Gran caldo e dunque forni e fornelli spenti, ma c’è modo di portare comunque in tavola dei piatti gustosi e al tempo stesso freschissimi. Emerge dal baule della bisnonna Linda una ricetta che era sempre presente nei pranzi veloci della villeggiatura a Castiglioncello. Protagonisti assoluti i pomodori da insalata in un connubio perfettamente mediterraneo. In cucina dunque.
Gran caldo e dunque forni e fornelli spenti, ma c’è modo di portare comunque in tavola dei piatti gustosi e al tempo stesso freschissimi. Emerge dal baule della bisnonna Linda una ricetta che era sempre presente nei pranzi veloci della villeggiatura a Castiglioncello. Protagonisti assoluti i pomodori da insalata in un connubio perfettamente mediterraneo. In cucina dunque. Ingredienti - 8 pomodori da insalata maturi e di grossezza media, 350 grammi di tonno sott’olio di ottima qualità, due cucchiai di capperi dissalati, due cucchiai di olive taggiasche denocciolate, 4 filetti di acciughe sott’olio, un mazzetto di erbe aromatiche (basilico, timo, maggiorana) 6 cucchiai di maionese, due cucchiai di olio extravergine di oliva, sale e pepe q.b. Procedimento - Lavate bene i pomodori poi tagliate la calottina superiore e con l’aiuto di un cucchiaino svuotateli dai semi e dalle parti carnose intermedie, otterrete delle specie di coppette. Mettetele a scolare capovolte. Nel frattempo mettete i capperi a bagno in modo che perdano il sale e scolate bene dall’olio di conserva il tonno. Fatta questa operazione nel bicchiere del mixer mettete il tonno, i capperi, le erbe aromatiche, i filetti di acciughe, le olive e la maionese e frullate a bassa velocità fino a ottenere una crema. Sistemate nel piatto di portata i pomodori, conditeli con l’extravergine, appena appena un po’ di sale e il pepe. Riempiteli con la crema di tonno, ricopriteli con la calottina e servite. Come far divertire i bambini - Fatevi aiutare a riempire i pomodori, saranno attentissimi nel farlo! Abbinamento - Abbiamo scelto un Prosecco rosato, ma vanno benissimo tutti i rosati d’Italia meglio se spumanti.
Federico Cafiero De Raho (Ansa)
L’ex capo della Dna inviò atti d’impulso sul partito di Salvini. Ora si giustifica, ma scorda che aveva già messo nel mirino Armando Siri.
Agli atti dell’inchiesta sulle spiate nelle banche dati investigative ai danni di esponenti del mondo della politica, delle istituzioni e non solo, che ha prodotto 56 capi d’imputazione per le 23 persone indagate, ci sono due documenti che ricostruiscono una faccenda tutta interna alla Procura nazionale antimafia sulla quale l’ex capo della Dna, Federico Cafiero De Raho, oggi parlamentare pentastellato, rischia di scivolare. Due firme, in particolare, apposte da De Raho su due comunicazioni di trasmissione di «atti d’impulso» preparati dal gruppo Sos, quello che si occupava delle segnalazioni di operazione sospette e che era guidato dal tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano (l’uomo attorno al quale ruota l’inchiesta), dimostrano una certa attenzione per il Carroccio. La Guardia di finanza, delegata dalla Procura di Roma, dove è approdato il fascicolo già costruito a Perugia da Raffaele Cantone, classifica così quei due dossier: «Nota […] del 22 novembre 2019 dal titolo “Flussi finanziari anomali riconducibili al partito politico Lega Nord”» e «nota […] dell’11 giugno 2019 intitolata “Segnalazioni bancarie sospette. Armando Siri“ (senatore leghista e sottosegretario fino al maggio 2019, ndr)». Due atti d’impulso, diretti, in un caso alle Procure distrettuali, nell’altro alla Dia e ad altri uffici investigativi, costruiti dal Gruppo Sos e poi trasmessi «per il tramite» del procuratore nazionale antimafia.
Donald Trump e Sanae Takaichi (Ansa)
Il leader Usa apre all’espulsione di chi non si integra. E la premier giapponese preferisce una nazione vecchia a una invasa. L’Inps conferma: non ci pagheranno loro le pensioni.
A voler far caso a certi messaggi ed ai loro ritorni, all’allineamento degli agenti di validazione che li emanano e ai media che li ripetono, sembrerebbe quasi esista una sorta di coordinamento, un’«agenda» nella quale sono scritte le cadenze delle ripetizioni in modo tale che il pubblico non solo non dimentichi ma si consolidi nella propria convinzione che certi principi non sono discutibili e che ciò che è fuori dal menù non si può proprio ordinare. Uno dei messaggi più classici, che viene emanato sia in occasione di eventi che ne evocano la ripetizione, sia più in generale in maniera ciclica come certe prediche dei parroci di una volta, consiste nella conferma dell’idea di immigrazione come necessaria, utile ed inevitabile.
Adolfo Urso (Imagoeconomica)
Il titolare del Mimit: «La lettera di Merz è un buon segno, dimostra che la nostra linea ha fatto breccia. La presenza dell’Italia emerge in tutte le istituzioni europee. Ora via i diktat verdi o diventeremo un museo. Chi frena è Madrid, Parigi si sta ravvedendo».
Giorni decisivi per il futuro del Green Deal europeo ma soprattutto di imprese e lavoratori, già massacrati da regole asfissianti e concorrenza extra Ue sempre più sofisticata. A partire dall’auto, dossier sul quale il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dedicato centinaia di riunioni.
Gigi De Palo (Ansa)
Su «Avvenire», il presidente della Fondazione per la natalità, Gigi De Palo, contraddice la ragion d’essere del suo ente chiedendo più nuclei familiari immigrati. L’esito di politiche del genere è visibile in Scozia.
Intervistato dal quotidiano della Conferenza episcopale italiana, Avvenire, il presidente della Fondazione per la natalità, Gigi De Palo, ha rilasciato alcune dichiarazioni a pochi giorni dalla chiusura della quinta edizione degli Stati generali della natalità, indicando quelle che a suo dire potrebbero essere ricette valide per contrastare la costante riduzione delle nascite da cui l’Italia è drammaticamente afflitta (nel solo mese di agosto del 2025 il calo è stato del 5,4% rispetto ai già deprimenti dati dello stesso mese del 2024: in cifre, 230.000 neonati in meno).







