2024-08-08
L’Ue inguaia anche i mobilifici italiani
Le regole europee che limitano il disboscamento hanno già provocato un grosso rialzo dei prezzi del legname: un salasso per uno dei nostri settori di punta.Allarme per l’industria del mobile, che rappresenta la punta di diamante del made in Italy. Il prezzo del legno ha raggiunto la soglia di 515 dollari per mille piedi tavola. Un valore che corrisponde a circa 210 dollari al metro cubo, mentre a inizio di luglio non arriva a 160 dollari. Per l’Italia si tratta di un’emergenza che potrebbe mettere in crisi uno dei settori di punta del nostro export. Secondo i dati Federlegno (Claudio Feltrin è il presidente) le attività del mobile-arredamento fatturano circa 28 miliardi che salgono a 60 considerando anche l’indotto. Gli occupati sono 140.000 distribuiti su oltre 21.000 aziende. Più della metà della produzione va all’estero. A provocare il rialzo delle quotazioni del legno sono ragioni diverse. Alcune di ampiezza mondiale come l’aumento della domanda negli Stati Uniti per via della crescita dell’edilizia. A provocare la vera emergenza è la direttiva europea Eudr che rischia di contrarre l’offerta facendo volare i prezzi. Il regolamento entrerà in vigore a fine dicembre e il mercato comincia a posizionarsi. Alla base dell’intervento Ue c’è il consueto delirio green indirizzato alla conservazione degli alberi. Quindi tutto il legno e i derivati utilizzati in Europa dovranno avere una sorta di bollino di origine controllata per evitare le importazioni da Paesi che non rispettano le norme green. I fornitori internazionali dovranno fornire dati di geolocalizzazione per tracciare l’origine esatta dei loro prodotti. Sia la Cina che gli Stati Uniti, due dei maggiori produttori e fornitori globali di legno e derivati si oppongono. La Cina si oppone alla condivisione di dati di geolocalizzazione, considerati sensibili per ragioni di sicurezza nazionale. Bruxelles ha risposto che senza queste informazioni, le importazioni non saranno consentite. Federlegno è subito intervenuta chiedendo il rinvio dell’entrata in vigore della direttiva. Ancora più drastica l’opposizione da parte di GD Holz, l’associazione tedesca del commercio del legname secondo cui il rifiuto della Cina potrebbe avere gravi conseguenze per le catene di approvvigionamento globali. «Pechino», ricorda GD Holz, «gioca un ruolo cruciale nel settore grazie al suo controllo sul 30% della catena di fornitura globale attraverso le alleanze legate alla Via della Seta. Un’interruzione nelle forniture cinesi potrebbe causare notevoli disagi al mercato europeo e globale dei prodotti forestali, oltre ovviamente, al forte rialzo dei prezzi. L’opposizione degli Stati Uniti riflette sul fatto che queste norme rappresentano una misura protezionistica frutto di una barriera commerciale. L’Ue si trova quindi a dover fare ancora una volta i conti con i danni dell’ideologia verde: da un lato, deve far rispettare i suoi obiettivi ambientali; dall’altro, deve gestire le tensioni con potenze economiche globali come Cina e Stati Uniti, Senza contare, ovviamente le proteste degli industriali che chiedono una sospensione dell’Eudr. L’aumento dei costi è sicuro: non solo perché saliranno i prezzi delle materie prime ma anche per l’aggravio di burocrazia. I controlli a carico delle aziende dipenderanno dal livello di rischio di deforestazione e degrado forestale assegnato ai Paesi esportatori dalla Commissione europea, che a sua volta classificherà le giurisdizioni secondo un sistema a tre livelli. I Paesi classificati come a basso rischio avranno verifiche semplificate, mentre quelli classificati a rischio standard o ad alto rischio richiederanno che i controlli sui fornitori siano supportati da immagini satellitari che includono coordinate di geolocalizzazione. Secondo le stime i costi correlati alla conformità all’Eudr per le aziende ammonteranno probabilmente a una cifra compresa tra 170 milioni e 2,5 miliardi di dollari all’anno. L’impatto dovrebbe essere «assorbito da una riduzione dei profitti da parte degli operatori lungo la catena del valore e/o eventualmente trasferito al consumatore finale» negli Stati membri dell’Ue, secondo Bruxelles. Ambiente e povertà vanno sempre di più a braccetto.
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