2021-05-21
La Lega lascia la presidenza Copasir ma la vera guerra con Fdi inizia ora
Tensioni sulla quota dei membri dell'opposizione. Matte Salvini attacca Adolfo Urso sull'IranCon un blitz improvviso i rappresentanti di 5 stelle e Pd abbandonano i lavori del Copasir e innescano un veloce rotolamento che porta alle dimissioni del presidente Raffaele Volpi e dell'altro componente leghista, Paolo Arrigoni. «Nel pieno rispetto delle prerogative istituzionali, e al fine di adempiere ai disposti normativi che stabiliscono le funzioni del comitato», fanno sapere Federica Dieni, Maurizio Cattoi, Francesco Castiello del M5s, ed Enrico Borghi del Pd, «abbiamo votato la delibera, ma abbiamo abbandonato i lavori al fine di contribuire alla soluzione della titolarità della presidenza del comitato medesimo». I sopracitati però a differenza di quanto fatto nelle scorse settimane da Elio Vito e Adolfo Urso non hanno fatto il gesto di rimettere il mandato. L'altro componente del gruppo Fi-Udc, Claudio Fazzone, ha precisato di non volersi dimettere e quindi si comprende che la vera guerra attorno al vertice del Copasir non è finita. Anzi è all'inizio. Fratelli d'Italia ha rivendicato per sé la presidenza. Interpretando correttamente la legge statutaria. Adesso però la Lega rivendica l'applicazione del secondo principio, quello della pariteticità e proporzionalità. Tradotto, Fratelli d'Italia non potrebbe da sola nominare 5 membri di opposizione su un comitato che ne vale dieci. Se anche Alternativa C'è (i fuoriusciti dei 5 stelle) fondasse un gruppo, non concorrerebbe a un equilibrio di rappresentatività. Il loro peso dentro il Parlamento, anche sommato a Fdi, sarebbe comunque troppo ridotto per avere un premio di maggioranza del 50%. Per questo Fratelli d'Italia interpreta la legge del 2007 in modo diverso. Una volta rispettata la regola della presidenza, quella della proporzionalità va calata nel contesto di maggioranza. Ovviamente la Lega la pensa all'opposto. La norma del 2007 su questo non è dettagliata quanto l'attribuzione della presidenza. Ieri è intervenuto anche Matteo Salvini. Ha chiesto le dimissioni di tutti e il riavvio del Comitato ma ha aggiunto: «In questo momento gli amici dell'Iran non sono amici miei». In riferimento ad Adolfo Urso. Già accusato dal Foglio di aver avuto in passato legami d'affari in Iran. Urso dopo essere stato vice ministro e prima di rientrare in politica attivò un ufficio a Teheran inaugurato da Carlo Calenda in scia con la riapertura Usa. È chiaro che la dichiarazione mira ad allontanare i due partiti. Il che porta a un interrogativo di fondo. La Lega chiede di rivedere la stessa legge statutaria. E nelle revisione dovranno partecipare anche i rappresentanti di Fdi. Come sarà il livello del dialogo? Il tutto mentre si litiga anche per le amministrative. «Noi riteniamo», spiega alla Verità Paolo Arrigoni, «che il testo regolatorio del 2007 meriti più di un tagliando. Non prevedeva situazioni come quella del 2011 (governo Monti, ndr) o una maggioranza come quella attuale. Inoltre, la legge dovrebbe essere aggiornata anche sul fronte della cyber security. Dal 2007 a oggi sono cambiate tante cose e il Copasir deve occuparsi di tutte le sfaccettature della sicurezza nazionale. Dall'energia al 5G». Nel frattempo però i problemi quotidiani non si fermano. In vista di una nuova legge, che regole si usano? In teoria il comitato potrebbe riunirsi. Se le dimissioni non sono state accolte, i membri possono tornare a riunirsi e la prima grana sarà l'inchiesta su Matteo Renzi e Marco Mancini che il Copasir ha avviato all'unanimità. Qui la politica ha incrociato le proprie problematiche con quelle delle nomine del comparto intelligence. L'asse sempre più evidente tra Lega e Italia viva come gestirà una pratica bollente e scivolosa? L'asse tra i due Mattei si vedrà al momento di rimettere in moto il Copasir e scegliere gli eventuali nuovi componenti. Nel frattempo però il Pd rischia di avere un grosso vantaggio. Cosa che sempre capita ai dem quando stanno fermi senza fare nulla.
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