2020-04-09
Crollato il ponte che per l’Anas era sicuro
Il viadotto Albiano, circa 400 metri di lunghezza, e 8 di altezza tra La Spezia e Massa, si è afflosciato in tutte le campate, collassando sul greto del fiume Magra. Due feriti e nessuna vittima grazie all'epidemia che ha drasticamente ridotto il traffico.Ad agosto scorso il sindaco di Aulla preoccupato delle condizioni del ponte sul fiume Magra fu prontamente rassicurato dall'Anas: «Non ci sono criticità per la funzionalità statica. Non servono limitazioni». Ieri, nove mesi dopo, il viadotto Albiano, circa 400 metri di lunghezza e 7-8 di altezza, si è spezzato all'altezza di ogni pilone crollando sul greto del fiume mentre due furgoni lo attraversavano. Due feriti e nessuna vittima grazie all'emergenza coronavirus che ha drasticamente ridotto il traffico sulla Statale della Cisa, l'arteria tra le province di La Spezia e Massa Carrara. E a vedere le immagini impressionanti la mente è tornata subito al crollo del ponte di Genova ma anche agli altri 14.500 ponti di gestione Anas: le ispezioni obbligatorie per legge da effettuare da parte di ingegneri qualificati sui viadotti principali (quelli con campata di luce superiore ai 30 metri), e critici (segnalati dai cantonieri per lo stato di salute non ottimale) sono 4991 e nel 2019 ne sono stati visitati soltanto 1419.Ieri mattina intorno alle 10.20 il viadotto sul Magra, tra Albiano e Caprigliola, confine naturale fra la Toscana e la Liguria, è collassato su sé stesso. La procura di Massa Carrara ha posto sotto sequestro l'intera area e ha aperto un fascicolo conoscitivo per ora senza ipotesi di reato né indagati. Nella caduta, i due mezzi di passaggio, sono rimasti sopra una delle solette d'asfalto del ponte imploso e abbattutosi sul letto del fiume, attualmente con scarsa portata di acqua. I conducenti di due furgoni, soccorsi dal 118 e dai vigili del fuoco, sono stati trasportati in ospedale entrambi in codice giallo: uno, corriere della Bartolini, all'ospedale di Pisa con una gamba fratturata; l'altro, dipendente Tim, che era uscito da solo e illeso dal mezzo, allo spezzino Sant'Andrea per accertamenti.«Il ponte è come collassato su sé stesso», ha raccontato il sindaco, Roberto Valettini, durante il sopralluogo effettuato poco dopo il crollo dell'infrastruttura che negli ultimi mesi era stata al centro di polemiche. Valettini infatti ad agosto aveva scritto tre lettere all'Anas con la preghiera di verificare se il viadotto Albiano fosse stabile o se avesse bisogno di interventi o limitazioni del traffico. L'8 agosto 2019 l'Anas, con una lettera firmata dal responsabile dell'area compartimentale Vincenzo Marzi, rassicurava il sindaco sullo stato di salute del ponte: «Non presenta al momento criticità tali da compromettere la sua funzionalità statica, sulla base di ciò, non sono giustificati provvedimenti emergenziali». Ma intanto cittadini e automobilisti, che oggi parlano di un crollo annunciato, continuavano a denunciare crepe sui piloni che ieri sono venuti giù, e a novembre, dopo un'ondata di maltempo che colpì la Lunigiana, segnalarono una crepa che si era fortemente allargata. Ci fu un sopralluogo dei tecnici dell'ente gestore, ma dai controlli fu dichiarato che non sussistevano «condizioni di pericolosità, solo anomalie e difetti tali da non dover intraprendere provvedimenti emergenziali» come ricorda Gianni Lorenzetti, presidente della Provincia di Massa Carrara, ente che nel 2018 aveva ceduto la gestione della struttura ad Anas. «Il ponte di Albiano», diceva Anas, «è costantemente attenzionato dai nostri tecnici», una posizione confermata anche ieri, davanti ai piloni sbriciolati sul greto del Magra, in una nota in cui sostiene che «a partire dal 2019, il ponte è stato oggetto di sopralluoghi e verifiche periodiche, anche rispetto a segnalazioni degli enti locali, che non hanno evidenziato criticità». Nello stesso comunicato, la società ha fatto sapere di aver avviato una commissione di indagine per accertare la dinamica e le cause del crollo del ponte.La ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha inoltre chiesto immediatamente una dettagliata relazione ad Anas mentre il crollo, secondo il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi «È l'ennesima dimostrazione che le infrastrutture del nostro territorio sono ormai a livello di disfacimento. Serve una svolta nell'intervento pubblico. Sono sempre più convinto che il governo deve impegnarsi ad attribuire poteri speciali a tutte le istituzioni pubbliche per far partire dovunque i lavori già programmati e finanziati».Intanto ieri il gip di Messina ha sequestrato due cavalcavia dell'autostrada A-20, Messina-Palermo, perché a rischio crollo. Dalle indagini, condotte dalla Procura guidata da Maurizio De Lucia, è emersa una diffusa corrosione delle armature e delle banchine di bordo che metterebbe in pericolo la stabilità delle strutture portanti con il rischio di crollo sulla sede autostradale sottostante. Gli accertamenti hanno evidenziato un degrado avanzato delle cosiddette «selle Gerber», gli elementi che sopportano tutto il peso del viadotto e il degrado sarebbe imputabile alla cattiva manutenzione dei giunti che, consentendo infiltrazioni di acqua piovana, ha deteriorato il calcestruzzo di copriferro. Lo stato delle strutture sarebbe di tale gravità da rischiare di far perdere l'appoggio delle travi della campata centrale con il rischio del crollo o comunque della caduta di calcinacci sui mezzi in transito.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)