2025-08-10
Covid, il ritorno degli spudorati
Matteo Bassetti, Roberto Burioni e Nino Cartabellotta (Ansa)
Bassetti, Burioni, Cartabellotta, dem, m5s, Ordine dei medici: un coro grottesco per denigrare due esperti meno allineati, voluti dal ministro in un organo consultivo. Oggi difendono «la scienza», ma in pandemia hanno invaso i media dicendo corbellerie a reti unificate. Dall’origine dell’epidemia alla resa dei vaccini, dal green pass ai contagi: ecco il catalogo di questi Nobel mancati.Dinnanzi a tante e tali proteste di esimi scienziati, si potrebbe esser portati a pensare che il ministro della Salute, Orazio Schillaci, abbia realmente preso una cantonata nel nominare due medici presunti no vax - Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite - al Nitag, l’organismo che definisce le strategie vaccinali del Paese. «Quando me lo hanno detto, ho subito pensato a uno scherzo. No, non lo è. È un disastro annunciato», ha commentato sui social Roberto Burioni. «Per me è come vedere don Vito Corleone nominato nella Commissione antimafia», ha simpaticamente aggiunto in un altro post. Per Nino Cartabellotta, è un «atto di grave irresponsabilità politica e professionale che annienta la credibilità delle istituzioni, svilisce la scienza e legittima la disinformazione». Non ci è andato giù più leggero Matteo Bassetti: «Uno dei punti più bassi mai toccati nella salute pubblica italiana». L’ex sottosegretario alla Salute durante la pandemia, Sandra Zampa, lei laureata in Scienze politiche, l’ha buttata sui titoli di studio: «Ministro Schillaci ma che vergogna è mai questa?», domanda l’esponente del Pd: «Ma lei è un medico laureato dove? In quale università? Il giuramento di Ippocrate le dice qualcosa?». La Società italiana di neonatologia (Sin) ha lamentato l’assenza di suoi esponenti nel comitato, sottolineando che, invece, sono stati «scelti due membri associati a posizioni antiscientifiche». Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri), ha chiesto una revisione del Nitag: essere esclusi dal gruppo - scrive risentito - è una «mancanza di riconoscimento» verso l’impegno profuso dai medici durante la pandemia, ma «stanti così le cose la nostra assenza nel Nitag appare più un privilegio che un’esclusione».Il coro dei contrari è talmente ampio, anche senza contare le esternazioni dei vari politici, che qualcuno al ministero deve essersi sbagliato. Specialmente se si tiene in considerazione il contributo che tutti questi soggetti - fisici e giuridici - hanno dato al Paese per promuovere, durante la pandemia, l’immagine di una scienza credibile, capace di intervenire, prevenire e curare. Come quando Burioni, a febbraio del 2020, sosteneva che in Italia non ci dovessimo preoccupare: «Dobbiamo avere paura del coronavirus così come abbiamo paura dei fulmini». O quando, il mese successivo (dopo il suo ravvedimento), asseriva con assoluta certezza che il virus non fosse stato creato dall’uomo: «Tranquilli, è naturale al 100%». Ma lui, la virostar per eccellenza, in quel periodo brillava di luce propria e poteva dire qualsiasi cosa, come dare ai no vax dei «sorci» chiusi in casa «agli arresti domiciliari». Lo stesso che, l’1 febbraio 2020, affermava che le mascherine non servissero a proteggere dall’infezione, ma poi, ad aprile, definiva «deludente» la posizione dell’Oms che suggeriva di riservare i dispositivi di protezione agli operatori sanitari. E che dire della preziosa informazione sui vaccini? Come il tweet del 22 agosto 2021: «Un vaccinato può trasmettere l’infezione. Ma prima deve contagiarsi, e il vaccino lo protegge dal contagio». Abbiamo visto, no? O quando, parlando degli effetti avversi dei sieri, ha ritirato fuori la sua passione per i temporali: «Fulmini e insetti sono più pericolosi». Burioni, d’altra parte, è uno dei promotori del Patto trasversale per la scienza, lanciato nel 2019 per fare la guerra ai no vax, a cui hanno aderito soggetti del calibro di Matteo Renzi e Beppe Grillo. Questo strano sodalizio in cui i confini tra scienza e politica si sfumano, o meglio in cui la politica viene chiamata scienza per sottrarre le decisioni al dibattito pubblico e ammantarle di una falsa oggettività, è esattamente ciò che il Covid ha fatto emergere. Coloro che lanciano invettive contro Schillaci - Beatrice Lorenzin e con lei tutto il Pd e il M5s - sono gli stessi che hanno appoggiato misure, divieti e green pass su cui oggi chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale esprime perplessità. A partire dalle assurde affermazioni del migliore, Mario Draghi: «Non ti vaccini, ti ammali, muori» o il green pass come «garanzia di trovarsi tra persone non contagiose». Questo sono stati, e oggi pontificano. Fortunatamente, però, il team delle virostar poteva contare su diverse figure, in modo da compensare gli errori di uno con le certezze dell’altro. Per Bassetti, ad esempio, il vaccino di Astrazeneca era «sicuro più di ogni altro» (inutile ricordare come è finita). Ne era certo: «Se dovessi rivaccinarmi?», twittava a febbraio del 2021, «Mi vaccinerei con il vaccino Astrazeneca». In quel periodo, sosteneva fosse una bufala il fatto che il vaccino non prevenisse i contagi. E, coerentemente, suggeriva il lockdown per i no vax (di ogni fascia di età, ça va sans dire). A fasi alterne, però, perché contemporaneamente, intervenendo a Radio Cusano nel luglio del 2021, affermava: «L’obiettivo della vaccinazione non è evitare i contagi, ma evitare che le persone vadano in ospedale e muoiano». Ma allora perché, visto che per loro non c’era alcun rischio, su La7 spiegava che «vaccinare i bambini dai 5 agli 11 anni vorrebbe dire avere la possibilità di mettere al sicuro le scuole»? Perché spingere chi dal Covid nulla aveva da temere a iniettarsi un farmaco dagli effetti ancora non pienamente accertati, benché per giunta ciò non giovasse in alcun modo alla collettività? Misteri che solo i veri scienziati possono capire. Veri scienziati che, ai tempi, hanno provato l’ebbrezza di sentirsi anche un po’ legislatori, come quando lo stesso Bassetti proponeva una legge per punire chi prende posizione contro i vaccini: «Questa gente va trattata come abbiamo trattato negli anni Settanta i terroristi».Ma gli esempi di «buona» scienza, tra i detrattori di Serravalle e Bellavite, abbondano. «Per il cugino che non ha fatto il vaccino, solo un tramezzino nello stanzino», twittava allegramente Cartabellotta a Natale del 2021. D’altronde, parliamo di uno che, oltre ad aver passato la pandemia a sparare numeri poi costantemente smentiti dalla realtà, quando è morto Bruno Pizzul lo ha ricordato citando la telecronaca di Nando Martellini. Pochi mesi prima, sempre sull’allora Twitter, scriveva che bisognasse rassegnarsi: per il Covid, «le cure non esistono». E le cure domiciliari precoci? Sì, quelle per cui oltre 100.000 medici scrivevano a Roberto Speranza già ad aprile del 2020, ma l’ex ministro procedette sulla via della «tachipirina e vigile attesa». Quelle portate avanti da coraggiosi medici poi sospesi o radiati dall’Ordine guidato da Anelli. Difficile, d’altro canto, dimenticare l’epoca in cui i medici guariti - cioè con anticorpi naturali - ma non vaccinati non potevano prestare servizio (in nome della scienza!). Sandra Zampa, invece, a dicembre del 2020 parlava di raggiungere l’immunità di gregge con un vaccino che non immunizzava. Geniale. Nello stesso periodo ammoniva: «Al cenone di Natale solo parenti di primo grado». Con quelli di secondo, si sa, il Covid era più aggressivo.Di fronte alle critiche di soggetti con una tale, comprovata competenza, non stupisce che Francesca Russo, dirigente del dipartimento prevenzione della Regione Veneto, abbia rifiutato la nomina al Nitag: lei, con due no vax, non ci lavora. Meglio lavorare con esperti che non ne beccano mezza.
Simona Marchini (Getty Images)