2020-07-08
Cuciniamo insieme: tocchetti di tonno con zucchine, zafferano e menta
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Ottima occasione per portare in tavola il mare facendo bella figura e investendo poco tempo in cucina. Unica avvertenza: premuratevi che il tonno sia fresco e sia stato abbattuto. Se volete, per precauzione, tenetelo 72 ore in congelatore e poi fatelo rinvenire. Accompagnate questo piatto con una salsetta di cui vi diamo gli ingredienti e la preparazione.Ingredienti per 4 persone - 600 grammi tonno fresco, 500 grammi di zucchine, foglie di menta fresca, una bustina standard di zafferano, fumetto di pesce, farina q.b., una cipolla, olio extravergine di oliva, un bicchiere di vino bianco, sale q.b.Per il fumetto di pesce fatevi dare dal pescivendolo 4 o 5 gamberi, e due pescetti da zuppa, poi vi serve una carotina, una costa di sedano e un cipollotto o uno scalogno.Procedimento - Come prima cosa preparate il fumetto di pesce mettendo in una pentola con acqua il cipollotto, la carota, il sedano, i gamberi lavati ma non sgusciati e pescetti da zuppa eviscerati e puliti. Fate andare e salate solo quando il brodo va in ebollizione. Per questa ricetta ve ne serve poco, ma potete tenerlo da parte una volta filtrato per altre preparazioni o semplicemente per cuocere una pasta che prenderà subito profumo di mare. Ora tagliate a dadoloni il tonno, infarinarlo e friggerlo. Quindi fate soffriggere in olio extravergine di oliva la cipolla con le zucchine tagliate a rondelle; aggiungete il tonno, lo zafferano, il vino bianco, che andrà sfumato, e per ultimo il fumetto di pesce. Fate addensare la salsa, attendete che si raffreddi, infine guarnite con foglie di menta.Come far divertire i bambini - Tenete da parte un po' di zafferano e fateli divertire a colorare con il giallo dell'oro vegetale!Abbinamento - Lo stesso bianco che avete usato per cucinare che può essere un Verdicchio, una Vernaccia di San Gimignano, un Grechetto dei Colli Martani, una Ribona. Oppure potete fare un abbinamento con un Cartizze o un Prosecco di Asolo.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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