2020-06-26
Coprifuoco e divieto di fare politica. Le folli punizioni per gli «omofobi»
Dalle bozze del ddl Zan emerge il ritratto della nuova inquisizione in tutta la sua ferocia: chi verrà condannato per discriminazione dovrà lavorare gratuitamente per le associazioni Lgbt. E gli verrà tolta perfino la patente.La vicenda del ddl Zan Scalfarotto è francamente imbarazzante, ma l'aggettivo corretto forse sarebbe un altro. Il settimanale L'Espresso ha pubblicato un testo da cui si evince che non ci sono solo 6 anni di galera, non solo risarcimenti astronomici, non solo lavori gratuiti per le associazioni Lgbtq... Dopo aver scontato la condanna alla prigione ai condannati per «discriminazione per orientamento sessuale» sarà tolta la patente, sarà revocato il passaporto e ogni altro documento valido per l'espatrio, sarà tolta la licenza di caccia e dopo la galera dovranno osservare il coprifuoco rientrando a casa al tramonto. Quella del coprifuoco è deliziosa. Hanno paura che, protetti dalle tenebre, i discriminanti scrivano sui muri che un bambino ha diritto ad avere papà e mamma? O peggio che scrivano le parole di Santa Caterina da Siena sul peccato contro natura o i versi dei Vangeli dove si cita la distruzione di Sodoma? Il vecchio e il nuovo testamento «discriminano», affermano che determinati comportamenti sono peccato. Questi versi porteranno in prigione. Ma torniamo all'Espresso. Il senatore Pillon della Lega lancia l'allarme sulla sua pagina facebook, notando che mancano le pene corporali, le 20 frustate, e l'esilio. Questo è il concetto di libertà di Zan, Scalfarotto, Boldrini & company, tuona il senatore, dovreste solo dimettervi dal Parlamento e vergognarvi per aver anche solo pensato cose del genere. All'inizio sono rimasta perplessa, era troppo grossa. Ho cercato su internet la documentazione della pdl Zan, per sincerarmi della veridicità di una notizia così incredibile, da sembrare inventata, ma non ho trovato nulla del genere. A questo punto ho telefonato a Simone Pillon convinta che fosse un errore, capita che mettano in giro notizie folli così da riprendere e ridicolizzare chi le riporta. Le parole riportate dall'Espresso non potevano essere vere: si tratta di misure di una violenza inaudita, rivelatrice di un odio ideologico, così radicato e irrazionale, da rasentare la patologia. Il senatore Pillon mi ha confermato le righe pubblicate dall'Espresso, però sul sito del governo è pubblicata la versione del disegno di legge, presentata il 2 maggio 2018, che non riporta nessuna delle misure riferite da Pillon.Oggi finalmente ho trovato il link, dov'è possibile leggere e scaricare il documento che riporta le «Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere A.C 569» n.217 del 23 ottobre 2019 (http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/gi0109.pdf), che alla pagina 11, riporta testualmente: «A completamento della legislazione di contrasto delle discriminazioni, occorre infine richiamare il decreto-legge 122/1993 (c.d. Legge Mancino), il cui contenuto è confluito nel codice penale solo limitatamente all'aggravante dell'art. 604-ter. Sono tuttora disciplinate dal decreto legge (articolo 1) le sanzioni accessorie in caso di condanna per discriminazione: dall'obbligo di prestare un'attività non retribuita a favore della collettività all'obbligo di permanenza in casa entro orari determinati; dalla sospensione della patente di guida o del passaporto al divieto di detenzione di armi, al divieto di partecipare, in qualsiasi forma, ad attività di propaganda elettorale». Evidentemente si tratta di misure talmente violente e sproporzionate, da aver indotto gli stessi fautori ad autocensurarsi. È la strategia di questo governo non eletto decidere delle sorti degli italiani, nell'ombra e senza contraddittorio: dagli Stati generali a porte chiuse in Villa Doria Pamphili ai dpcm liberticidi di Conte.Questo Ddl distruggerà la storia, distruggerà la letteratura, non sarà più possibile leggere Dante. Distruggerà il diritto di un genitore a non volere che suo figlio a scuola debba leggere orridi libri su due uomini che obbligano un bambino a nascere senza madre, perché una signora gentile ha regalato l'ovino e un'altra ha portato il bimbo nel suo pancino. Non vi ripugnano i diminutivi quando si parla di dolore umano? Questa pratica causa dolore e malattia a due donne (chi cede gli ovuli si sottopone al rischio della sindrome da iperstimolazione ovarica e alla certezza di un intervento cruento, chi porta la gravidanza deve prendere una sberla di ormoni perché attecchisca un feto estraneo, con nessuna parte del patrimonio genetico in comune, porta una gravidanza con i rischi moltiplicati di aborto e parto prematuro). Ogni donna che rifiuterà di trovarsi un uomo vestito da donna, un uomo magari con pene e testicoli nel letto di fianco in ospedale, nella stessa cella in carcere, negli spogliatoi, sarà punita. Non è possibile cambiare sesso, un uomo che si sia fatto castrare e si sia fatto mettere mammelle di silicone resta un uomo castrato con protesi toraciche non diventa una donna. La vera strada per quell'uomo sarebbe stata una banale e incruenta psicoterapia dove, con aiuto di Emdr, una tecnica sull'elaborazione del trauma, e una buona psicoterapia cognitiva per ricostruire il senso del sé e l'amore e l'accettazione per il proprio corpo, cioè per la realtà, ma questo sarà vietato, bollato come transfobia. Come succede in Germania, chi rifiuterà che la propria bambina di 10 anni assista a una esplicita lezione di sesso anale, perderà la patria podestà per manifesta omofobia. Come succede in Uk chi criticherà una madre che ha portato il figlio sedicenne, minorenne, in Thailandia per farlo castrare (il termine tecnico è chirurgia di riassegnazione del sesso) finirà fisicamente in prigione.Il ddl Zan Scalfarotto combatterà la pedofilofobia, nuovo psicoreato. Le parole «orientamento sessuale» includono la cosiddetta omosessualità, la cosiddetta bisessualità, la pedofilia, che è stata nel 2013 dichiarata un orientamento sessuale dall'Associazione psichiatri americani. Con il termine pedofilia si intende l'attrazione erotica per i bambini, non l'atto fisico di abuso. La descrizione della pedofilia come semplice orientamento sessuale è stata molto discussa al suo apparire nel 2013, ma è sempre più diffusa, e soprattutto in questo senso è presentata dai movimenti. Concludo con l'ultimo rigo del post di Pillon: «Sabato 11 luglio tutti in piazza». L' 11 luglio va in piazza la manifestazione #restiamoliberi#: 100 piazze contro il ddl Zan perché non veniamo costretti, pena la morte civile, ad aggiungere alla mascherina sanitaria, un bavaglio ideologico, che annienterebbe ogni libertà di pensiero ed espressione. Anche ogni libertà di sentire. Nessuna dittatura è mai arrivata a questo.Ps: un'ultima chicca. Sulla pagina Wikipedia dedicata al senatore Pillon, era comparsa qualche giorno fa, dopo la data di nascita, là dove è scritta la data di morte dei già morti, la dizione «il prima possibile». Si tratta di una goliardata o di un suggerimento?
(Guardia di Finanza)
I peluches, originariamente disegnati da un artista di Hong Kong e venduti in tutto il mondo dal colosso nella produzione e vendita di giocattoli Pop Mart, sono diventati in poco tempo un vero trend, che ha generato una corsa frenetica all’acquisto dopo essere stati indossati sui social da star internazionali della musica e del cinema.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, attraverso un’analisi sulla distribuzione e vendita di giocattoli a Palermo nonché in virtù del costante monitoraggio dei profili social creati dagli operatori del settore, hanno individuato sette esercizi commerciali che disponevano anche degli iconici Labubu, focalizzando l’attenzione soprattutto sul prezzo di vendita, considerando che gli originali, a seconda della tipologia e della dimensione vengono venduti con un prezzo di partenza di circa 35 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro per i pezzi meno diffusi o a tiratura limitata.
A seguito dei preliminari sopralluoghi effettuati all’interno dei negozi di giocattoli individuati, i finanzieri ne hanno selezionati sette, i quali, per prezzi praticati, fattura e packaging dei prodotti destavano particolari sospetti circa la loro originalità e provenienza.
I controlli eseguiti presso i sette esercizi commerciali hanno fatto emergere come nella quasi totalità dei casi i Labubu fossero imitazioni perfette degli originali, realizzati con materiali di qualità inferiore ma riprodotti con una cura tale da rendere difficile per un comune acquirente distinguere gli esemplari autentici da quelli falsi. I prodotti, acquistati senza fattura da canali non ufficiali o da piattaforme e-commerce, perlopiù facenti parte della grande distribuzione, venivano venduti a prezzi di poco inferiori a quelli praticati per gli originali e riportavano loghi, colori e confezioni del tutto simili a questi ultimi, spesso corredati da etichette e codici identificativi non conformi o totalmente falsificati.
Questi elementi, oltre al fatto che in alcuni casi i negozi che li ponevano in vendita fossero specializzati in giocattoli originali di ogni tipo e delle più note marche, potevano indurre il potenziale acquirente a pensare che si trattasse di prodotti originali venduti a prezzi concorrenziali.
In particolare, in un caso, l’intervento dei Baschi Verdi è stato effettuato in un negozio di giocattoli appartenente a una nota catena di distribuzione all’interno di un centro commerciale cittadino. Proprio in questo negozio è stato rinvenuto il maggior numero di pupazzetti falsi, ben 3.000 tra esercizio e magazzino, dove sono stati trovati molti cartoni pieni sia di Labubu imbustati che di scatole per il confezionamento, segno evidente che gli addetti al negozio provvedevano anche a creare i pacchetti sorpresa, diventati molto popolari proprio grazie alla loro distribuzione tramite blind box, ossia scatole a sorpresa, che hanno creato una vera e propria dipendenza dall’acquisto per i collezionisti di tutto il mondo. Tra gli esemplari sequestrati anche alcune copie più piccole di un modello, in teoria introvabile, venduto nel mese di giugno a un’asta di Pechino per 130.000 euro.
Soprattutto in questo caso la collocazione all’interno di un punto vendita regolare e inserito in un contesto commerciale di fiducia, unita alla cura nella realizzazione delle confezioni, avrebbe potuto facilmente indurre in errore i consumatori convinti di acquistare un prodotto ufficiale.
I sette titolari degli esercizi commerciali ispezionati e destinatari dei sequestri degli oltre 10.000 Labubu falsi che, se immessi sul mercato avrebbero potuto fruttare oltre 500.000 euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti recanti marchi contraffatti.
L’attività s’inquadra nel quotidiano contrasto delle Fiamme Gialle al dilagante fenomeno della contraffazione a tutela dei consumatori e delle aziende che si collocano sul mercato in maniera corretta e che, solo nell’ultimo anno, ha portato i Baschi Verdi del Gruppo P.I. di Palermo a denunciare 37 titolari di esercizi commerciali e a sequestrare oltre 500.000 articoli contraffatti, tra pelletteria, capi d’abbigliamento e profumi recanti marchi delle più note griffe italiane e internazionali.
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