2021-06-10
Copasir, l’elezione di Urso sblocca 6 miliardi
La guida del comitato per la sicurezza va a Fdi, unica forza d'opposizione. Assenti al voto i leghisti Raffaele Volpi e Paolo Arrigoni. Il ritorno all'operatività permette l'avvio della nuova agenzia di cybersecurity e il controllo del cloud di Stato, vero cuore del Recovery plan.Ieri si è chiusa l'ultima partita rimasta da saldare con il Conte bis. Adolfo Urso, senatore di Fratelli d'Italia, unico partito all'opposizione, è stato eletto presidente del Copasir, il comitato per la sicurezza della Repubblica. Motivo per cui il colonnello un tempo di An ha lasciato tutte le cariche operative nel partito. Ora, con qualche cicatrice, Lega e Fdi si lasciano alle spalle le polemiche che hanno innescato un lungo tira e molla sulla paternità della presidenza, che per mesi è rimasta in capo a Raffaele Volpi, nonostante la legge statutaria del comparto di intelligence e di sicurezza nazionale. Ieri i due rappresentanti del Carroccio, oltre a Volpi anche Paolo Arrigoni (dimessisi il 20 maggio) non si sono presentati alla riunione e non hanno partecipato alla votazione. Gli altri componenti hanno scelto compatti, avendo Urso ricevuto 7 voti. Un buon risultato considerando che l'astenuto probabilmente è stato lui. Da segnalare che anche il senatore di Iv, Ernesto Magorno, avrebbe votato allineato al resto dei gruppi, incrinando l'idillio che si era formato con la Lega negli ultimi mesi. La scelta dell'unità si è però resa necessario dopo la moral suasion di Mario Draghi. Se la seduta di ieri a Palazzo San Macuto non avesse quagliato un nome, il Copasir sarebbe ripiombato in una difficile situazione. Urso, come scritto sopra, è l'unico rappresentante dell'opposizione. Si sarebbe così dovuto sciogliere il comitato e riavviare la giostra delle nomine. Immaginando la volontà di includere un secondo gruppo di opposizione che al momento non esiste, l'iter di riavvio della macchina burocratica avrebbe richiesto settimane. Se non mesi. Tempo che manca al governo. Infatti, l'elezione del nuovo presidente e il ritorno all'operatività del comitato ha di fatto sbloccato almeno 6 miliardi di euro di investimenti, il cuore del carciofo del Pnrr. Il governo ha fretta di approvare la nuova agenzia per la cybersecurity. Si tratta della vera novità della coppia Draghi-Gabrielli e - per capirsi - sarà molto diversa dalla struttura immaginata da Giuseppe Conte assieme all'ex direttore del Dis, Gennaro Vecchione. Quella era frutto di un blitz e avrebbe affidato al Dipartimento tutti i poteri. Questa invece è una struttura autonoma dalle altre agenzia che dipende direttamente da Palazzo Chigi e necessita della supervisione del Copasir, che diventa il controllore dell'intero meccanismo. Il progetto attingerà almeno 600 milioni dal Pnrr e arriverà a organizzare a breve 800 dipendenti, a cui si aggiungerà una squadra di assunzioni a tempo da 200 persone. Il decreto è già pronto ed era bloccato solo dall'impasse sul Copasir. Non a caso stamattina già si terrà l'audizione del sottosegretario delegato Franco Gabrielli che farà le ultime comunicazioni, raccoglierà le osservazioni e le porterà dirette in Cdm, che potrebbe già riunirsi oggi. Ma con lo sblocco della nuova potente agenzia si può dare il via anche all'intero progetto del cloud, la nuvola di Stato evocata dal ministro Vittorio Colao. L'obiettivo del governo è varare i bandi già a luglio e rendere il tutto operativo in pochi mesi. Qui si tratta di mettere a terra numerosi progetti. Qui è previsto un investimento diretto di 900 milioni, a cui si aggiungeranno man mano pezzi dedicati alla Pubblica amministrazione. Il totalone di spesa, compreso l'avvio dell'Agenzia, vale ben 6,1 miliardi di euro. Senza contare che gli 007 virtuali potranno poi contare su nuovi bandi di gara. A settembre l'Europa renderà operativo Horizon Europe, l'erede del programma Horizon 2020. È un sistema Ue di leva che permette di finanziare singoli progetti. Nel complesso Bruxelles stanzierà 95 miliardi entro il 2027. Sarebbe sciocco non cercare di attingere a questi fondi. Senza dimenticare che nei prossimi anni la versione di contrasto ibrido della Nato permetterà di far circolare specifici fondi anche per la cybersecurity. Insomma, una possibile pioggia di fondi che spiega l'importanza che della controffensiva militare agli hacker e quanto la Difesa Ue si dedicherà al contrasto. Carro armato e caccia francotedesco sono ormai il passato. Ma in un mondo virtuale in cui tutto si tiene anche il progetto di cloud nazionale non sarebbe potuto partire se gli altri tasselli non fossero stati incardinati. Senza agenzia cyber niente garanzie e senza Copasir operativo, niente agenzia. Adesso, tirata la linea e archiviati i problemi del comparto fermentati durantie l'era di Giuseppe Conte si parte a spron battuto. Certo, non bisogna correre il rischio di accelerare troppo. Gli operatori cloud italiani hanno già scritto a Colao per avere chiarimenti sull'accessibilità ai bandi. D'altra parte l'organizzazione degli stessi potrebbe già far pendere l'ago della bilancia verso un sistema più che un altro. Al momento si ipotizzano due schemi. Il primo sul modello francese nel quale l'infrastruttura è essenzialmente nazionale con la partecipazione di un player unico (Tim con Leonardo?). Il secondo è il modello israeliano dove colossi stranieri investono in loco a condizioni rigide. Ora il ministero dovrà scegliere, tenendo anche conto del fatto che si sono già formate le alleanze. Giuseppe Bono, ad di Fincantieri, ha tirato la volata alleandosi con Amazon e Almaviva. In tutto ciò resta da capire chi si occuperà del cloud dedicato alla Difesa e a quello della giustizia. Ad esempio negli Usa Amzon ha sviluppato delle «secret region» nel cloud usate dalla Cia. Progetti molto costosi. Troppo per l'Italia che tra un fondo e l'altro potrebbe comunque arrivare a spendere per la sicurezza Web ben più di 10 miliardi.
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.