2020-10-02
Crediti deteriorati, bomba in vista. La Bce non prevede altre deroghe
Andrea Enria avvisa gli istituti: «Chi chiede il rinvio delle regole non ha imparato la lezione».Una nuova ondata di crediti deteriorati è in arrivo nel 2021 per effetto del Covid-19: dai 338 miliardi previsti per l'anno in corso si salirà a quota 385 miliardi, secondo le stime di Banca Ifis. La vera bomba nei bilanci delle banche scoppierà quando finiranno le misure «tampone» del governo come le moratorie e anche quando scatterà la norma della Bce sulla svalutazione progressiva dei crediti deteriorati fino al 100% (un terzo all'anno), il cosiddetto calendar provisioning introdotto da Francoforte un anno e mezzo fa. Gli istituti italiani fanno i conti con il disallineamento tra le normative italiane e le regole europee. «L'entità della crescita degli npl dipenderà dalla gradualità con cui saranno rimosse le flessibilità che per noi debbono rimanere per tutto il tempo della fase di incertezza economica», ha detto ieri il direttore generale Abi, Giovanni Sabatini, in audizione al Senato. Invocando «una proroga delle misure adottate dalla autorità bancaria europea che potrebbe consentire di continuare a sottoporre a moratoria e esposizioni senza prevedere la riclassificazione di queste posizioni secondo regole standard». Ma invece di rivedere il «calendario» venendo incontro alle richieste dei banchieri, il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ha invitato tutti i Paesi ad affrontare il problema creando mercati secondari e riformando l'attività di recupero crediti. E ieri sulla stessa linea si è ufficialmente schierato anche il capo della Vigilanza Bce, Andrea Enria: «Chi chiede una modifica o un rinvio delle nuove regole sugli accantonamenti per i crediti deteriorati non ha imparato la lezione delle crisi precedenti», ha sottolineato in un intervento ad un seminario della Federazione bancaria europea rivolgendosi, senza citarle, anche alle banche italiane. «Quando sento che alcune persone stanno usando la pandemia per mettere in dubbio la tempistica di attuazione dei prossimi standard sulla definizione di default o per proporre di rivedere il quadro legislativo sulla copertura degli npl sono propenso a pensare che troppe delle lezioni delle crisi precedenti possano purtroppo non sono state apprese». Poi, la sentenza senza possibilità di appello: «Le banche si preparino all'impatto che probabilmente si concretizzerà con la revoca delle moratorie a livello di sistema», ha detto Enria. Convinto che «questa volta disponiamo di buone regole e politiche per affrontare gli npl in modo più rapido ed efficace. Le banche devono concentrarsi su un'attuazione efficace e il momento giusto per farlo è adesso», ha aggiunto accogliendo «con grande favore» il dibattito rilanciato da Dombrovskis sulla promozione di un uso più integrato delle bad bank nell'Unione europea. A dichiararsi d'accordo con Enria ieri è stato invece l'ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, utilizzando una metafora per commentare il problema dei crediti deteriorati: «Bisogna fare come quando si va dal dentista per un dente dolorante, hai dolore ma poi hai fatto e vai avanti». Il problema è che il «paziente» ha già sopportato lo sforzo enorme per ridurre l'accumulo dei crediti deteriorati che si erano determinati negli anni della grande crisi finanziaria. Sforzo che Bankitalia ha quantificato in 170 miliardi di euro dal 2016 a fine anno, prevedendo anche per il 2020 cessioni per circa 20 miliardi.
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