Gran caldo e dunque forni e fornelli spenti, ma c’è modo di portare comunque in tavola dei piatti gustosi e al tempo stesso freschissimi. Emerge dal baule della bisnonna Linda una ricetta che era sempre presente nei pranzi veloci della villeggiatura a Castiglioncello. Protagonisti assoluti i pomodori da insalata in un connubio perfettamente mediterraneo. In cucina dunque.
Gran caldo e dunque forni e fornelli spenti, ma c’è modo di portare comunque in tavola dei piatti gustosi e al tempo stesso freschissimi. Emerge dal baule della bisnonna Linda una ricetta che era sempre presente nei pranzi veloci della villeggiatura a Castiglioncello. Protagonisti assoluti i pomodori da insalata in un connubio perfettamente mediterraneo. In cucina dunque. Ingredienti - 8 pomodori da insalata maturi e di grossezza media, 350 grammi di tonno sott’olio di ottima qualità, due cucchiai di capperi dissalati, due cucchiai di olive taggiasche denocciolate, 4 filetti di acciughe sott’olio, un mazzetto di erbe aromatiche (basilico, timo, maggiorana) 6 cucchiai di maionese, due cucchiai di olio extravergine di oliva, sale e pepe q.b. Procedimento - Lavate bene i pomodori poi tagliate la calottina superiore e con l’aiuto di un cucchiaino svuotateli dai semi e dalle parti carnose intermedie, otterrete delle specie di coppette. Mettetele a scolare capovolte. Nel frattempo mettete i capperi a bagno in modo che perdano il sale e scolate bene dall’olio di conserva il tonno. Fatta questa operazione nel bicchiere del mixer mettete il tonno, i capperi, le erbe aromatiche, i filetti di acciughe, le olive e la maionese e frullate a bassa velocità fino a ottenere una crema. Sistemate nel piatto di portata i pomodori, conditeli con l’extravergine, appena appena un po’ di sale e il pepe. Riempiteli con la crema di tonno, ricopriteli con la calottina e servite. Come far divertire i bambini - Fatevi aiutare a riempire i pomodori, saranno attentissimi nel farlo! Abbinamento - Abbiamo scelto un Prosecco rosato, ma vanno benissimo tutti i rosati d’Italia meglio se spumanti.
Vaccini Covid (Ansa)
Secondo le schede, i preparati evitavano la malattia, non anche il contagio da virus. Ma l’utilizzo di prodotti off-label segue regole infrante dall’allora ministro e da Aifa.
Non solo i cittadini, ma anche medici e farmacisti ingannati. Perché i vaccini Covid somministrati a carico del Sistema sanitario nazionale (Ssn) non sono stati mai approvati per la prevenzione dell’infezione dell’agente Sars-Cov-2 e mai inseriti da Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, nell’apposito elenco previsto dalla legge 648/1996 per quanto riguarda le indicazioni fuori scheda tecnica. È stata violata la norma del farmaco, con un grave danno pure erariale che qualche giudice contabile dovrebbe finalmente degnarsi di prendere in considerazione. «Abbiamo mandato segnalazioni al ministero della Salute, agli Ordini professionali, a Procure, Guardia di finanza ma tutto viene silenziato da anni», denuncia il dirigente di una farmacia ospedaliera del Nord Italia.
Vincenzo Bassi, presidente della Fafce (Ansa)
Ursula von der Leyen chiude i rubinetti alla cattolica Fafce. Carlo Fidanza: «Discriminazione ideologica».
Dica l’associazione candidata se al centro della propria attività figura la promozione della disparità di genere. Se non c’è, niente finanziamenti Ue. È quanto si è vista rispondere la Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche europee (Fafce), incredibilmente esclusa dai fondi per progetti europei perché, secondo la Commissione Ue, pone la promozione della famiglia composta da uomo e donna al centro della propria attività e dunque «fornisce informazioni limitate sulla disparità di genere», contravvenendo alle «misure europee per l’uguaglianza».
Kaja Kallas (Ansa)
I ministri della Cultura lanciano un appello per far fronte alla presunta minaccia di Vladimir Putin, invocando perfino l’uso del cinema per promuovere i valori dell’Unione. E Kaja Kallas manipola la storia: «Russia mai attaccata negli ultimi 100 anni». Scorda i nazisti...
Il circolo culturale di Bruxelles è salito in cattedra. Non trovando una strada percorribile e condivisa per mettere fine alla guerra in Ucraina, l’Unione europea ha deciso di buttarla sulla Storia, sulle infrastrutture culturali, sulla «resilienza democratica», «sui contenuti dai valori comuni». Armiamoci e studiate. Così ti viene il dubbio: stai a vedere che Fedor Dostoevskij torna ad essere praticabile nelle università italiane e il presidente Sergio Mattarella fra otto giorni va alla prima della Scala ad applaudire Dmitrij Sciostakovic. Niente di tutto questo, con la Russia non si condivide nulla. Lei rimane fuori, oltrecortina: è il nemico alle porte.
Volodymyr Zelensky e il suo braccio destro, Andriy Yermak (Ansa)
Perquisiti dall’Anticorruzione uffici e abitazione del «Cardinale verde»: parte dei fondi neri sarebbe servita a procurargli una casa di lusso. Lui e l’indagato Rustem Umerov dovevano strappare agli Usa una pace meno dura.
Alì Babà. Nelle mille ore (e mille e una notte) di registrazioni, che hanno permesso alle autorità ucraine di ascoltare i «ladroni» della Tangentopoli di Kiev, era quello il nome in codice di Andriy Yermak, braccio destro di Volodymyr Zelensky. Ieri, dopo un blitz degli agenti, è stato costretto a lasciare il suo incarico di capo dello staff del presidente. La Procura anticorruzione (Sapo) e l’Ufficio anticorruzione (Nabu) hanno condotto perquisizioni nel suo appartamento e nei suoi uffici. Non risulta indagato, ma la svolta pare imminente: la testata Dzerkalo Tyzhnia sostiene che a breve saranno trasmessi i capi d’imputazione.







