2023-11-25
«Cortellesi bocciata dal ministero». Lo scoop-boomerang centra Franceschini
«Repubblica» rivela la svista senza dire chi guidava il dicastero. A snobbare «C’è ancora domani» furono gli esperti di sinistra.Che sciagura, cari intellettuali immaginari. Decenni di cineforum, superiorità culturale, tic morettiani, giacche di velluto con le toppe ai gomiti. Poi arriva un capolavoro. E i generosissimi compagni lo snobbano, preferendo finanziare rivedibili imprese cinematografiche. Repubblica, quotidiano prediletto dai radicalchicchisimi, sgancia la bomba. Riuscendo però in un’impresa strabiliante: addossare la responsabilità agli attuali e incolpevoli governanti. C’è ancora domani, opera prima di Paola Cortellesi, non fu sovvenzionata dal ministero della Cultura. Adesso è un successone. Oltre 20 milioni di euro al botteghino. Quarantanovesimo posto nella classifica dei maggiori incassi italiani della storia. Eppure venne giudicata «opera di scarso valore». Complice la polemicona sul femminicidio, è la pellicola del momento. Parla di violenza domestica. Viene proiettata nelle scuole. Emoziona tutti. C’è ancora domani, rivela Repubblica, faceva parte di una sottocategoria speciale: film da oltre 5 milioni di euro. Ma il giudizio della commissione fu implacabile: «Opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali, a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzano l’identità nazionale». Capito l’epocale svarione? E chi regnava ai tempi del sensazionale abbaglio? Repubblica titola: «Il ministero negò i finanziamenti». Lasciando chiaramente intendere che si tratti dell’attuale. Anche perché l’articolone segue una pagina in cui campeggia la foto del premier, Giorgia Meloni, attaccato perché non parteciperà alla mobilitazione organizzata da «Non una di meno». Chiunque, leggendo il pezzo seguente sui denari negati, pensa che la colpa sia dei soliti ignorantoni destrorsi. E invece basta mettere in fila le date. La commissione boccia il film della Cortellesi il 12 ottobre 2022. Mentre l’attuale ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, giura solo dieci giorni dopo. Casomai, le accuse andrebbero rivolte al suo predecessore: il piddino Dario Franceschini. Colui, tra l’altro, che ha occupato quel ruolo più a lungo nella storia della Repubblica. Casomai, appunto. Un film che trionfa senza soldi pubblici conferma il nostro teorema: rimpinzare il cinema di aiuti pubblici è pressoché inutile. Un’opera di valore non ha bisogno di aiutini statali. Anzi: farcela da soli fortifica gli animi, rafforza le sceneggiature, evita compromessi. Insomma: Franceschini non ha colpe. Anzi, ha inconsapevolmente mostrato la forza delle buone idee. Insinuare però sull’attuale ministro è da felloni. A maggior ragione, visto che i membri della commissione non sono certo imputabili di pulsioni conservatrici. Tra i magnifici 15, piuttosto, c’è Rita Borioni, ex componente del cda Rai in quota Pd. Viene nominata nel 2015. Scoppia un putiferio. L’attaccano: «Lottizzata!». Non i truci destroni, però. Ma la minoranza del Nazareno. Repubblica, ancora lei, corre a intervistarla. «Lei è stata la segretaria del presidente del Pd, Matteo Orfini. Non crede abbiano ragione i dissidenti del partito a criticare la sua nomina?», insinua il cronista. «Non sono mai stata la segretaria di Orfini», risponde lei. «Tutte bugie. Semmai sono stata la vice di Matteo quando era il responsabile della Cultura del Pd». Accertato il trionfo della meritocrazia e scaduto il mandato, il 14 marzo 2022 Borioni viene nominata «tra i 15 esperti per la selezione dei progetti e la concessione di contributi selettivi al settore cinematografico e audiovisivo». Firmato Franceschini. E sette mesi dopo, con raro intuito, la commissione boccia il futuro successo cinematografico di Cortellesi.Borioni, stavolta, viene intercettata dal quotidiano gemello. «Non ricordo come ho votato, ma ora che ho visto il film sceglierei lei», spiega in un’intervista alla Stampa. Allora a che diavolo serve pagare una pletora di cinefili? «È facile ragionare con il senno di poi, ma noi leggiamo solo i soggetti. Non vediamo il film che ne verrà fuori. I competitor erano tutti meritevoli». E come replica invece Franceschini, assolto dal quotidiano amico? Con una superba supercazzola, ovvio: «Un ministro che interferisce nelle decisioni di una commissione che eroga finanziamenti con valutazioni personali o politiche commette un reato. Forse è bene ricordarlo». Uno del suo lignaggio non sarebbe certo incorso nell’errore. Non è questo il punto, chiaramente. Ma il tentativo di infangare la maggioranza. Eppure, in un rocambolesco rovesciamento di ruoli, il senatore dem si dice preoccupato per le affermazioni del suo successore. Ovverosia? «Il film di Paola Cortellesi è molto bello, consiglio di vederlo», commenta Sangiuliano, mentre annuncia una nuova commissione. «Se fosse dipeso da me, sarebbe stato in cima alla lista delle opere finanziate. Questo conferma il lavoro con cui stiamo riformando l’intero sistema». Già: il ministro ha annunciato una revisione dei generosi contributi pubblici. Come rivelato dalla Verità, i circa 800 milioni annui sono stati dissipati in produzioni fallimentari. Con megastipendi ai soliti registi e botteghini agonizzanti. C’è ancora domani, invece, non era meritevole nemmeno di un centesimo. Che scorno per gli illuminati voluti da Franceschini. Non restava altro che farli passare per meloniani.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.