
Un volantinatore rimasto senza posto ricorda Renzi e signora: «Sono bugiardi, dicono che con la ditta non c'entrano ma vedevo Tiziano guidare il camion. Ho 62 anni e mangio il cibo che mi regala un amico». Dopo il crac della Marmodiv e la nomina di un curatore fallimentare, i 23 dipendenti della cooperativa riconducibile, secondo i magistrati, a Tiziano Renzi e alla moglie Laura Bovoli sono finiti in mezzo alla strada. Ieri hanno incontrato il sindacato e hanno dato le dimissioni per giusta causa con l'obiettivo di poter usufruire del sussidio di disoccupazione. I più fortunati avranno diritto a 24 mesi, ma c'è chi sarà coperto per molto meno. L'ultimo stipendio l'hanno preso a dicembre. Da allora più nulla. Qualcuno, i più giovani, ha già trovato un altro lavoro. Qualcuno altro attende con fiducia. Ma c'è chi non ha quasi speranza. Come Paolo Magherini che è costretto a cercare impiego a quasi 62 anni. Ha lavorato nel settore del volantinaggio per circa 30 anni e a fine mese riusciva a racimolare quasi 1.000 euro. «Ho già portato il curriculum alle agenzie interinali, ma purtroppo ho un'età. Per me l'indennità sarà oro, ma non vedrò quei soldi prima di un mesetto» dice.Ci racconta la giornata tipo di un lavoratore «che si trova con il culo per terra», che non può più pagare la stanza dove dorme e che mangia una volta al dì: «Purtroppo mio fratello e mia sorella non mi aiutano. Da gennaio non riesco più a pagare l'affitto da 300 euro alla padrona di casa. Non mi posso più permettere nemmeno una cameretta. In questo momento ho sul conto 40 euro e non so come mangiare. Per fortuna ho un amico, che non vorrei nominare, che mi presta qualche soldino». In che cosa consistono i suoi pasti? «Sono sempre stato abituato dai miei genitori a mangiare la carne. Ora non posso più permettermela. Ieri mi sono cucinato gli spaghetti al pomodoro, una cosa abbastanza economica, che cosa devo fare? Pranzo invece non l'ho fatto, sono andato addiritto». A cos'altro sta rinunciando? «Ho la passione della musica e non posso neanche più scaricarla da Internet e faccio fatica a ricaricare il telefonino, che mi costa 20 euro al mese. Non sto pagando nemmeno le bollette alla mia padrona di casa». Fa fatica a raccontare i suoi sacrifici, ma alla fine viene fuori l'episodio per lui più umiliante: «Un ex collega di lavoro che frequenta i centri sociali mi ha fatto omaggio di un pacco alimentare. Mi ha detto che me ne porterà altri». Magherini spiega che tra i suoi ex compagni della Marmodiv ci sono stati d'animo diversi: «Alcuni li ho visti molto giù, altri sperano di trovare al più presto un altro posto. Ma c'è un comune denominatore: tutti auguriamo ai Renzi il peggio». Obiettiamo che è meglio non abbandonarsi a questi pensieri, ma Magherini è inflessibile: «Loro a noi hanno fatto solo del male. L'utilizzo improprio e illegale che hanno fatto delle cooperative ha portato della povera gente a non sapere più come fare. Non so se il signor Tiziano e la di lui consorte si rendano conto della situazione incredibile in cui ci hanno messi. Sono dei bugiardi, vanno davanti ai giudici e dicono che non erano gli amministratori di fatto, mentre tutti sanno che lo erano. Io vedevo Tiziano col camion venire a prendere i volantini per portarli al macero». Per l'ex volantinatore i genitori dell'ex premier sono i responsabili di questa situazione: «Il signor Tiziano potrà dire: “Io non volevo fare del male a degli onesti lavoratori". Però lo ha fatto. Io vorrei lasciare lui senza mangiare». Magherini è veramente scorato e si lascia andare a una confidenza drammatica: «A volte avrei voglia di compiere un gesto estremo, ci ho pensato, poi mi soccorrono i miei libri, la mia amata filosofia che mi dice: “Quello che ti resta da vivere vivilo bene e usalo per studiare"». Il distributore-filosofo non è il solo ex dipendente della Marmodiv disperato. L'ex magazziniere Emiliano negli ultimi mesi ha persino dovuto anticipare il denaro per la benzina dei furgoni e per i pedaggi autostradali e nessuno lo rimborserà più.Contattata dalla Verità anche Silvia Gabrielleschi, già impiegata della coop, tradisce un grave disagio: «Ho lavorato cinque anni con loro dando il massimo e non facendo nemmeno le ferie che mi sarebbero spettate da contratto. In cambio di tanta dedizione oggi sono disoccupata e dovrò aspettare più degli altri per avere diritto al sussidio di disoccupazione perché il mio inquadramento da impiegata di quarto livello prevede più di un mese di preavviso».Che idea si è fatta dei Renzi e di chi ha guidato la coop nell'ultimo lustro? «Vedevo che molte decisioni venivano prese a Rignano, che qualcosa non tornava, ma mi tenevo tutto dentro. Poi a giugno mi hanno chiamato dalla Procura come testimone e ho dovuto dire la verità. La cosa mi ha creato difficoltà visto che a quei signori avevo dato tutta la mia fiducia. Però oggi, vedendo come è finita, ho cambiato completamente opinione e spero che la giustizia terrena faccia il suo corso». I nomi e i verbali di Magherini e della Gabrielleschi nelle scorse settimane sono finiti su tutti i giornali. Ma invece di essere applauditi per il senso civico e il coraggio, nel loro ambiente, sono stati additati come spioni e trattati con sospetto: «Alcuni di noi, per il solo fatto di essere stati chiamati dall'autorità giudiziaria e per aver fatto il proprio dovere, ora, nel mondo del volantinaggio, sono discriminati e considerati quasi come persone da tenere alla larga. Come se i colpevoli fossimo noi».
Chiara Ferragni (Ansa)
L’influencer a processo con rito abbreviato: «Fatto tutto in buona fede, nessun lucro».
I pm Eugenio Fusco e Cristian Barilli hanno chiesto una condanna a un anno e otto mesi per Chiara Ferragni nel processo con rito abbreviato sulla presunta truffa aggravata legata al «Pandoro Pink Christmas» e alle «Uova di Pasqua-Sosteniamo i Bambini delle Fate». Per l’accusa, l’influencer avrebbe tratto un ingiusto profitto complessivo di circa 2,2 milioni di euro, tra il 2021 e il 2022, presentando come benefiche due operazioni commerciali che, secondo gli inquirenti, non prevedevano alcun collegamento tra vendite e donazioni.
Patrizia De Luise (Ansa)
La presidente della Fondazione Patrizia De Luise: «Non solo previdenza integrativa per gli agenti. Stabiliamo le priorità consultando gli interessati».
«Il mio obiettivo è farne qualcosa di più di una cassa di previdenza integrativa, che risponda davvero alle esigenze degli iscritti, che ne tuteli gli interessi. Un ente moderno, al passo con le sfide delle nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale, vicino alle nuove generazioni, alle donne poco presenti nella professione. Insomma un ente che diventi la casa di tutti i suoi iscritti». È entrata con passo felpato, Patrizia De Luise, presidente della Fondazione Enasarco (ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio) dallo scorso 30 giugno, ma ha già messo a terra una serie di progetti in grado di cambiare il volto dell’ente «tagliato su misura dei suoi iscritti», implementando quanto fatto dalla precedente presidenza, dice con orgoglio.
Il ministro Nordio riferisce in Parlamento sulla famiglia Trevallion. L'attacco di Rossano Sasso (Lega): ignorate le situazioni di vero degrado. Scontro sulla violenza di genere.
Ansa
Il colosso tedesco sta licenziando in Germania ma è pronto a produrre le vetture elettriche a Pechino per risparmiare su operai, batterie e materie prime. Solito Elkann: spinge sull’Ue per cambiare le regole green che ha sostenuto e sul governo per gli incentivi.
È la resa totale, definitiva, ufficiale, certificata con timbro digitale e firma elettronica avanzata. La Volkswagen – la stessa Volkswagen che per decenni ha dettato legge nell’industria dell’automobile europea, quella che faceva tremare i concorrenti solo annunciando un nuovo modello – oggi dichiara candidamente che intende spostare buona parte della produzione di auto elettriche in Cina. Motivo? Elementare: in Cina costa tutto la metà. La manodopera costa la metà. Le batterie costano la metà. Le materie prime costano la metà. Persino le illusioni costano la metà.






