2024-06-24
Gli Azzurri fanno pari con la Croazia. Ottavi raggiunti all’ultimo respiro
L'esultanza degli Azzurri dopo il pareggio di Zaccagni contro la Croazia (Ansa)
Dopo la rete di Modric (che poco prima aveva sbagliato un rigore) la squadra di Spalletti raggiunge l’1-1 all'ottavo minuto del recupero con Zaccagni. Migliore in campo Donnarumma. Sabato ci attende la Svizzera.Toccata e fuga all’ultimo respiro. Nella Lipsia dove morì Johann Sebastian Bach l’Italia trova la qualificazione diretta agli ottavi di finale a 35 secondi dall’inferno. Andiamo avanti. Gli Europei sono ancora qui da giocare, forse da inventare. Andiamo avanti con uno stupendo gol di Mattia Zaccagni al 97’, riprendendo la Croazia (1-1) già convinta di avere vinto mentre l’arbitro ha il fischietto in bocca. Quando la notte sembra nera ecco il lampo che la illumina. Quella di Luciano Spalletti è un’Italia ancora piccola, ancora fragile, ma esiste. Chissà che la sua nuova vita non cominci proprio qui, sull’orlo del baratro. Sabato a Berlino guarderà negli occhi la Svizzera che ha messo paura alla Germania, quella di Yann Sommer e dei molti «diversamente Federer».Eccoci di nuovo, come spesso accade, a tenere su un muro con le spalle. Another brick in the wall senza neppure i Pink Floyd a suonare la carica. Questa volta all’Italia va bene perché il regolamento del torneo prevede i ripescaggi delle terze, quindi lo psicodramma arriverebbe solo se l’Albania battesse la Spagna. Ma ci aspettano rapide e rafting nei canyon croati dove ogni roccia nasconde una trappola. Gli sberloni spagnoli sembrano avere svegliato la bella addormentata, che parte con ben altra determinazione, consapevole che giocare a ritmo lento significherebbe mandare a nozze i globetrotter balcanici.Le novità azzurre nella notte di Lipsia sono tre: Matteo Darmian nella difesa a tre, conferme in massa dei centrocampisti, Raspadori in attacco perché più disciplinato (ettecredo) dei tarantolati Davide Frattesi e Federico Chiesa. E Mateo Retegui centravanti con, sulle spalle, la croce dell’attacco che Gianluca Scamacca non è riuscito a portare contro le furiette rosse. Mai fidarsi dei fenomeni di Gian Piero Gasperini; senza la maglia della Dea addosso tornano irrimediabilmente normali. Davanti a noi abbiamo la Nazionale a scacchi. Gente da rispettare se non da temere: in finale ai mondiali 2018 e terzi nel 2022, feste del pallone alle quali noi neppure siamo riusciti a entrare.In realtà ricominciamo da Gigio Donnarumma, formidabile dopo 4’ a deviare in angolo una sassata di Luka Susic. Ma quella croata è solo una fiammata, perché dopo una decina di minuti il pallino del gioco passa nei piedi dell’Italia. Due pallegol a confermare la superiorità fisica e dinamica: al 20’ Mateo Retegui viene contrato di testa, al 26’ Nicolò Barella mette una palla d’oro sulla zucca di Alessandro Bastoni che devia a colpo sicuro, ma Dominik Livakovic fa il Donnarumma e devia. La Croazia palleggia e punzecchia, l’Italia fa male quando corre. Per ora il gol decisivo lo segna lo spagnolo Ferran Torres a Düsseldorf contro l’Albania; in attesa dei ripescaggi, il biglietto di ritorno a casa sembra assegnato.La partita è trattenuta, tattica, ma gli azzurri guidano le danze. Jorginho sembra il cugino bravo, Barella non sbaglia una scelta, Di Lorenzo è tornato sulla Terra dopo aver fatto il giro degli anelli di Saturno contro Nico Williams. Niente di speciale, ma la squadra mostra almeno le tre dimensioni: lunghezza, larghezza e profondità. Dall’altra parte non c’è la Spagna e il declino anagrafico della generazione dei fenomeni croati è palpabile: Luka Modric si accende e si spegne, Marcelo Brozovic sembra reduce da un anno di inattività, Mateo Kovacic fa l’eterno attor giovane, gli altri sono sontuosi solisti senza un’idea di sinfonia corale. Non picchiano neppure. E l’arbitro Danny Makkelie, poliziotto olandese brillantinato, non deve esibire i suoi fastidiosi atteggiamenti di superiorità morale per mantenere l’ordine in città.Quando si riparte sembra tutto facile e invece infiliamo la testa nell’incubo. Improvvisamente, all’italiana, con una fesseria di Davide Frattesi (entrato per Pellegrini) che sventola una mano senza senso in area di rigore su tiro di Kramaric: rigore. Tira Modric ma Gigione Donnarumma manda i due metri dalla parte giusta e lo prende. Anche questo, anche questa volta per il migliore con Barella. Due minuti dopo (55’) il portierone compie un altro miracolo su deviazione da tre metri di Budimir (che anticipa netto Darmian), ma nulla può fare sul tap-in dell’immortale Modric. Ecco materializzarsi l’omino con la gobba. Sarà una mezz’ora di terrore. Con i croati improvvisamente feroci e con il vero Brozovic tornato dalle dune. Fuori Dimarco, dentro Chiesa: noi all’assalto all’arma bianca, la Croazia dentro fort Apache. È sofferenza, è amarezza. Ma l’Italia è in campo e ha pure «las bolas» per tenere i balcanici nella loro area. Fuori Raspadori, dentro Scamacca, sperando nella fenomenologia dell’ariete. Entrano anche Nicolò Fagioli e Mattia Zaccagni per provare a tirare il mattone vagante nella vetrina. Scamacca fa in tempo a mangiarsi un gol (i pigri arrivano dopo) su cross di Chiesa, la Croazia chiude i boccaporti. L’Italia non ne ha più ma quando si materializzano gli spettri, il fantasista della Lazio stoppa l’ultimo pallone che arriva da Calafiori (finale stupendo) e con un tiro a giro manda all’inferno i croati. È il destino. Là in fondo si rivede il cielo sopra Berlino.