
Nonostante i soloni che vedono tutto nero, i dati su export e occupazione dimostrano che il tessuto economico regge ai fenomeni esterni come l’aumento del costo dell’energia o il debito da Superbonus. Chi produce sente l’appoggio di un esecutivo «amico».Il governo Meloni ha un grande asso nella manica costituito dalle imprese italiane. Il 2024, da un punto di vista economico, non è e non sarà certamente un anno semplice per l’economia italiana ma, come è già successo nel 2022 e nel 2023, sono vari gli elementi, che al di là delle previsioni di tutti gli osservatori istituzionali, ci fanno ritenere che andrà meglio di quanto essi stimino ad oggi. Considerando, infatti, che c’è stata una revisione al rialzo della crescita complessiva sia per il 2023 (+0,9% rispetto al +0,7% stimato) che per il 2022 (+4% anziché +3,7%), possiamo notare che per il terzo anno consecutivo l’Italia è cresciuta più della Francia, della Germania e della Gran Bretagna. Tra i Paesi europei del G7, quindi, siamo quelli che stanno facendo meglio. Rispetto al quarto trimestre del 2019, l’ultimo pre-Covid, siamo arrivati al +4,2%, davanti a noi ci sono solamente Stati Uniti (+8,2%) e Canada (+4,5%). Per Francia, Germania e Gran Bretagna il dato è inferiore al +2%. La Spagna è un punto dietro di noi. Soltanto due-tre mesi fa si formulavano ipotesi catastrofiche sulla nostra economia, ma i dati non danno loro ragione e ci continuano a dire che l’Italia ha una capacità di resistenza molto superiore ad altri Paesi. Un elemento molto positivo di quest’anno è rappresentato dagli incrementi su base annua dell’export verso alcuni mercati come gli Stati Uniti (+14,5%), il Giappone (+20%), l’area Asean che è l’Associazione delle Nazioni del sud-est asiatico (+26,6%) e i paesi Opec, che è l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, (+26,3%). Dobbiamo poi sempre evidenziare che dal 2015 al 2023 l’export italiano, in valore, è cresciuto del 48% e che il 75% delle nostre esportazioni è generato da circa 9.200 imprese che hanno tra i 50 e i 1.999 addetti. Sono recentemente stati diffusi i dati aggiornati della Wto (Organizzazione Mondiale del Commercio) che dicono che nel 2023 l’export italiano si è confermato al quinto posto nel mondo con 667 miliardi di dollari, davanti a noi ci sono Giappone (717), Germania (1.688), Usa (2.020) e Cina (3.380). Voi capite bene che con i problemi interni accumulati post-Covid, un governo che può spendere poco perché ha sulle spalle un macigno di decine di miliardi lasciati in eredità dal Superbonus di Conte (che tra l’altro ha riguardato una percentuale minima degli edifici italiani), i costi dell’energia non dipendenti dal governo ma dalle scelte mancanti in materia energetica perché l’Italia diventasse autonoma per colpa di chi ha creduto che tutto si risolvesse con quattro pale eoliche, ebbene, se sommiamo anche gli strascichi del post-Covid, i risultati ottenuti dagli imprenditori sono oltre lo straordinario. Non c’è dubbio che, al di là di tutte le polemiche politiche, gli imprenditori abbiano un sentiment diverso e migliore rispetto ai governi precedenti quello Meloni nei quali era difficile individuare la via maestra, più facile evidenziare errori da matita rossa. Le varie operazioni compiute dal governo a favore del commercio internazionale dell’Italia e l’attivismo positivo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del ministro degli Esteri Antonio Tajani certamente hanno giocato e giocano un ruolo incentivante nei confronti degli imprenditori. L’imprenditore, infatti, non è indifferente alla situazione politica che gioca un ruolo importante nella propensione agli investimenti e anche al consumo. Un dato però che va segnalato con grande forza - e che è stato trascurato e sottovalutato dai giornaloni - è senza dubbio quello dell’occupazione: nel 2023 +481.000 occupati, tasso di disoccupazione che scende al 7,7% (-0,4%) e dipendenti a tempo indeterminato che aumentano di 491.000 unità (+3,3%). Non c’è dubbio che lo sblocco da parte di questo governo delle rate del Pnrr hanno portato soldi all’interno del Pil e hanno funzionato anche da incentivo all’assunzione da parte delle imprese e delle famiglie. Tirando delle conclusioni – naturalmente provvisorie e non essendo dotati del dono dell’infallibilità – possiamo azzardare anche quest’anno una crescita superiore a quella di molti soloni che leggono i dati economici in modo diverso a seconda del colore del governo ed anche delle istituzioni che, abbastanza comprensibilmente, si tengono sul vago così sono sicure di non sbagliare. Se faccio un discorso in cui sostanzialmente dico che si potrebbe andare meglio ma si potrebbe anche andare peggio non ho detto una mazza e nessuno mi potrà dire che non ci ho colto. Sparando fuori dal bersaglio è chiaro che non ci cogli. Ma qui comincerebbe un lungo discorso sul giornalismo economico italiano che guarda all’economia secondo i colori e non è per nulla daltonico.
Il laboratorio della storica Moleria Locchi. Nel riquadro, Niccolò Ricci, ceo di Stefano Ricci
La casa fiorentina del lusso rileva il laboratorio ottocentesco. E continua con i reportage grazie a «Fashional geographic».
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