2022-08-29
Incredibile: ora Aifa e Iss litigano persino sui morti
Nicola Magrini (Imagoeconomica)
L’Istituto di Sanità dice che qui ci sono più vittime Covid perché il Paese è anziano. Per Magrini «sbagliamo a contarle». Questi sarebbero un modello nel mondo? Intanto è già caos sui protocolli per il rientro a scuola.L’Italia ha un alto numero di morti Covid: finora 2.892 ogni milione di abitanti. Il grande numero di decessi potrebbe però essere frutto di un calcolo errato. A dirlo adesso è Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa): «Un numero importante di morti attribuiti al Covid non ha Sars-Cov2 come causa principale. È cambiato molto dal 2020, quando le polmoniti erano il motivo principale dei decessi. Ora non è più così. Su questo servirebbero più informazioni». Poi aggiunge: «Senza polemiche, ho verificato i dati di un paio di regioni e nell’ultima settimana fra le morti di persone positive in ospedale non c’è neanche una polmonite da Covid nella diagnosi principale». Il dibattito va avanti da due anni, La Verità lo faceva notare quando questi numeri venivano usati per terrorizzare le persone. Convincerle che le misure che venivano adottate fossero inevitabili, l’unica scelta possibile per salvare le nostre vite e quelle delle persone care. Alla fine, non è stato così, i morti sono tanti, troppi. Bisogna dare la giusta rilevanza alla dichiarazione di Magrini soprattutto alla luce del fatto che l’Istituto superiore di sanità ha sempre motivato l’alto numero di morti in modo diverso. L’istituto superiore di sanità nel suo ultimo report settimanale inserisce un’analisi del Case fatality rate (Cfr), cioè l’indicatore che permette di misurare il tasso di letalità del virus. Emerge che, quando questo indicatore è standardizzato sulla popolazione europea, i valori risultano «sempre più bassi rispetto ai valori del Cfr standardizzato che ha come riferimento la popolazione italiana». In sintesi, il tasso di letalità calcolato a livello europeo risulta più basso del dato riferito alla popolazione italiana. Nelle motivazioni dell’Iss: «Le differenze con gli altri Paesi europei, in termini di letalità, sono in parte dovute alla struttura per età della popolazione italiana, relativamente più anziana». Eppure, i conti non tornano, soprattutto alla luce del fatto che il Giappone che ha una popolazione dell’età media più alta della nostra ha invece uno dei tassi di letalità più bassi del mondo. Anche i virologi si sono spesso contraddetti a vicenda o anche con loro stessi, più grave diventa se lo fanno le istituzioni sanitarie più importanti in Italia. La narrazione cambia quindi, a seconda della politica che si intende adottare sul momento, come se non esistessero basi scientifiche. Questo dà la cifra dell’incoerenza e della non serietà con cui si è affrontata la pandemia nel nostro Paese. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, non ha mai messo in dubbio nulla, non ha mai chiesto scusa. Crede di aver gestito tutto al meglio, anzi. Si è parlato di modello Italia nel mondo, ma allora perché siamo il Paese con più morti di Covid? Chi ha ragione? L’Aifa o l’Iss? Le principali autorità sanitarie si contraddicono tra loro e a nessuno viene in mente di fare domande. Di chiedere che venga aperta un’inchiesta per quella che potrebbe considerarsi una strage, oppure no. Intanto è già caos sui protocolli del rientro a scuola. «La gestione dei contagi è stata scaricata sulle spalle di presidi e personale scolastico». Lo affermano i medici della Società italiana di medicina ambientale (Sima), commentando il vademecum del ministero dell’Istruzione diffuso in queste ore alle scuole. Il testo, come spesso accade, si presta a differenti interpretazioni e genera confusione. «È consentita la permanenza a scuola a bambini e studenti con sintomi respiratori di lieve entità, ma non si capisce chi deve stabilire i sintomi e sulla base di quale parametri», spiega la Sima. «Viene poi lasciata alla totale discrezionalità dei singoli l’adozione di strumenti di protezione e dovranno essere presidi e personale scolastico, che non hanno alcuna competenza medica, a capire se una sintomatologia sia o meno compatibile con il Covid, e adottare le misure del caso. Una situazione di generale incertezza che, alla riapertura degli istituti scolastici, rischia di avere ricadute sul fronte della salute pubblica e sui contagi». Ma non finisce qui: «Si chiede inoltre ai presidi di intervenire sul risparmio energetico nelle aule e contemporaneamente si dice loro di aprire le finestre come unica misura per areare i locali e quindi mitigare il rischio airborne del virus. Sembra un cortocircuito istituzionale in cui si indicano strategie opposte per contenere i consumi di energia e al tempo stesso aumentarli». I genitori degli alunni nel frattempo faticano a dormire per l’ultima proposta da incubo che sta prendendo piede: tutti in didattica a distanza al sabato contro il caro gas. Così passeremo al caro baby sitter.
Jose Mourinho (Getty Images)