2024-01-25
La Corte dei conti accelera su Degni. Fari accesi pure sulle sue sentenze
Marcello Degni (Imagoeconomica)
Quasi pronto l’atto di incolpazione per la toga anti governo. Ecco che cosa rischia.È già in fase «molto avanzata» il procedimento disciplinare aperto ai primi di gennaio contro Marcello Degni, il consigliere della Corte dei conti che all’inizio dell’anno era finito nelle polemiche per un post anti-governativo pubblicato su Twitter-X. In quel post, indirizzato il 30 dicembre a Elly Schlein, segretario del Partito democratico, Degni le rimproverava di non aver bloccato con l’ostruzionismo la Legge di bilancio varata dal centrodestra: «Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata, e invece…».S’era poi scoperto che su Twitter-X, dove è attivo dal maggio 2011 e dove si descrive apertamente come «economista di sinistra», Degni in realtà aveva già pubblicato una serie di proclami, tutti orientati politicamente a sinistra. Per l’imbarazzo causato alla Corte dei conti, l’azione disciplinare contro Degni era stata avviata con particolare tempestività il 4 gennaio, in un’adunanza straordinaria del Consiglio di presidenza, l’organo di autogoverno della giustizia contabile che è un po’ l’equivalente di quello che è il Consiglio superiore della magistratura in campo penale e civile.Venti giorni dopo, alla Verità risulta che la Procura generale della Corte dei conti, cui istituzionalmente spetta l’azione disciplinare, sia già a buon punto nella compilazione delle «accuse» da muovere al consigliere per i suoi comportamenti pubblici, anche se tutto è reso complesso dal fatto che nella storia della magistratura contabile mai era accaduto qualcosa di simile al «caso Degni». Sembra che la Procura generale abbia addirittura ipotizzato di allargare le sue valutazioni ad alcune delle decisioni assunte dal consigliere. Il prossimo passo dovrebbe essere la convocazione di Degni, perché possa difendersi. Rischia un ampio spettro di sanzioni: dall’ammonimento, che è poco più di un rimbrotto, fino alla perdita dell’incarico.Contro Degni s’è mossa altrettanto velocemente l’Associazione nazionale magistrati della Corte dei conti, che ha avviato un suo distinto procedimento disciplinare. I probiviri dell’Anmc si sono già riuniti più volte per istruire la pratica, e anche qui il consigliere dovrebbe essere ascoltato presto, al più tardi entro la metà di febbraio.Nato a Roma 67 anni fa, Degni ha alle spalle un lungo curriculum di docente universitario e un’esperienza come assessore al Bilancio a Rieti, in una giunta di sinistra. La sua proposta di nomina alla Corte dei conti risale al 7 agosto 2017. Pochi mesi dopo, Degni è diventato uno dei 36 consiglieri che l’ordinamento italiano - in deroga al principio della separazione dei poteri - prevede lo divengano per «nomina governativa». La Verità ha ottenuto la lista dei 33 nomi di quelli che oggi sono effettivamente in carica (non sono pochi: rappresentano il 7% dei 477 giudici contabili in attività) e ha verificato che la facoltà di nomina è stata esercitata soprattutto da due presidenti del Consiglio del Pd: Paolo Gentiloni e Matteo Renzi. Assieme a Degni, nell’agosto 2017 il governo Gentiloni aveva scelto in un sol colpo altri dieci consiglieri di Corte dei conti. Tra loro spiccavano Silvia Scozzese, fino al 2015 assessore al Bilancio a Roma nella giunta Pd guidata da Ignazio Marino, e Alberto Stancanelli, già capo di gabinetto in vari governi di centrosinistra.L’infornata di nomine di Gentiloni, anche se decisa quasi di soppiatto nel pieno dell’estate, era stata così eclatante da suscitare la protesta dei magistrati contabili divenuti tali per concorso, i quali avevano contestato che «mai nella storia» fossero stati proposti, tutti insieme, tanti consiglieri di nomina governativa. Le loro critiche trovavano un oggettivo fondamento anche in quanto era accaduto un anno prima, il 14 luglio 2016, quando il governo Renzi aveva indicato altri otto consiglieri di Corte dei conti, tra cui la sua fedelissima ex dirigente della Polizia municipale di Firenze, Antonella Manzione.Nella primavera 2018, insensibile alle critiche, Gentiloni era tornato alla carica ottenendo un’altra nomina alla Corte dei conti: Mauro Bonaretti, già segretario generale a Palazzo Chigi ai tempi di Renzi, e ancor prima direttore generale del comune di Reggio Emilia per il sindaco Graziano Del Rio, tra i massimi esponenti del Pd.È soprattutto grazie alle nomine decise da Gentiloni e da Renzi se la sinistra, oggi, può vantare la maggioranza di consiglieri di Corte dei conti «governativi»: sono almeno 19-20 su 33. Il numero è incerto perché i fascicoli personali sono coperti da privacy, quindi di alcuni è difficile individuare la data delle nomine e quale esecutivo ne sia responsabile.
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