2025-07-31
«Covid? Si torni a indagare sui giallorossi»
Nel riquadro l'avvocato cassazionista Giorgio Contratti. Sullo sfondo l'ex premier Giuseppe Conte e l'ex ministro della Salute Roberto Speranza (Imagoeconomica)
Giorgio Contratti, avvocato cassazionista, membro della Confederazione legale per i diritti dell’uomo: «Speranza e Conte non attuarono il piano pandemico già esistente. La sentenza della Cassazione adesso può riaprire anche i procedimenti archiviati».Dopo che sono state rese note le motivazioni della sentenza, presa lo scorso aprile dalla Sezioni Unite della Corte di Cassazione in merito al comportamento di un responsabile sanitario dell’Ospedale di Alghero durante la pandemia, la grande attesa è per i riflessi giuridici che questa decisione potrà avere sui procedimenti «Covid» ancora in corso. Se il delitto di epidemia colposa «può essere integrato anche da una condotta omissiva», come ha stabilito la Suprema Corte, i comportamenti del governo e dei tecnici nella gestione dell’emergenza vanno rivisti, così pure le clamorose archiviazioni disposte dal Tribunale dei ministri. Ne parliamo con Giorgio Contratti, avvocato cassazionista, membro della Confederazione legale per i diritti dell’uomo.La pandemia era stata dichiarata «una minaccia probabile» già nel 2013-2014 dalla direttrice dell’Oms Margaret Chan, come ricorda il generale Pier Paolo Lunelli nella sua «Memoria», ma l’Italia non è stata capace di pianificare preparazione e risposta. Partiamo da questa omissione.«A dispetto delle rassicurazioni dell’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, l’approccio italiano al contenimento dell’incipiente pandemia è stato nei primi tempi raffazzonato e si è sostanziato in misure di facciata, quali il blocco - facilmente aggirabile mediante scali intraeuropei - dei voli diretti dalla Cina. Allo stesso modo, si è focalizzata l’attenzione mediatica sul rinvenimento di “pazienti zero” per poi procedere a segregazione di alcune aree territoriali in cui si era rilevata la diffusione della malattia, mentre la preparazione sul piano strutturale non veniva adeguatamente curata». E non c’era un piano pandemico aggiornato, nemmeno attuato in diverse sue parti.«Alla governance sanitaria dell’epoca, più che la carenza di aggiornamento - non poteva evidentemente essere improvvisato- va imputata la mancata attuazione di quello esistente. In tal senso, i verbali e le dichiarazioni dei membri del Cts, che lo ha deliberatamente accantonato preferendo navigare a vista, testimoniano, a mio avviso, una evidente inadeguatezza di tale organo a gestire la situazione».Il secondo governo Conte, durante la prima fase della pandemia, con l’allora ministro della Salute Roberto Speranza non riuscì a provvedere a mascherine, alla formazione del personale sanitario, a informare correttamente la popolazione. In una gestione caotica e priva di strategia, l’impreparazione comporta responsabilità pesanti e lo conferma la sentenza della Cassazione.«Come la stessa Suprema Corte ha cura di precisare, non è che l’astratta configurabilità del delitto debba determinare automaticamente la condanna, né del sanitario sardo imputato né di altri, ma è chiaro che una pronuncia del genere potrebbe aprire la strada a valutazioni differenti nei riguardi dei responsabili sanitari dell’epoca, in tutti quei procedimenti non ancora definiti con il giudicato».Tante morti potevano essere evitate?«Penso di sì; anche perché, come aveva osservato se non erro proprio il generale Lunelli, molte situazioni di criticità potevano essere affrontate con maggiore rigore e razionalità semplicemente applicando il piano pandemico all’epoca esistente. Se al momento in cui si presenta un’emergenza non si adottano gli strumenti a disposizione, non si può poi pretendere di avere fatto tutto quanto era necessario e doveroso».La campagna vaccinale venne imposta a diverse categorie di lavoratori e agli over 50, in nome della «tutela dell’interesse alla salute della collettività». Ma quando il Covid iniziò a circolare, il governo era impreparato a tutelare la vita dei cittadini. Nemmeno predispose una normativa adeguata alla situazione di grave rischio per la salute pubblica.«Si ha davvero l’impressione, in retrospettiva, che i governi Conte e poi Draghi abbiano concentrato i propri sforzi su iniziative di grande impatto anche mediatico, quali lockdown e obblighi vaccinali, per lo più di natura repressiva e coercitiva nei confronti dei lavoratori e della popolazione in genere, e abbiano invece trascurato misure alternative meno drastiche e forse più efficaci, come ad esempio la ventilazione meccanica negli ambienti affollati, per non parlare poi del capitolo sulle cure domiciliari osteggiate».Che cosa può cambiare nel procedimento pendente a Roma, nei confronti di politici, alti dirigenti del ministero della Salute che poco o nulla fecero? E nei confronti di Conte e Speranza, le cui posizioni vennero archiviate?«La pronuncia può avere effetti sui procedimenti ancora in corso, ma anche su quelli archiviati, che potrebbero essere riaperti come consentito dal codice di procedura, non essendo le archiviazioni sentenze di proscioglimento. Naturalmente, alla riapertura dovrebbero seguire ulteriori approfondimenti per verificare, alla luce dei criteri indicati dalla Suprema Corte, se possa sussistere responsabilità penale per ciascuno dei singoli soggetti sottoposti alle indagini. Non vi sarebbero, quindi, automatismi, ma qualcosa potrebbe effettivamente cambiare in progresso di tempo».
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