2024-10-22
Della Corte di giustizia europea gli altri Paesi dell’Ue se ne fregano
Il premier svedese, Ulf Kristersson (Ansa)
Le toghe nostrane giurano fedeltà alla Costituzione, non alle sentenze comunitarie. Eppure bocciano il piano Albania dell’esecutivo in nome dell’Unione. Mentre la Svezia non si fa problemi a spedire 22 immigrati in Iraq.La prima volta che indossano la toga, i magistrati giurano di essere fedeli alla Repubblica italiana, al suo capo, cioè al presidente, e si impegnano a osservare lealmente le leggi dello Stato. Non giurano di essere fedeli all’Unione europea e nemmeno di osservare lealmente le leggi o le direttive di Bruxelles. È sulla Costituzione italiana, con le sue norme e i suoi principi, che prendono l’impegno di amministrare la giustizia, non con la Costituzione della Ue - che pure non esiste - o con le disposizioni impartite dalla commissione guidata da Ursula von der Leyen. Dunque, non si capisce perché i giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma abbiano deciso che, in forza di una sentenza della Corte di giustizia europea, i migranti trasferiti in Albania non potessero essere trattenuti in quanto provenienti da Paesi ritenuti, dai giudici di Bruxelles, non sicuri.Non entro nel merito del pronunciamento delle toghe europee, sul quale ci sarebbe da discutere, per lo meno per come è interpretato dai magistrati italiani (lo spiega in maniera chiarissima in queste stesse pagine l’ex presidente di Cassazione Pietro Dubolino, autore di alcuni testi fondamentali in materia di diritto), ma mi limito al tema dell’applicazione della sentenza europea. Secondo gli stessi giudici che hanno ordinato il dietrofront dei migranti, facendoli riportare in Italia, loro avrebbero semplicemente tenuto conto della decisione dei colleghi di Bruxelles. «Non potevamo fare altro», è stata la spiegazione. Ma siamo sicuri che sia così? La risposta è no. Non lo siamo affatto. Proprio perché i magistrati non giurano sulle sentenze della Corte di giustizia dell’Europa, ma promettono di essere fedeli alla Repubblica italiana e di osservarne lealmente le leggi. È vero che l’articolo 10 della Costituzione dice che «l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute». Ma siamo certi che basti una sentenza, peraltro molto particolare e tutta da contestualizzare come spiega Dubolino, per far sì che l’ordinamento giuridico italiano la debba recepire in toto, ignorando le leggi dello Stato? La risposta è ancora una volta no. E non soltanto perché - nonostante ciò che sostengono giuristi e giudici di sinistra - l’Europa e il suo diritto non possono violare la Costituzione italiana e le leggi della Repubblica, ma anche per questioni di pratico realismo. Infatti, ammesso e non concesso che tutto ciò che si decide a Bruxelles, sentenze comprese, debba essere riversato nell’ordinamento italiano (e non è così), resta aperta una questione: se l’Italia si deve uniformare alle decisioni della Corte di giustizia europea e dunque non rispedire a casa loro i migranti che giungono da Paesi ritenuti poco sicuri, perché alcuni Stati dell’Unione continuano a fare di testa loro e a mettere su un aereo con il solo biglietto di andata molti stranieri? Non penso agli afgani rimandati a Kabul dalla Germania senza che alcun giudice tedesco si sia messo davanti all’aereo per impedirne il decollo. Ma a quei 22 iracheni che la Svezia ha deciso di rimpatriare pochi giorni dopo la sentenza che i giudici italiani hanno usato per ordinare il rientro di 12 migranti. Forse l’Iraq è un Paese sicuro? O lo è l’Afghanistan? No, semplicemente nel resto d’Europa si fa prevalere la Costituzione del proprio Paese e dunque il diritto interno. Quando la Polonia decise di non riconoscere le leggi europee, non lo fece perché governata da un dittatore, ma perché la Corte costituzionale polacca stabilì che le norme di Bruxelles non potevano avere una supremazia su quelle nazionali. Lo stesso in fondo ha fatto la Corte costituzionale tedesca che, come si ricorderà, ha tenuto a lungo in sospeso la Bce prima di dare il via libera agli acquisti di titoli di debito dei singoli Stati, ritenendo di dover valutare se l’azione della Banca centrale fosse compatibile con le leggi della Germania. Perché altrove vale la Costituzione nazionale e non quella - che non esiste - di Bruxelles? Per il semplice motivo che altrove la Costituzione è una cosa seria e non la foglia di fico che la sinistra, giudiziaria e istituzionale, usa per indirizzare la vita di questo Paese a prescindere da quel che decidono gli elettori. Quando serve la Carta è intoccabile e va rispettata, ma diventa carta straccia quando bisogna far passare una linea politica, come quella sui migranti. Insomma, siamo in una democrazia a corrente alternata, ma soprattutto in un Paese in libertà vigilata. Fino a quando?
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