2023-02-03
«Cospito mandò i dem a parlare con i boss»
Il «Fatto» rivela che l’anarchico chiese ai parlamentari in visita di vedere i mafiosi. I piddini Silvio Lai e Walter Verini confermano: «L’avremmo fatto comunque». Eppure davanti a questo scandalo si continua a discutere su come la notizia sia arrivata a un deputato di Fdi.Questo è un Paese strano: sono tre giorni che si discute su come sia uscita una notizia e si finisce per dimenticare la notizia. Non so come Giovanni Donzelli ne sia venuto a conoscenza; non so se il suo coinquilino Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, gliel’abbia passata alla sera mentre cucinavano la carbonara o in un’altra sede; non so se abbiano infranto qualche regola procedurale; non so se quelle informazioni essendo «sensibili» erano anche segretate (pare di no); e soprattutto non so come mai essendo sensibili giravano tranquillamente per le redazioni, almeno per quelle della Repubblica e del Domani. Ma quello che so è che quelle informazioni erano vere. Dunque so per certo che Alfredo Cospito, terrorista e anarchico, che lotta contro il carcere duro, cioè il 41 bis, in questo momento è il frontman dei boss mafiosi. E che chi dà manforte a lui deve sapere che sta dando manforte a loro. Parlamentari del Pd compresi. Vogliamo discutere di questo? Non è più grave questa notizia rispetto al modo in cui si è diffusa? Temo che la cortina di fumo immediatamente levatasi sull’argomento, la polemica durissima contro Donzelli e Delmastro, gli alti strilli e le richieste di dimissioni, in realtà siano tutti effetti speciali per nascondere una gigantesca coda di paglia. Perché non solo è già piuttosto grave che alcuni parlamentari del Pd vadano a trovare il frontman dei mafiosi e si facciano portavoce delle sue istanze contro il 41 bis senza accorgersi che, in questo modo, stanno facendo il gioco dei boss. Ma ora, grazie a un articolo del Fatto Quotidiano, veniamo a sapere una cosa in più. E cioè che i parlamentari del Pd, quel famoso 12 gennaio in cui andarono a trovare Cospito nel carcere di Sassari, oltre che con lui, parlarono anche con i boss mafiosi con cui il terrorista aveva trattato. E lo fecero proprio su indicazione di Cospito. «So che siete venuti da me, ma prima dovete parlare con loro», disse loro il terrorista. E gli sciagurati assentirono... Ora io non so come il Fatto Quotidiano abbia avuto questa notizia, non so se gliel’abbia comunicata qualcuno mentre cucinavano la coda alla vaccinara, non so se le pubblicazione della medesima violi qualche sensibilità o galateo istituzionale. E devo dire la verità, anche in questo caso, poco mi interessa. Quello che mi interessa è se essa è vera. Infatti uno dei quattro parlamentari del Pd coinvolti nella gita con omaggio al terrorista, Walter Verini, ha subito ammesso tutto. Ha detto che è andata proprio così. Certo: ha precisato che si trattava di «qualche frase di circostanza». Ha aggiunto che «l’avrebbero fatto anche se non l’avesse chiesto Cospito». Ma effettivamente i quattro parlamentari del Pd hanno parlato con i boss. E l’hanno fatto dopo aver parlato con l’anarchico. O meglio: dopo che l’anarchico gliel’aveva chiesto. Così è se vi pare. E se non vi pare è così lo stesso. Una conferma è arrivata anche da un altro dei magnifici quattro piddini in missione speciale: l’onorevole sardo del Pd Bachisio Silvio Lai, che collegandosi alla prestigiosa sede istituzionale della trasmissione radiofonica Un giorno da Pecora (a proposito di rispetto delle istituzioni) ha ammesso che Cospito ha chiesto loro «di parlare con quelli delle celle vicine». E loro, ovviamente, lo hanno fatto: del resto se un terrorista anarchico ti chiede di parlare con i boss mafiosi a proposito del 41 bis puoi forse rifiutare? «Io ho parlato con uno di loro, che era lì da 20 anni», ha spiegato Lai. E poi ha aggiunto: Cospito «ci ha detto molto chiaramente che si era preparato allo sciopero della fame, era ingrassato per sostenersi successivamente». Si era preparato, ecco. Ricapitoliamo: c’è un terrorista anarchico che pianifica con cura lo sciopero della fame per abbattere il carcere duro. Nulla di disperato, nulla di improvvisato: pura lotta politica contro una legge da cambiare. Si scopre che questo piano è sostenuto e incoraggiato, se non ispirato, dai boss mafiosi che trattano con Cospito e lo spingono all’iniziativa. E poi si scopre che i parlamentari del Pd, che vanno in carcere per incontrare l’anarchico terrorista mentre fa lo sciopero della fame, vengono incoraggiati da quest’ultimo a incontrare anche i boss mafiosi, che hanno ispirato e sostenuto quel piano. I parlamentari Pd lo fanno e poi quando escono cominciano a rilanciare tweet e dichiarazioni contro il carcere duro. Può darsi che sia normale. Ma non fa impressione? E non varrebbe la pena di farsi domande su questo, anziché su quello che succede nella casa Donzelli-Delmastro, con tutto rispetto per il loro ménage?Per carità: se qualcuno ha sbagliato nel dare notizie, se c’è stata infrazione del bon ton istituzionale, si impartiranno le sanzioni necessarie. Ma da anni in fatto di rapporti tra politica e boss mafiosi di notizie taciute ce ne sono state fin troppe. E dunque, nel frattempo, visto che una notizia vera è trapelata, non varrebbe la pena di interrogarsi su di essa, anziché su suoi contorni? Non varrebbe la pena interrogarsi sul fatto che parlamentari del Pd hanno portato solidarietà a un uomo che sta facendo una battaglia per conto delle cosche? E che, come minimo, non se ne sono accorti? E, in ogni caso, non l’hanno detto? Non varrebbe la pena interrogarsi sul perché quei parlamentari del Pd incontrano anche i boss mafiosi che proprio Cospito gli indica? E perché poi, appena usciti da quegli incontri, continuano la loro (legittima) battaglia contro il 41 bis, senza però denunciare le inquietanti relazioni fra terroristi e mafiosi? E infine non varrebbe la pena interrogarsi sul perché ora che quelle relazioni inquietanti diventano note, ci si preoccupa del fatto che siano note e non del fatto che esistano? L’impressione è che la polemica di questi giorni, concentrata sulla fuga di notizie e non sulla notizia, sia volutamente fuori fuoco. Perché se si mette davvero a fuoco, qualcuno si brucia davvero.