
A otto anni dalla scomparsa, andrebbe insegnata la vita dello statista che ha riformato gli apparati di sicurezza e ha compreso con rara lucidità quanto avveniva nel mondo.Nell'anniversario dalla scomparsa di Francesco Cossiga, possiamo ben affermare che andrebbe insegnata a scuola, o almeno in certi corsi universitari, la vita di questo nostro illustre statista, tra i più significativi capi dello Stato della storia repubblicana.È un esempio anche per i giovani italiani, afflitti dal triste fenomeno Neet, ovvero coloro che né studiano e né lavorano perché - al di là delle condizioni economiche di provenienza - la società e la famiglia consente loro questa comoda nullafacenza. Nato il 26 luglio '28 e scomparso il 17 agosto 2010, ha affrontato ogni appuntamento importante del cursus honorum di un italiano con fulminante anticipo. A sedici anni si diploma al liceo classico, a diciannove e mezzo si laurea in Giurisprudenza per poi iniziare una carriera accademica che si interrompe a trent'anni con l'elezione a deputato, nel '66 è il più giovane sottosegretario, a 55 anni il più giovane presidente del Senato, a 57 il più giovane presidente della Repubblica. Certo, l'Italia di Cossiga è assai diversa dall'attuale: una nazione vitale e piena di speranze, nella quale nascono figli e si lavora sodo.Al servitore dello Stato, Cossiga dobbiamo la costruzione dei più efficienti reparti speciali della polizia (Nocs) e dell'arma dei carabinieri (Gis) e la costruzione di un'intelligence di qualità che, nonostante scossoni e protagonisti politici talvolta non all'altezza, resiste al passare del tempo. Quando pensiamo alla versatilità dei nostri servizi segreti, alla loro efficienza mostrata in alcuni contesti dell'altra sponda del Mediterraneo o alla capacità di rispondere alle nuove sfide terroristiche, dobbiamo dire grazie a Cossiga, che anche dopo aver concluso la carriera ai vertici dello Stato seppe ben consigliare la riforma dei servizi operata tra il 2006 e il 2008 (Comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti 2006-2008, presidenza Scajola).Non si capisce nulla di cosa è realmente accaduto in Italia negli anni della guerra fredda se non si prende in seria considerazione la peculiarità di una figura titanica come Cossiga. Basti pensare a una storia ancora tutta da scrivere e non da denigrare, quale è la celebre Gladio, nata per volontà di Aldo Moro e Paolo Emilio Taviani. Purtroppo, di tutti i «militari», il più inviso a Cossiga è il «generale agosto». La sua scomparsa nel pieno del mese per eccellenza dedicato alle ferie ci impedisce una rivalutazione adeguata di un uomo che ha compreso tutto con lucidità disarmante: la crisi dell'Urss, la rivoluzione thatcheriana, il carattere strategico dell'alleanza atlantica, la fine della Dc, la crisi della Prima Repubblica e di un'architettura costituzionale inadeguata ai tempi moderni.
Donna, ingegnere aerospaziale dell'Esa e disabile. La tedesca Michaela Benthaus, 33 anni, prenderà parte ad una missione suborbitale sul razzo New Shepard di Blue Origin. Paraplegica dal 2018 in seguito ad un incidente in mountain bike, non ha rinunciato ai suoi obiettivi, nonostante le difficoltà della sua nuova condizione. Intervistata a Bruxelles, ha raccontato la sua esperienza con un discorso motivazionale: «Non abbandonate mai i vostri sogni, ma prendetevi il giusto tempo per realizzarli».
Luca Marinelli (Ansa)
L’antica arte partenopea del piagnisteo strategico ha in Italia interpreti di alto livello: frignano, inteneriscono e incassano.
Venghino, siori, venghino, qui si narrano le gesta di una sempiterna compagnia di ventura.
L’inossidabile categoria dei cultori del piagnisteo.
Che fa del vittimismo una posa.
Per una buona causa: la loro.
Ecco #DimmiLaVerità del 6 novembre 2025. L'ex ministro Vincenzo Spadafora ci parla del suo movimento Primavera e della situazione nel centrosinistra.
Antonio Filosa (Stellantis)
La batteria elettrica è difettosa. La casa automobilistica consiglia addirittura di parcheggiare le auto lontano dalle case.
Mentre infuria la battaglia mondiale dell’automobile, con la Cina rampante all’attacco delle posizioni delle case occidentali e l’Europa impegnata a suicidarsi industrialmente, per Stellantis le magagne non finiscono mai. La casa automobilistica franco-olandese-americana (difficile ormai definirla italiana) ha dovuto infatti diramare un avviso di richiamo di ben 375.000 automobili ibride plug-in a causa dei ripetuti guasti alle batterie. Si tratta dei Suv ibridi plug-in Jeep Wrangler e Grand Cherokee in tutto il mondo (circa 320.000 nei soli Stati Uniti, secondo l’agenzia Reuters), costruiti tra il 2020 e il 2025. Il richiamo nasce dopo che si sono verificati 19 casi di incendi della batteria, che su quei veicoli è fornita dalla assai nota produttrice coreana Samsung (uno dei colossi del settore).






