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2022-12-11
Cuciniamo insieme: stinco alla birra con le mele
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Sembra di sentire una musica che intona: «E viene giù dal ciel, neve, un dolce canto ammaliator che mi dice spera anche a tu è Natale, non soffrire più». Siamo entrati nel clima della festa più festa dell’anno, ma ci vuole un tocco di intimità familiare, di colore della tradizione per renderla «rotonda». Ecco che ci è venuto in mente un piatto del Nord che si presta benissimo a scaldare l’animo e a soddisfare il palato. Oltretutto è un secondo economico che però può figurare anche nel gran pranzo di Natale come portata importante.
Ingredienti - Uno o due stinchi di maiale o di vitello di almeno 1,2 chilogrammi complessivi, 2 o 3 mele (scegliete quelle che più amate, la tradizione vuole che si usino le renette), 5 o 6 cucchiai di farina 00, 6 cucchiai di olio extravergine di oliva, 80 grammi di burro di primo affioramento, 3 carote, due coste di sedano, 3 cipolle rosse, 2 pomodorini, qualche foglia di alloro, 4 o 5 chiodi di garofano, 500 ml di birra bionda, sale e pepe q.b.
Procedimento - Sbucciate le mele e privatele del torsolo, fatele a tocchetti e mettetele in una bacinella con acqua fredda. Pulite le verdure. Con una carota, una costa di sedano, i pomodorini e una cipolla fate un brodo vegetale, le altre verdure mondatele bene e tritatele grossolanamente. Infarinate ben bene lo o gli stinchi che avrete massaggiato con sale e pepe, in una casseruola capiente e dotata di coperchio fate fondere il burro con l’olio extravergine con le foglie di alloro. Aggiungete gli stinchi e fateli dorare da tutti i lati in modo che facciano una crosticina, abbassate la fiamma e aggiungete nella casseruola le verdure. Incoperchiate e cuocete a fuoco dolce per una decina di minuti. Quando le verdure si sono un po’ ammorbidite aggiungete le mele che avrete scolato, i chiodi di garofano e subito dopo la birra. Alzate la fiamma per far evaporare l’alcol, poi incoperchiate e continuate la cottura a fuoco dolce. Di quando in quando rigirate gli stinchi e aggiungete un po’ di bordo vegetale. La carne deve sempre rimanere più che umida. Per portare a cottura ci vorranno circa due ore. A cottura ultimata vedrete che sul fondo della pentola sarà rimasta una crema di mele e verdure. Eliminate i chiodi di garofano e le foglie di alloro e servite gli stinchi nappandoli con il fondo di cottura.
Come far divertire i bambini - Date a loro il compito di decorare i piatti con il fondo di cottura, le verdurine e la cremina di mela.
Abbinamento - Abbiamo scelto un Lagrein, vanno benissimo un Teroldego o una Schiava. Siamo sempre a cavallo tra Trentino e Alto Adige. Potete optare anche per un Carmenere o un Refosco dal peduncolo rosso.
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Siamo entrati nel clima della festa più festa dell’anno, ma ci vuole un tocco di intimità familiare, di colore della tradizione per renderla «rotonda». Ecco che ci è venuto in mente un piatto del Nord che si presta benissimo a scaldare l’animo e a soddisfare il palato. Oltretutto è un secondo economico che però può figurare anche nel gran pranzo di Natale come portata importante. Sembra di sentire una musica che intona: «E viene giù dal ciel, neve, un dolce canto ammaliator che mi dice spera anche a tu è Natale, non soffrire più». Siamo entrati nel clima della festa più festa dell’anno, ma ci vuole un tocco di intimità familiare, di colore della tradizione per renderla «rotonda». Ecco che ci è venuto in mente un piatto del Nord che si presta benissimo a scaldare l’animo e a soddisfare il palato. Oltretutto è un secondo economico che però può figurare anche nel gran pranzo di Natale come portata importante. Ingredienti - Uno o due stinchi di maiale o di vitello di almeno 1,2 chilogrammi complessivi, 2 o 3 mele (scegliete quelle che più amate, la tradizione vuole che si usino le renette), 5 o 6 cucchiai di farina 00, 6 cucchiai di olio extravergine di oliva, 80 grammi di burro di primo affioramento, 3 carote, due coste di sedano, 3 cipolle rosse, 2 pomodorini, qualche foglia di alloro, 4 o 5 chiodi di garofano, 500 ml di birra bionda, sale e pepe q.b. Procedimento - Sbucciate le mele e privatele del torsolo, fatele a tocchetti e mettetele in una bacinella con acqua fredda. Pulite le verdure. Con una carota, una costa di sedano, i pomodorini e una cipolla fate un brodo vegetale, le altre verdure mondatele bene e tritatele grossolanamente. Infarinate ben bene lo o gli stinchi che avrete massaggiato con sale e pepe, in una casseruola capiente e dotata di coperchio fate fondere il burro con l’olio extravergine con le foglie di alloro. Aggiungete gli stinchi e fateli dorare da tutti i lati in modo che facciano una crosticina, abbassate la fiamma e aggiungete nella casseruola le verdure. Incoperchiate e cuocete a fuoco dolce per una decina di minuti. Quando le verdure si sono un po’ ammorbidite aggiungete le mele che avrete scolato, i chiodi di garofano e subito dopo la birra. Alzate la fiamma per far evaporare l’alcol, poi incoperchiate e continuate la cottura a fuoco dolce. Di quando in quando rigirate gli stinchi e aggiungete un po’ di bordo vegetale. La carne deve sempre rimanere più che umida. Per portare a cottura ci vorranno circa due ore. A cottura ultimata vedrete che sul fondo della pentola sarà rimasta una crema di mele e verdure. Eliminate i chiodi di garofano e le foglie di alloro e servite gli stinchi nappandoli con il fondo di cottura. Come far divertire i bambini - Date a loro il compito di decorare i piatti con il fondo di cottura, le verdurine e la cremina di mela. Abbinamento - Abbiamo scelto un Lagrein, vanno benissimo un Teroldego o una Schiava. Siamo sempre a cavallo tra Trentino e Alto Adige. Potete optare anche per un Carmenere o un Refosco dal peduncolo rosso.
Getty Images
Era inoltre il 22 dicembre, quando il Times of Israel ha riferito che «Israele ha avvertito l'amministrazione Trump che il corpo delle Guardie della rivoluzione Islamica dell'Iran potrebbe utilizzare un'esercitazione militare in corso incentrata sui missili come copertura per lanciare un attacco contro Israele». «Le probabilità di un attacco iraniano sono inferiori al 50%, ma nessuno è disposto a correre il rischio e a dire che si tratta solo di un'esercitazione», ha in tal senso affermato ad Axios un funzionario di Gerusalemme.
Tutto questo, mentre il 17 dicembre il direttore del Mossad, David Barnea, aveva dichiarato che lo Stato ebraico deve «garantire» che Teheran non si doti dell’arma atomica. «L'idea di continuare a sviluppare una bomba nucleare batte ancora nei loro cuori. Abbiamo la responsabilità di garantire che il progetto nucleare, gravemente danneggiato, in stretta collaborazione con gli americani, non venga mai attivato», aveva detto.
Insomma, la tensione tra Gerusalemme e Teheran sta tornando a salire. Ricordiamo che, lo scorso giugno, le due capitali avevano combattuto la «guerra dei dodici giorni»: guerra, nel cui ambito gli Stati Uniti avevano colpito tre siti nucleari iraniani, per poi mediare un cessate il fuoco con l’aiuto del Qatar. Non dimentichiamo inoltre che Trump punta a negoziare un nuovo accordo sul nucleare di Teheran con l’obiettivo di scongiurare l’eventualità che gli ayatollah possano conseguire l’arma atomica. Uno scenario, quest’ultimo, assai temuto tanto dagli israeliani quanto dai sauditi.
Il punto è che le rinnovate tensioni tra Israele e Teheran si stanno verificando in una fase di fibrillazione tra lo Stato ebraico e la Casa Bianca. Trump è rimasto irritato a causa del recente attacco militare di Gerusalemme a Gaza, mentre Netanyahu non vede di buon occhio la possibile vendita di caccia F-35 al governo di Doha. Bisognerà quindi vedere se, nei prossimi giorni, il dossier iraniano riavvicinerà o meno il presidente americano e il premier israeliano.
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Il Comune fiorentino sposa l’appello del Maestro per riportare a casa le spoglie di Cherubini e cambiare nome al Teatro del Maggio, in onore di Vittorio Gui. Partecipano al dibattito il direttore del Conservatorio, Pucciarmati, e il violinista Rimonda.
Muwaffaq Tarif, lo sceicco leader religioso della comunità drusa israeliana
Il gruppo numericamente più importante è in Siria, dove si stima che vivano circa 700.000 drusi, soprattutto nel Governatorato di Suwayda e nei sobborghi meridionali della capitale Damasco. In Libano rappresentano il 5% del totale degli abitanti e per una consolidata consuetudine del Paese dei Cedri uno dei comandanti delle forze dell’ordine è di etnia drusa. In Giordania sono soltanto 20.000 su una popolazione di 11 milioni, ma l’attuale vice-primo ministro e ministro degli Esteri Ayman Safadi è un druso. In Israele sono membri attivi della società e combattono nelle Forze di difesa israeliane (Idf) in una brigata drusa. Sono circa 150.000 distribuiti nel nNord di Israele fra la Galilea e le Alture del Golan, ma abitano anche in alcuni quartieri di Tel Aviv.
Lo sceicco Muwaffaq Tarif è il leader religioso della comunità drusa israeliana e la sua famiglia guida la comunità dal 1753, sotto il dominio ottomano. Muwaffaq Tarif ha ereditato il ruolo di guida spirituale alla morte del nonno Amin Tarif, una figura fondamentale per i drusi tanto che la sua tomba è meta di pellegrinaggio.
Sceicco quali sono i rapporti con le comunità druse sparpagliate in tutto il Medio Oriente?
«Siamo fratelli nella fede e nell’ideale, ci unisce qualcosa di profondo e radicato che nessuno potrà mai scalfire. Viviamo in nazioni diverse ed anche con modalità di vita differenti, ma restiamo drusi e questo influisce su ogni nostra scelta. Nella storia recente non sempre siamo stati tutti d’accordo, ma resta il rispetto. Per noi è fondamentale che passi il concetto che non abbiamo nessuna rivendicazione territoriale o secessionista, nessuno vuole creare una “nazione drusa”, non siamo come i curdi, noi siamo cittadini delle nazioni in cui viviamo, siamo israeliani, siriani, libanesi e giordani».
I drusi israeliani combattono nell’esercito di Tel Aviv, mentre importanti leader libanesi come Walid Jumblatt si sono sempre schierati dalla parte dei palestinesi.
«Walid Jumblatt è un politico che vuole soltanto accumulare ricchezze e potere e non fare il bene della sua gente. Durante la guerra civile libanese è stato fra quelli che appoggiavano Assad e la Siria che voleva annettere il Libano e quindi ogni sua mossa mira soltanto ad accrescere la sua posizione. Fu mio nonno ha decidere che il nostro rapporto con Israele doveva essere totale e noi siamo fedeli e rispettosi. La fratellanza con le altre comunità non ci impone un pensiero unico e quindi c’è molta libertà, anche politica nelle nostre scelte».
In Siria c’è un nuovo governo, un gruppo di ex qaedisti che hanno rovesciato Assad in 11 giorni e che adesso si stanno presentando al mondo come moderati. Nei mesi scorsi però i drusi siriani sono stati pesantemente attaccati dalle tribù beduine e Israele ha reagito militarmente per difendere la sua comunità.
«Israele è l’unica nazione che si è mossa per aiutare i drusi siriani massacrati. Oltre 2000 morti, stupri ed incendi hanno insanguinato la provincia di Suwayda, tutto nell’indifferenza della comunità internazionale. Il governo di Damasco è un regime islamista e violento che vuole distruggere tutte le minoranze, prima gli Alawiti ed adesso i drusi. Utilizzano le milizie beduine, ma sono loro ad armarle e permettergli di uccidere senza pietà gente pacifica. Siamo felici che l’aviazione di Tel Aviv sia intervenuta per fermare il genocidio dei drusi, volevamo intervenire personalmente in sostegno ai fratelli siriani, ma il governo israeliano ha chiuso la frontiera. Al Shara è un assassino sanguinario che ci considera degli infedeli da eliminare, non bisogna credere a ciò che racconta all’estero. La Siria è una nazione importante ed in tanti vogliono destabilizzarla per colpire tutto il Medio Oriente. Siamo gente semplice e povera, ma voglio comunque fare un appello al presidente statunitense Donald Trump di non credere alle bugie dei tagliagole di Damasco e di proteggere i drusi della Siria».
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