga, considerati anche i numerosi precedenti specifici a carico di alcuni appartenenti all’organizzazione.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e delle perquisizioni è stata condotta con il concorso di Carabinieri di rinforzo provenienti da tutti i Comandi Provinciali del Veneto, con il supporto dei Reparti Mobili e Speciali dell’Arma, delle Unità Cinofile Antidroga e del Nucleo Elicotteri Carabinieri, che hanno garantito la copertura aerea durante le operazioni.
L’Operazione «Marshall» rappresenta un importante risultato dell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale e alle organizzazioni criminali transnazionali, confermando l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel presidio del territorio e nella tutela della collettività.
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(Totaleu)
Lo ha detto Riccardo Preve, presidente della Federazione dei Risifici Europei (Ferm), a margine dell'evento sul riso organizzato all'Eurocamera di Bruxelles dall'eurodeputato di Fratelli d'Italia Carlo Fidanza.